Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Blogging engine: filosofia, varie ed eventuali

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Michel Alexandre Salim ha scritto proprio qualche ora fa un interessante post sulle motivazioni che l'hanno portato ad abbandonare WordPress in favore di Scriptogram. Anch'io non nascondo di aver pensato a qualcosa di simile, ma sono sempre stato fermato da una considerazione di carattere più filosofico che tecnico: come blogging platform infatti WordPress non è il massimo, e ormai in quanto a built-in feature è un carrozzone obsoleto. Non supporta nemmeno nativamente Markdown, al contrario di tutte le piattaforme più "trendy" di adesso.

Però è WordPress che, oltre ad essere l'engine per grossissima mole di siti e blog al mondo, ha stabilito una certa prassi nel rilascio di codice relativo all'infrastruttura di rete distribuita che abbiamo adesso. Mi domando: è giusto favorire meccanismi accentratori che conferiscono più potere ad una piattaforma centralizzata che ad un utente, impossibilitato ad installare il CMS che più gli piace in locale per il suo uso e consumo personale? Quanto possiamo permetterci di cedere il passo rispetto a qualcosa di simile?

Sicuramente WordPress tramonterà: il tempo passa, le tecnologie cambiano e purtroppo va accettato il fatto che i prodotti muoiano per un turnover agile di sviluppatori,società competitor e dei software stessi. Io però mi auguro che WordPress tenga testa a tutti i suoi concorrenti ancora per molto, e soprattutto nella maniera più open source possibile. Certo, è vero che comunque quello che conta è una API affidabile e ben integrabile per mantenere integro un ecosistema (ed RSS lo è, di fatto), ma sarebbe carino che tutti comprendessero che cosa significa essere utenti di un servizio, ed essere invece provider del servizio che usiamo noi stessi.

FreeBSD: installare i sorgenti del kernel con SVN senza impazzire

È più di un mese che non scrivo nulla qui, per il semplice fatto che sono stato troppo preso tra lavoro ed esami - e pazzescamente l'unico momento in cui scrivere un post un po' più faceto ce l'ho proprio in congiunzione con l'inizio dei nuovi corsi in università. E visto che avevo quel poco di tempo libero, non solo ho deciso di riscrivere qui (ovviamente), ma ho deciso di farlo mentre mi divertivo con una macchinina FreeBSD che ho a casa, con cui sto facendo un po' di cose carine.

FreeBSD

Il problema è che al momento ce l'ho dentro macchina virtuale: questo esige che io compili il modulo VirtualBox per le guest additions, ma le dipendenze sono parecchie: tra queste, nei port, si esige anche che io abbia installato il codice sorgente del kernel, che in fase di installazione ho deciso di omettere per conto mio. Come possiamo quindi installare i sorgenti del kernel FreeBSD senza impazzire? Facile: usiamo Subversion. Ovviamente, se non l'abbiamo fatto prima, installiamo SVN tramite il "comodo, pratico" sistema di port.

# cd /usr/ports/devel/subversion
# make install

Dopodiché, la cosa più rapida, anziché scaricarci tutto il sorgente di mezza FreeBSD (vedere per credere: basta dare un'occhiata all'SVN tree per capire di cosa parlo), è prendere a mano tramite SVN il sorgente della sola directory ./sys contenente il kernel del sistema operativo nella sua forma più primordiale.

# svn co svn://svn.freebsd.org/base/stable/9/sys /usr/src/sys

La vostra macchina comincerà a macinare il download con la dovuta perizia. Aspettate qualche minuto (anche qualche decina: dipende dalla vostra connessione di banda), dopodiché tornate al vostro terminale e compilate i moduli che volete.

P.S.: Ho scritto questo post perché cercando in rete una guida alla gestione dei sorgenti mi sono trovato smarrito, invece con questi semplici passaggi (ovviamente homemade) ho risolto il mio problema.

