23 Aug 2020

Riposto in maniera integrale un commento di Davide Di Pumpo che mi ha particolarmente colpito, ieri sera, nel mio thread su Facebook relativo a Apple che ha fatto – per così dire – la gradassa con Automattic e WordPress senza prendere in considerazione il ritorno d’immagine di una mossa del genere:
È un problema complesso.
Da una parte abbiamo la falla nr.1 del sistema capitalista globalizzato moderno: un’azienda per essere sana deve continuare a crescere. Anche se ha saturato il mercato, anche se hai i fantastiliardi, anche se non sei nemmeno più nel tuo core business, devi crescere e crescere sempre più dell’anno prima. Altrimenti le tue azioni crollano, ti tolgono gli investimenti, i prestiti (su cui fai margine) e ciaone. È difficile invertire un trend negativo (oscillazioni fisiologiche a parte). E quindi fagociti tutto. E quando diventi onnivoro così prima poi inizi a cagare stronzi maleodoranti.
E la puzza inizia a sentirsi anche contro vento.
Il secondo punto invece è colpa nostra. Per nostra intendo la gente che fa TECH. Ci siamo ingolositi con le figate astratte. Da fare siti alla portata di tutti, con un po’ di markup in ftp, abbiamo cluster kubernetes che chiamano lamba per app react SSR per compilare un cazzo di form. Il che ha allontanato la gente dal web. L’unico web browser non proprietario di una big5 sta licenziando gente a manetta. Le fonti di informazione si spostano su AMP Google e Facebook, viviamo nell’epoca del clickbait (che in pandemia ha dato il peggio di se) e abbiamo consegnato il più grande strumento mai inventato dall’uomo a 4 stronzi ammeregani che a confronto il grande fratello di Orwell è scritto dalla Marvel (cinematic universe).
Oh. A me piaceva l’idea del web come posto di tutti, il web2.0, il fatto della rete che Tim l’aveva venduta come cosa per comunicare anche con la guerra atomica, ma che in realtà era uno strumento anti censura.
E invece stiamo qua a sperare che un colosso mezzo cinese faccia intervenire un ente rimasto al medio evo digitale per pagare meno candy crush.
Dio santo ho bisogno di ferie. Proprio una figata averle finite oggi 😕
Lo riposto perché:
- Sono d’accordo al 100% e se fosse possibile anche di più;
- Le mie ferie stanno terminando anche loro, brutta storia;
- Lasciare questo commento così ben scritto su Facebook alla mercé dell’oblio dato dalla sovrabbondanza di contenuti sarebbe un vero peccato. Quindi me lo scolpisco qua in casa mia.
Il titolo, provocatorio, è simile a quello del manifesto di Unabomber, ma me ne accollo ogni responsabilità :-D
Apple, nel frattempo, ha ritrattato. Sono felice che fare la voce grossa serva ancora a qualcosa; mi dispiace che si debba tuttavia arrivare a questo.
22 Aug 2020

Apprendo da Brent Simmons, notando che parecchi altri hanno riportato la notizia, che Apple ha costretto Automattic/WordPress a includere una funzionalità di in-app-purchase per quanto riguarda i suoi domini direttamente dentro l’app di WordPress per iOS, applicazione che prima non vendeva nulla e ti lasciava semplicemente fare il tuo lavoro in una modalità molto molto poco intrusiva.
Personalmente lo trovo un ghiotto indelicato spudorato tentativo di Apple di attentare alla fetta di revenue di Automattic, che comunque ha un business basato su queste cose bello grosso. Ironicamente questa coltellata va a posizionarsi dopo due eventi clamorosi: i 2 trillion $ di Apple e il macello mediatico montato da Epic Games, di cui quasi la metà è posseduta da Tencent, che è cinese (ammicco ammicco), sbattuta fuori dall’App Store per aver aggirato il pagamento del “pizzo” sugli acquisti in-app implementando un gateway di pagamento proprio.
Questa ingerenza da parte di Apple non solo come stakeholder finanziario ma in fin dei conti arrivando a intervenire su decisioni di prodotto come la roadmap delle feature da implementare mi preoccupa non poco. Chiudendo come Brent stesso:
Related question: how is the PR hit to Apple worth it for the money they’ll make through these WordPress IAP sales? And: how is developer fear a good thing for the platform?
Edit – 23 agosto: Apple ha ritrattato, e Davide Di Pumpo mi ha lasciato un commento meraviglioso.
21 Aug 2020

