Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Addio Aaron.

RIP Aaron Swartz.

A 14 anni contributor della prima specifica RSS, inventore di Infogami e qualche tempo dopo di Reddit, uno dei massimi strumenti di discussione presenti online ad oggi. Co-founder di Creative Commons insieme a Lawrence Lessig.

"Stoppatore" di SOPA in tempi più recenti.

Addio. Penso che la tua uscita di scena, compare, sia stata elegante e silenziosa; e penso anche che, chissà, forse potevi fare di più, ma sicuramente la tua vita è stata una di quelle - tra tutte - che più hanno avuto valore nel campo dell'informatica. Penso che, se mai dovessi raggiungere dei picchi così alti, sarei soddisfatto non poco.

Quanto può brillare fulgida una stella? Tanto.

Ma per quanto tempo? Non essere all'altezza di sé per tutta la durata della propria esistenza è una fobia di tutti i geni. Ti capisco. E capisco anche un po' il tuo atto estremo; riposa, dormi, ché le tue fatiche hanno già fatto tanto per noi. Tutti.

Fedora: recensione semiseria, e pensieri su Fedora 18

È già un po' che ho installato Fedora 17 sulle mie macchine, e visto che sono passati diversi mesi da quella sconsiderata intenzione estiva, ho deciso di scrivere quello che penso, ossia un'opinione non basata sul giudizio attraverso l'uso in qualche settimana, ma qualcosa di più approfondito.

Sicuramente, Fedora è migliorata molto da quando l'ho provata le prime volte: soprattutto rispetto all'ultimo episodio, dove avevo deciso di non mettere più le mani su questa distribuzione per il resto della mia vita. Le mancanze croniche che avevo individuato infatti mi avevano così indisposto nei confronti del cappello blu, che ho preferito dedicarmi ad altri lidi. Tuttavia, in questi mesi, ho avuto modo di ricredermi e apprezzare qualità che le precedenti volte non avevo notato, e non solo: alcuni dei difetti che prima mal giudicavo, ho cominciato a trovarli dei pregi. Il primo? Proprio l'uso di RPM.

Fedora login

RPM infatti è lo standard proposto da LSB, e per quanto io possa essere appassionato al mondo Debian, Fedora mi ha fatto apprezzare questo formato di pacchettizzazione che, rispetto alle precedenti volte, mi è risultato addirittura più comprensibile del solito (parlando di specifiche e uso del package manager). Ma andiamo con ordine.

Pregi

I pregi di Fedora sono innumerevoli. Sicuramente alcuni di questi li ho lasciati per strada: sono un tipo strano, io, riguardo le distribuzioni Linux,  sicuramente i più tecnici mi diranno che sono stato troppo filosofico, e i più filosofi mi diranno che sono stato troppo tecnico. Questo perché ho trovato cose che mi sono piaciute per entrambi gli aspetti: sicuramente quello che mi ha colpito di più è stato l'uso, si, di patch di Red Hat, ma sicuramente con un'attenzione particolare al software upstream.

Nonostante molto del lavoro sia svolto internamente riguardo tanti tool, entrando e guardando un po' il processo di sviluppo, di packaging, di aggiornamento, mi sono accorto che Fedora si pone il compito di rimanere un distributore di software, fornendo i tool per amministrare un sistema che nella maggior parte dei casi contiene tantissimo software aderente all'upstream, senza troppe patch e con molti contributi inviati. Lo sviluppo avviene "più su" quindi, come per Arch Linux, e questa è una cosa che mi è piaciuta molto. Nonostante io sia un fan anche di un approccio maggiormente "accentratore" come quello di Ubuntu, comunque penso che limitarsi ad essere distributori del software altrui (e cercare di farlo al meglio) abbia un ruolo fondamentale nell'ecosistema del software open source, e questo mi ha fatto pensare molto bene di Fedora, che sicuramente ha dalla sua un'azienda forte e una comunità di ampio respiro, molto attiva.

