28 Jul 2012
In questi giorni ho letto una RFC all'interno della mailing list arch-dev, che si è poi tramutata col tempo in una solida realtà, malgrado la scelta snaturata che propone: Arch Linux, a causa del passaggio a systemd, dirà addio ad rc.conf come unica unità di configurazione del sistema operativo. Mi sono fatto un paio di domande sulla questione, e su come questo potesse riflettersi in maniera positiva su un utente Arch. Fortunatamente, poi, comprendo abbastanza lo spagnolo e il post di Rafael Rojas mi ha aiutato a capire meglio la situazione.
Che palle
Primo paragrafo in cui mi lamento. In fondo, ho sempre apprezzato Arch Linux per la sua semplicità e la sua monoliticità, che mi permette di avere un sistema configurato e funzionante, sapendo dove mettere le mani, in pochissimo tempo. Tramite la migrazione a systemd tutto questo viene messo in gioco ripudiando rc.conf come fonte unica del sapere, e rendendolo un mero file di gestione dei demoni, mentre il resto viene affidato non ad un altro file, ma ad una serie di microglobuline sparse per il filesystem; io che sono fondamentalmente una persona molto pigra credo che verrò salvato da tutta questa accidia solamente per intercessione della modalità splittata di vim.
Pessimismo e fastidio.
KISS?
Come sopra. Quanto è KISS qualcosa del genere? Il mio metro di paragone su queste piccolezze è sempre Gentoo Linux: non potrebbe esistere distro più complicata e soggetta alla frammentazione (nonostante make.conf), per quanto mi riguarda, quindi mi rifaccio sempre agli esempi dettatimi dall'esperienza. Purtroppo, la gestione attraverso microfile di configurazione diffusi un po' ovunque avviene anche sulla famosa distro di Robbins, e questo mi porta a pensare che non solo si stia andando verso un approccio meno KISS, ma che ci si stia dirigendo con una scelta del genere verso una strada che, dal KISS, non potrebbe essere più lontana.
KISS my ass, è proprio il caso di dirlo. :D

Effetti collaterali positivi
Alcuni mi hanno accusato di essere sempre troppo indulgente con le scelte dei developer di Arch Linux, ma la verità è che qualsiasi cosa sia stata fatta fino ad ora, comunque hanno incontrato il mio consenso, anche rimuovendo l'installer grafico (AIF) e sostituendolo con degli script, per non parlare del link simbolico da /lib verso /usr/lib. Entrambe scelte discutibili, ma che seguono una filosofia di fondo che approvo e della quale mi faccio spesso portatore.
Anche questa scelta come tutte ha degli effetti collaterali non negativi; come diceva un tizio famoso, la verità sta nel mezzo, e chi sono io per confutarlo? Arch Linux potrà quindi aderire in toto ad un nuovo standard, ed essere maggiormente apprezzata da chi si affanna per portare in maniera più indolore possibile l'ordine in quel caos che a volte si rivela essere il panorama Linux in generale.
Con l'affermazione di un sistema di init standard de facto che interagisce in maniera così profonda con il sistema, e l'adozione di un software ormai maturo ma ancora agli albori per quanto riguarda la diffusione e gli sviluppi "futuri" come lo è systemd, mi sento orgoglioso di appartenere all'utenza e alla comunità di una distribuzione che si fa sempre scrupolo di rimanere aggiornata sia banalmente in tema di versioni del software, che in tema di adozioni di concetti (sempre a prescindere dal KISS).
Abbandonare Arch Linux
C'è chi magari troverà sin troppo fastidiosa questa scelta e deciderà che magari è venuta la volta buona di provare qualche altra distribuzione. È libero di farlo. Pur non gradendo io personalmente che rc.conf venga "droppato" reso non preferenziale (pardon) in maniera così brusca per una soluzione così suddivisa e per gente che - diciamocelo - non ha niente di meglio da fare che ravanare il proprio filesystem alla ricerca di tali follicoli di configurazione, in ogni caso apprezzo Arch Linux per l'approccio KISS applicato in tutti gli aspetti in cui una distribuzione Linux possa essere personalizzata.
Continuerò quindi ad usarla felicemente. Sono comunque fortunato, e non vorrei essere nei panni di chi si è trovato ad installare in questi giorni: auguri, per leggervi tutto il manuale degli scriptini ci vuole voglia :D
Photo courtesy of telwink
25 Jul 2012
Da questo meraviglioso post di TagliaErbe, mi permetto di fare la ripresa di uno stralcio:
Ciao,
sono il proprietario del forum.
sono il prorietario del software dove il forum gira.
sono il proprietario della macchina (server) dove il software del server gira.
sono quello che paga la bolletta delle luce per alimentare il server.
sono quello che paga l’affitto dello spazio nella palazzina dove questa macchina risiede.
sono quello che paga la banda utilizzata, ho pagato anche i pochi byte del trasferimento di questo tuo post sul server.
li ho pagati io.
Questo è un forum privato
su un server privato
di una società privata
che appartiene ad un privato.
Al sottoscritto.
Qui niente è giusto o sbagliato. Qui tutto o è rispettoso delle regole che io ho dato a questo forum per il bene generale, o non lo è.
Tu non lo sei.
Adieu.
Ritengo che a volte l'unico rimedio sia la rimozione coatta di certe figure dai propri "spazi di lavoro". Sono un editor, e di castronerie pubblicate tanto per dire anche nelle press che gestisco, effettivamente ce ne sono. Non so cosa effettivamente mi trattenga dal pubblicare un post simile un giorno di questi: spero solo che, come si dice a Roma, la pompa mi regga ancora per molto.
25 Jul 2012
Nella giornata di ieri il datacenter che ospita questo blog è stato colpito da non so cosa, probabilmente la peste ner(d)a, e quindi sono stato offline per un bel po'. A seguito, una serie di cose che ho pensato, e che continuo a pensare mentre scrivo questo post per ragguagliarvi del fatto che, come potete constatare, sono tornato:
- Spero che Google non mi penalizzi le SERP per 24 ore e passa filate offline;
- Spero di riuscire a riportare tutto come era prima;
- Per ripristinare gli ultimi post mi sono fatto un buciodec**o così;
- Complimenti a HostingPerTe che mi ha risolto il problema in così poco tempo andando a ripescare un backup non fatto da me senza dirmi di arrangiarmi.
E cose simili. Ovviamente complimentoni anche al sottoscritto che, come detto sopra, ha lavorato in maniera non indifferente greppando la cache di Google per riportare tutti i post mancanti al loro nido. Attualmente sto ripristinando le modifiche fatte al tema negli ultimi giorni, il resto è tutto nell'ovile, bene o male.
Ad maiora.
21 Jul 2012
Effettivamente, uno dei difetti più grandi di KDE è l’apertura non velocissima di alcune applicazioni. Mi dispiace vedere una macchina piuttosto carrozzata far “finta” di arrancare a volte, quando in realtà è solo questione di applicare un po’ di tweaking. È così che ho ritrovato un post sepolto nel web che spiega come il meccanismo di caching di alcuni componenti di KDE sia attivato solo in circostanze specifiche.