Photo courtesy of Kristian Mollenborg

Groklaw chiude, auguri PJ

E così, un altro dei migliori blog al mondo su tecnologia e argomenti "limitrofi" - ovvero Groklaw - chiude, per colpa di PRISM, NSA, e così via.

There is now no shield from forced exposure. Nothing in that parenthetical thought list is terrorism-related, but no one can feel protected enough from forced exposure any more to say anything the least bit like that to anyone in an email, particularly from the US out or to the US in, but really anywhere. You don't expect a stranger to read your private communications to a friend. And once you know they can, what is there to say? Constricted and distracted. That's it exactly. That's how I feel.

email

Lo sapevamo già, ma non c'era stato mai nessuno a farci notare che quello che dicevamo, cioè che il Free Software e l'Open Source sono importanti per preservare i nostri diritti e per impedire che venga violata l'intimità della comunicazione tra individui, fosse (e sia) una cosa ancor più sacrosanta di quanto abbiamo mai potuto immaginare. Mai come ora, la questione sulla privacy è attuale e mai come ora possiamo fare qualcosa per ribaltare tutto questo.

Probabilmente cambierò mailbox. Attualmente la mia casella email è ospitata su Google Apps, ma non credo di avere ancora il fegato di restarci: purtroppo, il mondo del cloud e del tech in generale sta evolvendo nel modo peggiore che ciascuno di noi avrebbe potuto immaginare. Siamo sorvegliati costantemente da script, trigger e quant'altro. PJ ha mollato, io non credo di volerlo fare mai, ma il punto è che adesso sto seriamente considerando l'idea di ospitarmi una VPS e mollare alcuni aspetti della mia private cloud tornando ad un approccio, se vogliamo, old school.

E con "seriamente considerando", intendo che ho una macchina virtuale pronta al deploy e una carta di credito sufficientemente munita di risorse.

Photo courtesy of Gajman

Android: AOSP ha perso il suo pezzo da 90. Che ha fatto bene ad andarsene.

Sapete chi è Jean-Baptiste Quéru? No? Dovreste. O almeno, se usate Android, e una ROM modificata o qualsiasi altro progetto sul vostro smartphone che assomigli anche solo lontanamente ad Android, a quest'uomo dovete molto. Si tratta infatti del maintainer dell'Android Open Source Project, che negli ultimi anni si è sbattuto tantissimo per farci avere delle release degne di questo nome dove tutto fosse a posto, non ci fossero errori bislacchi di compilazione, e la community potesse lavorare sul "suo" codice senza impazzire.

Oggi si è dimesso. E io lo capisco, e lo supporto.

Android

La motivazione delle dimissioni del maintainer del progetto AOSP è spiegata molto bene in un suo post su Google+ dove dichiara ufficialmente:

There's no point being the maintainer of an Operating System that can't boot to the home screen on its flagship device for lack of GPU support, especially when I'm getting the blame for something that I don't have authority to fix myself and that I had anticipated and escalated more than 6 months ahead.

Ovviamente Jean-Baptiste si è dimesso per una ragione che da lungo tempo gli porta noie; questa è solo l'ultima goccia che fa traboccare un vaso pieno di soprusi, letteralmente, riservati agli hacker che operano su Android con piattaforma Qualcomm: se infatti nonostante la mancanza di specifiche Samsung si è dimostrata abbastanza comprensiva con gli hacker mandandogli device per i test e "aiutando" la community a suo modo, Qualcomm continua a fare muro dai tempi del Nexus One, device in cui abbiamo dovuto forzatamente smettere di credere per il motivo più semplice del mondo. Al momento dell'upgrade ad Android 4.0, Qualcomm si è rifiutata di rilasciare i suoi driver binari per la GPU Adreno 200 che c'era dentro, e tanti utenti CyanogenMod se lo sono brutalmente preso in quel posto.

Loro, e gli utenti di HTC Desire che era sostanzialmente il "cugino" col trackpad ottico del Nexus One.