Fedora laptop

L'esperienza per quanto riguarda l'azienda alle spalle infatti è la - seconda - cosa che mi ha colpito di più; il management della distribuzione è eccellente, non ho mai eseguito un upgrade che rompesse il sistema (e sono andato veramente alla cieca, quindi 10 e lode alle procedure di signoff): usando Fedora come un vero niubbo, aprendo il terminale solo per configurare un paio di cose all'inizio e poi godendomi il sistema solo da GUI (a parte il package manager, su cui mi dilungherò abbondantemente), ho avuto la sensazione di un sistema affidabile, coeso, con una collezione di software che spazia a 360 gradi, stabile, e come dicevo con un'azienda dietro che "ci sta attenta".

Molto bene quindi: la commistione tra i DE stabili stabili e magari bloccati a qualche versione fa e le applicazioni, invece, sempre molto aggiornate, mi ha fatto moltissimo piacere e ho potuto osservare come (cosa che non mi aveva colpito nelle precedenti revisioni) un approccio ibrido tra rolling release e release based sia l'alternativa migliore per un utente che non ha tempo di studiarsi "come funziona Linux" e che comunque si aspetta di vedere nuove release ogni tot mesi, pur avendo il software disponibile aggiornato all'ultima versione (tipo GIMP, o Firefox, per intenderci).

Da questo punto di vista quindi ho analizzato anche il package manager: Yum non mi ha fatto trovare benissimo, complice il fatto che dovevo abituarmici. Dopo l'abitudine, ho apprezzato la sintassi chiara, e l'interfaccia da terminale non troppo diversa da quella di Pacman, che mi ha permesso di osservare anche con pratiche progressbar l'avanzamento preciso degli aggiornamenti e di ogni altra operazione, cosa che APT, nella sua magnificenza, non riesce ancora a farmi avere (a livello di colpo d'occhio, intendo. Lo so che ci sono le percentuali sotto).

Ovviamente, tra i pregi, inseriamoci anche che Fedora è una delle distribuzioni - oltre che la maggior promotrice forse - che usano systemd, il sistema di init fine-di-mondo che, adottato dalla maggioranza delle distro di grandi dimensioni (inteso in quanto workflow - e non scherziamo con roba tipo "enlarge your distro"), consente, oltre che di avere un tempo di boot pressoché nullo, anche di spostarvi da una distro all'altra facendo da base standard senza dover esibirvi in un harakiri ristudiandovi tutte le modalità di configurazione.

Insomma, nel complesso, molto bene.

Difetti

La mia esperienza non è stata priva di battaglie contro il Male.

Tuttavia, almeno stavolta, ho potuto notare un sostanziale miglioramento rispetto alle cose che non andavano le volte precedenti: Fedora si sta avvicinando sempre di più alla distro che consiglierei a un niubbo, ma ha ancora della strada da fare in questo senso. Da wannabe "ritorno al niubbo", ho potuto come al solito constatare delle cose che non mi sono piacute per niente. Pace: sono tornato al mio bel terminale, solo per quello, e fine della storia.

Ho trovato un bel po' di magagne nella gestione del software, e per quanto io abbia potuto abituarmi e apprezzare Yum, le mancanze si sono fatte sentire: la prima è la mancanza di qualcosa di decente per la gestione dei pacchetti. Non sprecate tempo a nominarmi PackageKit e affini: mi fanno vomitare, e me lo faranno sempre. Non li trovo molto intuitivi, sia sotto KDE che sotto GNOME che sotto quello che vi pare, e prestazionalmente parlando non sono il top (ed è strano perché invece Yum è piuttosto rapido in molte funzioni) - per non parlare poi del fatto che io non sono mai, mai, *mai* riuscito a rendermi conto di che cosa effettivamente il sistema stesse facendo (cosa che, invece, con Yum da terminale accade).

