Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Nexus 5 - Shut up and take my money

Moto X

Al solito, le mie considerazioni pre-uscita sul nuovo flagship device di Google. Perché ho messo una foto del Moto X in copertina, anche se stiamo parlando di Nexus 5? Perché, oltre ad essere una bella immagine in sé, il sentimento che ho provato guardando le immagini semi-ufficiali del Nexus 5 per la prima volta è stato molto simile a quello che mi è stato dettato dalla pancia (sono pur sempre un figlio del consumismo) quando ho visto il Moto X di Motorola: un dispositivo al top, costruito bene, capace di garantirmi anni di supporto e anni di hackability in totale tranquillità.

Malgrado i miei sforzi, sto continuando a non possedere telefoni Nexus (per il tablet invece come sapete ho un bellissimo Nexus 7 di prima generazione), e me ne pento amaramente ogni volta che devo metterci le mani in maniera approfondita; questo Nexus 5 invece un po' come tutti i sui predecessori sarebbe un affare diverso, che mi permetterebbe di avere uno smartphone open... almeno in parte - viste le critiche (sensate!) di Jean-Baptiste Queru a tutto il cucuzzaro.

Nexus 5

Così, arriva la vera notizia: stanotte Google Play Devices ha aperto i battenti con il nuovo Nexus 5, immediatamente messo "a tacere" da Google stessa, altrettanto immediatamente leakato e diffuso dalla community che gravita attorno ad Android, come sempre attentissima. Cosa intendo fare? Intendo prenderlo. Esattamente come mi aveva stuzzicato il Nexus 4, anche questo Nexus 5 mi attira parecchio, e credo che farò il grande salto: ne vale la pena, specialmente potendo accedere già da subito ad un - seppur non ancora diffuso in forma di codice sorgente - Android 4.4 stock, e guardare personalmente che cosa c'è di nuovo. Il nuovo design del launcher mi attira molto: chissà se sarà effettivamente così.

Butto i miei soldi? Maybe. Sono un consumista nato, un gadget addicted. Sarebbe inevitabile fare altrimenti.

Ghost - ovvero NodeJS + blogging

Ghost

Parlavamo giusto di piattaforme di blogging, e finalmente ci siamo: Ghost, il software che su Kickstarter aveva debuttato come il "nuovo WordPress" ha fatto il suo exploit oggi con un degno annuncio di rilascio via email e un sito web molto ben curato, che ci lascia disporre della nostra bacheca per scaricare il codice e farne il deploy attraverso BitNami (l'avevamo visto insieme con GitLab) o in autonomia. Mi fa molto piacere, ad essere sincero, che finalmente WordPress abbia un concorrente per quanto riguarda il blogging.

Nonostante il proliferare di piattaforme simili, nessuno aveva la stessa estendibilità, e le stesse proprietà di openness come Ghost, che al momento attuale si presenta come l'alternativa più attuabile per chi ha voglia di migrare il proprio CMS a un'infrastruttura simile a quella a cui è già abituato, e al tempo stesso trovarsi con uno strumento migliore con cui scrivere, apposito per questo. Uno strumento migliore con cui scrivere, già, perché Ghost include una serie di cose carine come una live preview di quello che scriviamo, e supporta il Markdown come linguaggio di formattazione.

Mi sono già iscritto per fare un giro di prova: purtroppo per il momento si può solo scaricare il codice per andare "live" in maniera se vogliamo distribuita, che poi è proprio quello che mi aspetto dal progetto. Gli sviluppi immediatamente futuri però prevedono la possibilità di iniziare un proprio blog con Ghost su una piattaforma mantenuta dagli sviluppatori (in maniera simile a wordpress.com per intenderci), ed essendo io più che pigro per accollarmi lo sforzo di un deploy di software che nessuno mi ha chiesto (:D), attenderò questa feature.

Poi oh, ragazzi: è scritto in NodeJS. Vogliamo mettere? ;)

Blogging engine: filosofia, varie ed eventuali

reading

Michel Alexandre Salim ha scritto proprio qualche ora fa un interessante post sulle motivazioni che l'hanno portato ad abbandonare WordPress in favore di Scriptogram. Anch'io non nascondo di aver pensato a qualcosa di simile, ma sono sempre stato fermato da una considerazione di carattere più filosofico che tecnico: come blogging platform infatti WordPress non è il massimo, e ormai in quanto a built-in feature è un carrozzone obsoleto. Non supporta nemmeno nativamente Markdown, al contrario di tutte le piattaforme più "trendy" di adesso.

Però è WordPress che, oltre ad essere l'engine per grossissima mole di siti e blog al mondo, ha stabilito una certa prassi nel rilascio di codice relativo all'infrastruttura di rete distribuita che abbiamo adesso. Mi domando: è giusto favorire meccanismi accentratori che conferiscono più potere ad una piattaforma centralizzata che ad un utente, impossibilitato ad installare il CMS che più gli piace in locale per il suo uso e consumo personale? Quanto possiamo permetterci di cedere il passo rispetto a qualcosa di simile?