Nexus One Android

Io sostengo Jean-Baptiste e il suo atto, per un semplice motivo: Google è cambiata molto in questi anni. Ha cambiato volto, ha cambiato pratiche, è diventata una società che guarda al fatturato e che non ha più paura di deludere i suoi fan e i suoi utenti, a volte anche passando sopra qualche loro diritto. Forse è stata sempre così? Forse. Di sicuro non lo dava molto a vedere.

Le dimissioni di Quéru sono le dimissioni di noi tutti, la perdita di fiducia in qualcosa che aveva iniziato in un verso e sta finendo nel verso opposto: è stato probabilmente il più grande community leader degli ultimi anni, tenendoci informati di tutto e lavorando per noi, e adesso getta all'aria tutto con aria mascolina e un "fuck this, I'm out". Personalmente, non servirà a niente ma quantomeno lo apprezzo: Google dovrebbe fare più attenzione a questo tipo di criticità, e dovrebbe quantomeno intimare ai produttori di rilasciare le specifiche dei propri blob proprietari in modo da poter ottenere quantomeno un'immagine di ripristino decente per l'hardware che io compro.

Droid

Spero che con questo atto Android non diventi meno open. Si, è inutile che commentiate con i soliti argomenti da bimbiminkia: il codice è lì, potete leggerlo e modificarlo, persino inviare le vostre modifiche a Google, quindi Android è open. Il problema è che fino a oggi potevate inviare le vostre modifiche a Jean-Baptiste, il quale faceva code review e vi faceva sapere in breve. Adesso, chissà?

A Jean-Baptiste Quéru va il mio grazie più profondo, il mio complimento più intimo per il lavoro svolto, e un in bocca al lupo grandissimo per il futuro.

Photos courtesy of Lai RyanneJohan Larsson, Felix Montino

Feedly Pro

Il mio laptop è di là che sta ripristinando una USB con un'immagine di OS X Mountain Lion, la serata è fresca, e io sto rosicando. Sto genuinamente, sentitamente rosicando. Per quale motivo? Presto detto: sono appena finiti gli slot disponibili per un account Feedly Pro da 99$ "lifetime": questo significa che per uno degli strumenti che più mi servono nel mio lavoro dovrò pagare 5$ al mese (o accontentarmi della Free Version).

Avrei voluto investire nel futuro di Feedly, e se non mi fossero spariti da sotto gli occhi gli slot Pro lifetime a prezzo fisso l'avrei pagato più che volentieri: la sincronizzazione è di una qualità sublime quanto quella di Google Reader, e mi consente di mantenere aggiornato ogni mio dispositivo con lo stato della lettura delle mie sottoscrizioni RSS. Sono un  malato di blogging, e per me un tool del genere è fondamentale.

Feedly

Le feature di Feedly Pro sono le seguenti:

  • Ricerca negli articoli
  • Supporto ad HTTPS
  • Connessione con Evernote Notebook
  • Supporto dedicato

Direi che è un bel pacchetto per 99$, soprattutto ad avere un Evernote Notebook come Federico Moretti (e quanto ho rosicato, anche per quello, quando gli è arrivato :D); comunque, la ricerca negli articoli è qualcosa di cui ho fatto parecchio uso in passato e che col passare del tempo è stata sempre più presente nel mio workflow. La pagherei (e credo che la pagherò) volentieri.

Feedly Pro

HTTPS poi, è un colpo da mestri: con tutto lo scandalo PRISM dietro l'angolo, chi si cura della privacy vedrà in quel pallino un faro in tempesta. Notevole come mossa, considerando che ultimamente la privacy è diventata una questione scottante, e anche se non è garantito il comportamento dell'end point, quantomeno siamo sicuri sulla transazione di dati.

E poi, come scrivevo, c'è la questione dell'investire sul futuro della piattaforma: visto che quella aggratise ce l'hanno chiusa, meglio scucire qualche lira o rischiamo di veder Feedly fare la stessa fine, e in una maniera molto meno cerimoniosa e compianta.

Photos courtesy of Graham Smith, Javier Domìnguez Ferreiro

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