Anche dopo qualche settimana, quindi, mi sono trovato a ravanare un pochino nei plugin, disabilitandone alcuni per via di compromessi non accettabili tra la potenza di calcolo di alcune mie macchine e quello che in teoria voleva fare Yum - tipo ricostruire i delta upgrade, cosa che sono stato costretto a "estirpare" (disabilitando Yum Presto), dato che per un netbook eseguire dei delta upgrade è decisamente troppo a livello di CPU, mentre per il notebook (avendo buona banda a disposizione comunque) in ogni caso volevo usare il sistema mentre aggiornava, e vedere un buon PC piantarmi in asso solo perché doveva ricostruire un indice dei delta non mi faceva piacere. Disabilitando Presto, le prestazioni tornano ad essere buone.

Fedora CD

A prescindere da Yum invece mi ha lasciato perplesso che una distribuzione come Fedora non abbia una politica un po' più elastica sulla popolazione dei repository e la ricchezza di software offerto dal set predefinito: molte cose erano assenti, compresi i driver closed source su cui tanti di noi possono discordare, ma personalmente installo sempre: dover aggiungere un repository (RPMFusion) solo per questo mi ha fatto tornare al 2003 col pensiero e anche con le parole (molte delle quali, in una chiesa, sarebbero decisamente poco ben viste). Rese le mie macchine completamente funzionanti con qualche piccolo smanettamento (perdonate ma ci infilo una frecciata: se la distribuzione Linux che consente di installare Bumblebee sfornando meno madonne è Arch Linux, dovreste farvi tutti qualche domanda, e con tutti intendo tutti), ho provveduto ad installare il software che mi interessava. Panico! I repository ufficiali sono mancanti del mio browser preferito.

Ora, non è che io sia un mostro anti open source (anzi, è il mio lavoro convincere la gente che l'open sia una strategia fattibile); non sto dicendo di includere Chrome dentro i repository ufficiali. Non sto neanche dicendo che io voglio assolutamente Chrome installabile con quattro click dal package manager attraverso qualche arcano script. Ma santa polenta, almeno se dovete rifiutarvi di fornire Chrome per motivi di EULA come fanno tutte le distro di questo pianeta, fate fino in fondo come tutte le distro di questo pianeta e fornitemi Chromium dal repository ufficiale. Non ricordo il motivo della scelta di tenerlo fuori (edit a posteriori: lack of shared libraries? Ma stiamo scherzando?), tantomeno mi và di andarlo a cercare per qualche sperduta pagina di wiki, quindi faccio un personale appello al team di Fedora: includete Chromium nei repo ufficiali insieme a un altro po' di roba. Ve ne prego.

Non è possibile che senza RPMFusion (un repository mantenuto praticamente dagli sviluppatori di Fedora con software closed, driver proprietari e tutto quello di cui hai bisogno per la sopravvivenza) Fedora sia un blob inutile che necessita per forza di un'aggiunta esterna per sussistere competitivamente con le distribuzioni concorrenti; sviluppando TweetYourMEP, ho cercato il pacchetto di NodeJS, e ho scoperto con mio sommo gaudio che in Fedora 18 sarà incluso nei repository di Fedora. L'altro giorno infatti mi sono fatto una bella chiacchierata con il Fedora Engineering Manager su Reddit, e a quanto pare siamo tutti contenti della cosa, che sarà un bel salto di qualità per sysadmin e developer. Insomma, la direzione presa non dista tanto da quella che io spero, e mi auguro che sempre più software vengano inclusi nel repository principale.

L'altro principale ammanco che ho notato è stato quello di un updater da release a release decente, almeno fino a Fedora 17. A quanto pare infatti già per Fedora 18 si prevede che fedup diventi molto più completo, e si possa avere qualcosa di molto simile a do-release-upgrade di Ubuntu, dato che la via à la Debian (ossia modificare i repository) mi sembra da evitare in quanto i repository di Fedora/SUSE/Red Hat sono delle stringhe in forma URL incomprensibili all'occhio umano e quindi non proprio user-centriche. Yum con il comando distro-sync offre qualcosa di carino, ma sicuramente avere un software che automatizza vari passaggi e rende il processo completamente a prova di niubbo è quello che serve di più da questo punto di vista, impressione con cui anche il manager di cui sopra mi è parso concordare abbondantemente.