Il comando magico:
mkdir -p ~/.compose-cache
Crea una directory chiamata .compose-cache (giustappunto) che si occupa di contenere tutti i dati sul caching di alcuni campi di ricerca e di digitazione. Con questo piccolo trucchetto sono riuscito ad aumentare sensibilmente le prestazioni di KDE; non capisco come mai questo comportamento, presente da anni, non sia ancora reso predefinito.
La spiegazione, dal post:
Per i curiosi riguardo quello che succede, questa cosa abilita un’ottimizzazione che Lubos [...] ha introdotto tempo fa e che, riscritta, è stata integrata in libx11. Normalmente allo startup le applicazioni leggono le informazioni sui metodi di input da /usr/share/X11/locale/<your locale>/Compose. Questo file Compose è veramente lungo (>5000 linee per il file en_US.UTF-8) e ci vuole tempo perché venga processato. Libx11 può creare una cache delle informazioni parsare che sia più veloce da leggere sequenzialmente; userà una cache esistente in /var/cache/libx11/compose o ne creerà una in ~/.compose-cache se la directory esiste già.
Piccolo escamotage raccomandato a chiunque usi KDE. Non ve ne pentirete.
Photo courtesy of Harshad Sharma
17 Jul 2012
Una delle persone che più stimo nell’intero panorama di innovatori tecnologici, quasi più di Linus Torvalds, Tim Berners-Lee e Bill Gates (non potete negare che non sia una figura di spicco, e lo dico mio malgrado da Linux user), è Dave Winer. Letterale inventore del blogging, ricercatore sicuramente nei fatti che ha scoperto l’RSS ed i suoi molteplici utilizzi – dal semplice blogging al podcasting – è una figura che soprattutto di recente mi ispira più di tanti altri.

Ho particolarmente apprezzato, e penso che continuerò ad apprezzare dal mio Android tramite Pocket questo articolo di Gizmodo, “Why Dave Winer invented the blog”, che descrive le circostanze praticamente casuali che portarono ormai un numero moderato di anni fa Winer a sedersi, davanti al suo terminale, e “inventare” il blog. Il post. La really simple syndacation.
Devo tanto a Dave Winer, perché alla fine se oggi sono quello che sono (come editor e giornalista), e posso permettermi di blaterare quanto voglio su uno spazio vettoriale di righe e paragrafi, lo devo principalmente a lui. Spero di incontrarlo, prima o poi. Senz’altro gli offrirei una birra.
Photo courtesy of Scott Beale