Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Codemotion 2013: soddisfazioni, divertimento, e open source

Dato che del lavoro ne ho fin sopra i capelli per questi giorni, mollo tutto e mi dedico a raccontare un po' di cose.

In questi giorni ho curato alcune cose: lo speciale sul Codemotion di HTML.it, di cui potete leggere i post (by me) sugli interventi che mi hanno colpito di più sul nostro blog. È una di quelle cose che di solito mi diverto a fare, perché per scrivere su un company blog bisogna necessariamente cambiare registro rispetto alla scrittura tradizionale (come quella che vedete qua).

Non solo: per Leo Hi-Tech ho cominciato a pubblicare i resoconti degli speech che mi hanno stuzzicato per così dire "lato maker" o comunque tecnologicamente parlando. Aspettatevi quindi un resoconto anche sulle stampanti 3D di Kentstrapper, e qualcosa sul robot che risolve Ruzzle (di cui posterò pure il video nei prossimi giorni).

La cosa notevole, post a parte, di questo Codemotion, è stata la visione dell'open source che è stata data da diversi speaker: qualcosa di necessario, e che parecchie volte funge da catalizzatore per un'idea che ha solo bisogno di un'integrazione di alcuni componenti con una "limata" finale. Ho partecipato, a tale proposito, anche alla tavola rotonda di Andrea Mignini (ILDN) sullo stato dell'open source e in particolare di Linux in Italia, occasione che ci ha permesso (me e gli altri presenti) di mettere a fuoco alcune problematiche come la chiusura stagna di alcune community, e di analizzare anche possibili soluzioni.

Codemotion

A parte tutto quello che consegue dal lavoro, tuttavia, le cose belle me le hanno regalate gli amici. Lorenzo Cantini (Kentstrapper, di cui sopra), su richiesta si è fatto scippare un meraviglioso fischietto rigorosamente stampato in 3D. Luca Bonesini mi ha regalato uno dei momenti migliori di networking di tutta la mia (breve?) vita, nonché un bel po' di risate al corner di Sourcesense, messo proprio di fianco a quello di nois3lab, per celebrare la nascita di RIOS (Rete Italiana Open Source). Oltre questo, una menzione d'onore va ad Alfredo, di Google, per aver reso possibile un sogno: oggi sulla mia scrivania c'è un peluche di Android che si fa fare le coccole, e devo ringraziare lui.

Non finisce qui: Lorenzo è stato il mio compagno instancabile lungo un sacco di interventi e ha sopportato anche il fatto che prendessi appunti invece di parlare con lui, supportandomi nel mio lavoro di cui sopra. Ultimo, ma non per importanza, Alessio (darthpelo, omonimo - e se qualcuno dei due avesse scelto, sarei sicuramente io ad avere lo stesso suo nome): l'evento è iniziato infatti come una gita delle medie con lui come compare di autobus, e le sue frecciate nerd mi hanno accompagnato lungo tutta la prima giornata. Peccato non aver poi proseguito la chiacchierata davanti ad un hamburger.

Un caloroso grazie anche a tutti gli speaker che ho seguito, tutti davvero preparati e con una presenza scenica media notevole.

Photo courtesy of Alessio Jacona

GitLab: BitNami fornisce un installer

Conoscete BitNami? No? Descriverla è semplice: si tratta di una compagnia che gestisce una sorta di repository di script di installazione o deploy per soluzioni comuni e stack di software open source come WordPress, tra i più semplici, o Magento, tanto per nominare qualcosa di un po' più esotico. Conoscete GitLab? No? È un software che ho anche nominato più volte nelle mie imprecazioni, che essenzialmente si pone come un'alternativa open source a GitHub per il management dei repository (git) di codice, grafico, via web.

git

Nonostante sulla carta GitLab sia un software validissimo sulla carta, soprattutto adesso che ha annunciato il voler rendersi indipendente da Gitolite nella prossima versione, l'installazione di questa sorta di CMS del repo management rimane per me un mistero, indipendentemente dalla sua ottima documentazione su Arch Wiki. Sono quindi contentissimo del fatto che BitNami offra da pochi giorni l'installazione in pochi click dello stack di GitLab, in modo assolutamente indolore.

La potenza dell'open source: qualcun altro può porre rimedio alle procedure più fastidiose conoscendo bene il funzionamento del software. In questo caso BitNami ha automatizzato il punto negativo probabilmente più imponente per GitLab, quindi io ovviamente sono contentissimo. E, cari sistemisti, cari smanettoni, cari nerd casalinghi, dovreste esserlo anche voi.

Photo courtesy of Johannes Gilger

Firefox OS: hands on e prime impressioni

Proprio durante il Mobile Tea di qualche giorno fa in cui ho partecipato come speaker, ho avuto anche l'occasione per mettere le mani su un bel po' di device carini come il Padfone che ha Flavio in prova, o ancora Blackberry Z10, o addirittura un device con Firefox OS portato "in scena" dal mio amico Carlo Frinolli, che ormai in Italia è una celebrità dato il suo apporto all'open web evangelism e a Mozilla stessa di cui si è fatto rappresentante.