Sostituire Arch Linux

Manco per sogno. Fedora è bella, è pucci, è supportata da una grossa azienda, ma sul mio notebook Arch Linux ha ancora la precedenza.

Sul netbook, invece, Fedora 17 fa la sua porca figura e la sto utilizzando con profitto. Ne sono molto contento.

EOF

Fine delle comunicazioni. Se avete qualche commento da fare, vi ricordo che il form sottostante esiste apposta. Vi voglio bene, come voglio bene a tutta (!) la community di Fedora che mi ha stimolato affinché provassi la distro, e affinché sfornassi la recensione. Un saluto particolare a tutti i miei amici "berretti blu" che, con cadenza giornaliera (o al più settimanale) tornano a dirmi quanto sia bella Fedora e quanto sia figa Fedora:

  • Germano "Caterpillar" Massullo
  • Gianluca "giallu" Sforna
  • Enrico Bastelli
  • Alessio "alfierenero" Perona

Ogni abitudine rende la nostra mano più ingegnosa e meno agile il nostro ingegno. [Friedrich Nietzsche]

Images courtesy of Eduardo Villagràn Morales, Geoff Tale, Deivinson Tejeda

Scene da ufficio

Questa mattina, appena rientrati al lavoro, dopo le feste, godendoci ancora quella quiete del rimbecillimento post-capodanno di tanti dei colleghi (e anche un po' il nostro).

Io: Boss, è da qualche mese che i commenti vanno in spam senza motivo

Boss: Beh vedi la lista delle parole proibite. [Segue la lista completa delle parole proibite]

Io: No ma veramente è diverso, tutti i commenti vanno in spam indipendentemente da questo

Boss: Aspetta che do un'occhiata.

Boss: ...

Boss: abbiamo dei tecnici molto simpatici, avevano tolto la API key di Akismet.

Testo che tutto funzioni

Io: Ti voglio bene :D

Boss: Anch'io :D

E direi che questa immagine può andare a quel cane che ha tolto la API key di Akismet costringendomi a un lavoraccio per la scrematura dei commenti manuale.

no idea what i'm doing

Buon inizio di 2013 a tutti i miei lettori e a tutti i contributor di progetti open source. Che la Forza sia con voi.

Le migliori scemenze dette su Linux (e l'open source) nel 2012

È arrivato il momento di mettersi davanti alla tastiera e tirare fuori un piccolo elenco delle migliori scemenze che io abbia sentito a proposito di Linux nel 2012: un modo per chiudere l'anno con un rodimento di fegato mica male, considerata l'alta intellettualità del tema in gioco e delle parole immesse in questo flusso di coscienza.

Red Hat Enterprise Linux

Ma andiamo dunque a scavare nel passato e a stilare questa piccola classifica, non necessariamente in ordine di castroneria:

  • Linux è roba da nerd (un evergreen)
  • L'uso di Linux in azienda consente di azzerare i costi di licenza (va bene tutto, ma azzerare mi sembra un tantinello esagerato! :D)
  • Arch Linux è una distribuzione inaffidabile (dato che, come tutti sanno, il software lo gestisci tu, e tutto è colpa della distro. Hahah.)
  • LibreOffice, specialmente il Writer (!), non è all'altezza di Office. La gestione delle equazioni fa schifo! (Ok, ora, non sono un grande estimatore di LibreOffice, ma il Writer è superbo, e ha una gestione delle equazioni implementabile come plugin bestiale :D)
  • Systemd è pessimo, non porta alcun miglioramento, complica quello che già c'è. La standardizzazione su più distro? Ma non serve a niente, ovvio! (vienilo a dire a me che con systemd sto una Pasqua, è meraviglioso - finalmente configuro Arch e Fedora allo stesso modo)