Mentre me ne sto qui a respirare e rilassarmi in un comodo terrazzo vista mare a Punta Ala, che non posto per non farvi rodere troppo (heheh), ripenso a come sono andate le cose finora nell’ultimo anno e a uno degli eventi che mi hanno segnato nel profondo e che è passato, tutto sommato, troppo sotto silenzio. Sono infatti diventato committer presso la Apache Software Foundation, nello specifico sul progetto CouchDB che ormai è una delle mie fucine preferite in termini di buon codice e soprattutto buone idee.
È stato veramente un onore e soprattutto un privilegio inaspettato per me ricevere l’email di Joan Touzet, PMC member di CouchDB, che mi invitava a diventare committer del progetto dati i miei sforzi – soprattutto continui nel tempo – per quanto riguarda la suite di test d’integrazione. Non me l’aspettavo! Ed è veramente indice, almeno secondo la mia prospettiva, di quanto sia sana la fondazione Apache nel riconoscere il valore di contributi di qualsiasi tipo.
Ma che cosa fa un committer di preciso?
Il lavoro di un committer non è diverso da quello di un contributor individuale, l’unica differenza sta nel fatto che con i suoi contributi continuati nel tempo si è guadagnato il diritto di scrivere direttamente sulla codebase del progetto senza passare da meccaniche come i fork per aprire pull request o mandare patch agli autori del software stesso. Inoltre, può declinare, richiedere cambiamenti o approvare le patch degli altri contributor e votare quando vengono indette le votazioni, quindi aumenta esponenzialmente l’area di impatto che l’individuo ha con i suoi contributi sul progetto, a tutto tondo.
Join Apache, ovvero se ti interessa uscire fuori dalla comfort zone eccoti servito
La mia prima patch per un progetto Apache l’ho letteralmente scritta sul letto di una stanza d’albergo. La seconda mentre ero su un volo di linea. L’importante è trovare qualcosa per cui si ha un punto debole (che al tempo per me era Elixir) e scegliersi un progetto che supporti quella determinata pratica o quella determinata tecnologia. Io volevo approfondire Elixir usato in un contesto di produzione, e volevo farlo su un progetto:
- Che avesse valore;
- Che mi permettesse di uscire fuori dal seminato;
Direi che l’investimento mi ha ripagato, ho contribuito a un database e ho avuto l’opportunità grazie al mio coinvolgimento di farmi svariate chiacchiere col team di sviluppo, cosa che per una persona che normalmente fa web, API e cose del genere non è per niente da buttare.
Oltre questo, durante l’ultimo Microsoft Build ho avuto l’opportunità di parlare insieme a Piergiorgio di quanto sia emozionante lavorare per un’istituzione che rompe gli schemi della produzione tradizionale del software da così tanto tempo e in modo così dirompente :-)))
Iniziare è molto semplice: i passi di base sono descritti nel “Getting Started”, anche se per me si riduce tutto al trovare il giusto spazio attraverso la directory dei progetti, che è filtrabile per linguaggio. Ci troverete senza dubbio qualcosa di superfico, altrimenti potete scrivermi a [email protected] per avere indizi su qualcosa di semplice da pescare su CouchDB, o servirvi per conto vostro sui miei repository preferiti, quello di CouchDB e quello di Fauxton, la UI web :-D
11 Aug 2020

Tempo fa ho fatto una revisione dei software per il management delle credenziali e ho deciso di passare da Enpass a Bitwarden. Uno dei motivi per cui non ho valutato 1Password come un sostituto potenziale è stata soprattutto la mancanza di una vera applicazione per Linux, oltre il fatto che avevo la possibilità di adottare un software il cui stack fosse completamente open source.
Open source a parte però ho visto in questi giorni che è disponibile una prima versione, limitata nelle feature ma non nell’animo, di 1Password per Linux, scritta “from scratch” e che ha una caratteristica importante: il frontend è fatto completamente con componenti React (quindi JavaScript), mentre il backend dell’applicazione è scritto per intero in Rust, uno dei linguaggi che sono più contento di aver approfondito negli anni, anche se per la maggior parte ho scritto di Elixir 😅
Una lista di feature direttamente dall’annuncio originale:
- Simple and secure installs using apt and dnf packager managers 📦
- Automatic Dark Mode selection based on your GTK theme 🌓
- Open network locations (FTP, SSH, SMB) 🌍
- Tiling window manager support and descriptive window titles 🏠
- Unlock with your Linux user account, including biometrics ☝️
- System tray icon for staying unlocked while closed 📌
- X11 clipboard integration and clearing ✂️
- Keyboard shortcuts ⌨️
- Data export ✈️
- Unlock multiple accounts with different passwords 🔐
- Create collections to organize data across accounts and vaults 🎯
Insomma, mi dispiace che tutto questo non sia open source perché vorrei veramente tanto sapere come hanno fatto gli sviluppatori a infilare una UI JavaScript dentro un’applicazione desktop Rust, che tipo di runtime hanno usato e che tipo di problemi hanno incontrato. Però tanti complimenti per le tecnologie scelte :-)
23 Jul 2020
Proprio ieri scrollando pigramente Facebook sono capitato su un post bizzarro, un post di una vecchia pagina a cui avevo messo like credo un decennio fa, anno più anno meno. Ha catturato la mia attenzione perché ai miei occhi è sembrata quasi un’attività paranormale, e invece approfondendo e aprendo un altro paio di tab ho verificato che fosse reale.
Felipe è tornato :-)
Sono un suo affezionato lettore dei tempi che furono, questo stesso blog ha preso tanto in prestito dal suo stile e dal tono con cui spiegava le cose. Personalmente non sarei lo stesso blogger senza la sua influenza, quindi credo sia giusto far sapere ai lettori di queste pagine che potreste trovare altro ottimo materiale presso pollycoke.wordpress.com.
Dopo un paio di post di riscaldamento Felipe è tornato a darci qualcosa di serio da leggere. Personalmente mi fa veramente piacere a livelli disumani rileggerlo. Non so se durerà, quanto durerà, ma questo far capolino di nuovo da una finestra che credevo sbarrata mi ha paradossalmente dato motivo per aggiornare il mio, di blog, e mi ha ricordato di quando Linux era davvero qualcosa di diverso.
Non sono mai stato più vicino all’idea di tornare a dedicarmi a pollycoke, non immaginate quanto mi piaccia farlo, ma francamente non so come potrei mai conciliare una vita pienamente funzionale con quella che so essere una passione in grado di monopolizzare tutto il mio tempo.
E caro Felipe, tu non sai quanto mi ritrovi nelle tue parole :-) alla fine io ho scelto la via diametralmente opposta e di mestiere ho cominciato a fare lo sviluppatore :-D