Complimenti a parte, ho visto qualcosa di interessante: innanzi tutto come già avevo avuto modo di intuire l'idea che HTML5 non sia annidato dentro qualche tipo di emulazione rende tutto decisamente molto più prestante, tant'è che come lo stesso Carlo ha avuto modo di mostrarmi, sull'hardware di prova (non ufficiale e che a mio parere faceva proprio cagarone) Firefox OS offriva comunque un'esperienza utente quantomeno piacevole grazie a un'interfaccia pressappoco fluida, cosa che con un device Android da qualche decina di euro non avrei mai avutp. Diciamo che sono molto soddisfatto dalla constatazione che durante la prova non mi sia venuta la pulsione di fiondare il telefono dalla finestra, sentimento che di solito invece è potente in me quando testo dispositivi di fascia bassa o ultra bassa.

firefox os

Per il resto? Su un top di gamma Firefox OS dà l'idea di poter volare alto con le prestazioni: sicuramente è un'alternativa interessante al resto del panorama mobile soprattutto per il fatto che con altri brand pur con le novità del caso si ha sempre una sensazione di già visto. Firefox OS si pone oltre questa prospettiva per power user e opinion leader a mio parere, dato che se si è consapevoli che tutto quello che si maneggia (un esempio? Il dialer, o il pannello delle impostazioni) è fatto di file HTML e JavaScript, allora si riconsiderano un sacco di assunzioni date per vere in precedenza, e la piattaforma assume un suo senso nonché un fattore caratterizzante che stimola la curiosità di chi guarda.

Il tutto, ovviamente, condito dal fatto che Firefox OS porta una ventata di aria nuova nel sempreverde flame HTML5 VS sviluppo nativo - e senza dubbio io credo che l'avere un banco di lavoro dove il codice non venga tradotto in dei blob orribili abnormi (mi scusino gli estimatori di PhoneGap e Titanium in sala) sia un grosso plus.

Photo courtesy of Mozilla in Europe

Open source & mobile development - be open, and sleep well

Qualche giorno fa si è tenuto a Roma il Mobile Tea #3, evento organizzato da CodeInvaders con l'aiuto di MobiLovers, la community nella quale partecipo attivamente che tratta di mobile visto e trattato in profondità da tutti i punti di vista. L'evento è stato interessantissimo, sia perché gli speaker (altri) erano veramente preparati, sia perché io stesso ho presentato un mio talk. :D

Ho deciso di parlare un po' di open source e sviluppo mobile, perché credo che con la definizione di nuovi paradigmi si sia perso un po' il senso del tutto, e per far capire ai presenti che è possibile portare i modelli di business legati all'open source dai vecchi ecosistemi al mobile che ogni anno cresce di un ordine di grandezza. Ho parlato quindi di open API, open BaaS, applicazioni aperte e effort aziendale necessario affinché un processo di apertura abbia un ritorno di investimento soddisfacente.

Godetevi le slide, che purtroppo rappresentano l'1% della mia presenza scenica, e ricordatevi che sono disponibile (beware: momento marketta) a ripetermi in azienda dietro pagamento.

Uptime, stabilità: dove un Mac mostra il fianco

L'altro giorno stavo leggendo un post incredibilmente fazioso di John Gruber. Nonostante tutto, ho continuato a leggerlo - reputo infatti Daring Fireball un blog schizofrenico a tratti notevolissimo, in altri tratti spudoratamente commerciale e Apple-ofilo. Insomma, per farla breve vado e ti leggo questo:

16 years after the ad campaign, “Think Different” has proven itself to be more than glib marketing. It is a simple, serious motto that serves as a guiding light for the company.

Oggi, scrivendo un articolo per lavoro, mi sono concesso una piccola pausa andando a guardare Facebook (che, uhm, ultimamente guardo sempre meno - sarà che mi sto disamorando), e ho trovato lo status di una mia amica (che saluto - ciao Carmen :)):

Si è oscurato improvvisamente lo schermo del MacBook, cosa si fa?

macbook air

Bene. Dopo averla guidata attraverso una sorta di hard reset per aggirare lo schermo oscurato e averle fatto riaccendere il computer con i miei soli superpoteri (:D), mi sono ricordato del post di Gruber, e della sua sviolinata al motto di Apple come unica via verso prodotti funzionanti. Eh no - ho pensato - questo non è un motto che serve da luce guida a tutti: è, ed è sempre stato, solo un'iniziativa di marketing, perché la carissima Apple sull'uptime ha sempre mostrato il fianco, tanto che è già da un bel po' che non si producono più XServe. Macchine, che, orientate al mercato dei server, non vendevano ovviamente un fico secco perché far gestire i tuoi task, le tue cose importanti a Mac OS X, è come offrire i tuoi più importanti documenti ad un tritarifiuti perché te li tenga al sicuro.

Non dico di non comprare un Mac. Sarei spudoratamente fazioso quanto Gruber in questa occasione - tanto più che in casa ne ho anche un paio (Hackintosh, va bene, ma sempre OS X è). Dico solo che l'obiettività è qualcosa che ultimamente manca: osannare la filosofia "think different", quando questa non ha mai fatto più che produrre degli hipster cultori dello status quo tecnologico (quando invece avrebbe dovuto portare macchine con uptime e stabilità superiori), è per me moralmente errato.

Ah, hipster.

Photo courtesy of Travis Isaacs

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