Bonus! Vi allego un paio di facts direttamente dal mondo open source in generale:

  • L'open source rappresenta una falla di sicurezza perché se tutti vedono il mio codice allora possono vedere anche come bucarmi i software (genio, niente da dire)
  • L'open source è una cosa pessima per l'ambito commerciale perché mi rubano il codice e le idee (ovviamente parlando di applicazioni cretine da 2 euro)
  • A che cosa serve l'open source, alla gente non interessa smanettare!!1! (detto come sempre da qualcuno che confonde configurabilità, flessibilità, e codice aperto)

Detto questo, buon inizio di 2013 a tutti. Speriamo che per Linux sia ancora meglio di questo fulgido 2012.

Image courtesy of Acid Pix

User contributions

Nemmeno un'ora dalla pubblicazione, che cominciano già ad arrivare i primi contributi "di terze parti" a quanto scritto sopra. Li elenco qui sotto, perché meritano:

  • Linux non è standard [Giorgio Zarrelli]
  • Linux è un OS che va bene solo per questioni didattiche (beh dai, siamo già un pezzo avanti) [Mauro Fava]
  • Linux è gratis se il tuo tempo è senza valore (infatti notoriamente altre soluzioni richiedono un effort pari a zero. WTF?) [Matteo Cavalieri]
  • Android è un sistema proprietario di Google (WAT: http://source.android.com/) [Andrea Lazzarotto]
  • L'open source è illegale  [Antonio Fraticelli]
  • L'open source è da comunisti [Davide Angelini]

KDE: finalmente un nuovo gestore dei monitor

Come ho già scritto diversi mesi fa nella mia recensione di KDE 4.9, trovo l'ultima versione di KDE veramente un bel giocattolo, e nonostante una parentesi da GNOME-er durata anche parecchie settimane, sono ormai mesi e mesi che KDE mi serve molto bene come ambiente desktop, dandomi qualsiasi tool per essere produttivo in ogni situazione. Il vero problema che ho sempre riscontrato in KDE, tuttavia, è stato sin da quando ho cominicato a usarlo il non fornirmi un comportamento soddisfacente "on the fly" con i monitor. Dover sempre aprire il gestore della configurazione anche solo per attaccare un monitor esterno è una cosa incredibilmente fastidiosa - credetemi - soprattutto se come me si usa un PC soltanto (togliendo i server e i giocattoli che costellano la mia stanza), facendo poi la spola tra una stanza e l'altra, con la necessità di attaccare e staccare un monitor esterno un numero di volte veramente elevato.

KDE

Giorni fa però facendo un giro sul blog di Alex Fiestas (prima) e su quello di Progdan (poi - alias Dan Vràtil, già famoso per altre collaborazioni di prestigio) mi sono imbattuto in questo simpatico tentativo di ridare vita a un comportamento civile per KDE riguardo l'hotplugging di monitor esterni. Il video ufficiale che segue dimostra più o meno quello che voglio dire:

Come vedete, il buon Alex si diletta a cambiare al volo le sue configurazioni mostrando anche che al successivo "riattacco" del monitor, questo viene riconosciuto e riportato esattamente alle impostazioni con cui lo avevamo staccato. Non male, non male davvero: queste sono le cose di cui Linux ha veramente bisogno, le piccolezze che hanno bisogno di essere rifinite. Mi spiace solo che abbiamo dovuto attendere la fine del 2012 per un tool simile in KDE - il cui nome è KScreen - anche se sono lieto che il contributo venga da due sviluppatori appositamente contattati da un duo di compagnie d'eccezione: Blue Systems, ormai patron di KDE, e Red Hat, che invece versa più dal lato GNOME, e per la quale quindi questo è un contributo che sostanzialmente vale doppio.

Finalmente.

Image courtesy of Martin

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