Sicuramente WordPress tramonterà: il tempo passa, le tecnologie cambiano e purtroppo va accettato il fatto che i prodotti muoiano per un turnover agile di sviluppatori,società competitor e dei software stessi. Io però mi auguro che WordPress tenga testa a tutti i suoi concorrenti ancora per molto, e soprattutto nella maniera più open source possibile. Certo, è vero che comunque quello che conta è una API affidabile e ben integrabile per mantenere integro un ecosistema (ed RSS lo è, di fatto), ma sarebbe carino che tutti comprendessero che cosa significa essere utenti di un servizio, ed essere invece provider del servizio che usiamo noi stessi.

FreeBSD: installare i sorgenti del kernel con SVN senza impazzire

È più di un mese che non scrivo nulla qui, per il semplice fatto che sono stato troppo preso tra lavoro ed esami - e pazzescamente l'unico momento in cui scrivere un post un po' più faceto ce l'ho proprio in congiunzione con l'inizio dei nuovi corsi in università. E visto che avevo quel poco di tempo libero, non solo ho deciso di riscrivere qui (ovviamente), ma ho deciso di farlo mentre mi divertivo con una macchinina FreeBSD che ho a casa, con cui sto facendo un po' di cose carine.

FreeBSD

Il problema è che al momento ce l'ho dentro macchina virtuale: questo esige che io compili il modulo VirtualBox per le guest additions, ma le dipendenze sono parecchie: tra queste, nei port, si esige anche che io abbia installato il codice sorgente del kernel, che in fase di installazione ho deciso di omettere per conto mio. Come possiamo quindi installare i sorgenti del kernel FreeBSD senza impazzire? Facile: usiamo Subversion. Ovviamente, se non l'abbiamo fatto prima, installiamo SVN tramite il "comodo, pratico" sistema di port.

# cd /usr/ports/devel/subversion
# make install

Dopodiché, la cosa più rapida, anziché scaricarci tutto il sorgente di mezza FreeBSD (vedere per credere: basta dare un'occhiata all'SVN tree per capire di cosa parlo), è prendere a mano tramite SVN il sorgente della sola directory ./sys contenente il kernel del sistema operativo nella sua forma più primordiale.

# svn co svn://svn.freebsd.org/base/stable/9/sys /usr/src/sys

La vostra macchina comincerà a macinare il download con la dovuta perizia. Aspettate qualche minuto (anche qualche decina: dipende dalla vostra connessione di banda), dopodiché tornate al vostro terminale e compilate i moduli che volete.

P.S.: Ho scritto questo post perché cercando in rete una guida alla gestione dei sorgenti mi sono trovato smarrito, invece con questi semplici passaggi (ovviamente homemade) ho risolto il mio problema.

Photo courtesy of Kristian Mollenborg

Groklaw chiude, auguri PJ

E così, un altro dei migliori blog al mondo su tecnologia e argomenti "limitrofi" - ovvero Groklaw - chiude, per colpa di PRISM, NSA, e così via.

There is now no shield from forced exposure. Nothing in that parenthetical thought list is terrorism-related, but no one can feel protected enough from forced exposure any more to say anything the least bit like that to anyone in an email, particularly from the US out or to the US in, but really anywhere. You don't expect a stranger to read your private communications to a friend. And once you know they can, what is there to say? Constricted and distracted. That's it exactly. That's how I feel.

email

Lo sapevamo già, ma non c'era stato mai nessuno a farci notare che quello che dicevamo, cioè che il Free Software e l'Open Source sono importanti per preservare i nostri diritti e per impedire che venga violata l'intimità della comunicazione tra individui, fosse (e sia) una cosa ancor più sacrosanta di quanto abbiamo mai potuto immaginare. Mai come ora, la questione sulla privacy è attuale e mai come ora possiamo fare qualcosa per ribaltare tutto questo.

Probabilmente cambierò mailbox. Attualmente la mia casella email è ospitata su Google Apps, ma non credo di avere ancora il fegato di restarci: purtroppo, il mondo del cloud e del tech in generale sta evolvendo nel modo peggiore che ciascuno di noi avrebbe potuto immaginare. Siamo sorvegliati costantemente da script, trigger e quant'altro. PJ ha mollato, io non credo di volerlo fare mai, ma il punto è che adesso sto seriamente considerando l'idea di ospitarmi una VPS e mollare alcuni aspetti della mia private cloud tornando ad un approccio, se vogliamo, old school.

E con "seriamente considerando", intendo che ho una macchina virtuale pronta al deploy e una carta di credito sufficientemente munita di risorse.

Photo courtesy of Gajman

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