28 Oct 2010
Al di là del mio resoconto diplomatico e formale su oneOpenSource, comunque il Linux Day 2010 è stata un'esperienza assolutamente indimenticabile, almeno per me. La Sapienza come università non mi piace, ok, però ho potuto assaporare quel gusto di comunità che non sentivo da tanto tempo. Non posso dare torto ad alcune persone quando dicono che lo sviluppo di Linux sembra essersi un po' arenato negli ultimi tempi, anche se con questo evento ho capito che ci si sta riprendendo: non vi starò a raccontare molto, perchè qualcosa del genere è è inenarrabile e bisogna viverlo sulla propria pelle.
Non vi racconterò di Luca, con il quale ho avuto il piacere di conversare a lungo sui molteplici aspetti di Ubuntu, parlando veramente in maniera libera e senza filtro: come due amici davanti a una birra e a una pizza, non come un giornalista incravattato e un intervistato messo in difficoltà; e non vi racconterò di come Luca e Flavia mi hanno consegnato con un'aria da spacciatori di eroina dei fantastici adesivi contenuti nel Conference Pack di Ubuntu. Fantastici (vi giuro che non sono stato corrotto) :P
Non starò qui a dire come e quanto sia simpatico Mauro, certamente un ragazzo d'oro con cui ci siamo fatti parecchie risate chiacchierando prima del suo talk, e non parlerò di quanto sia stato bravo a convincere me e mio padre a comprare un Arduino con il suo speech, senza dubbio uno dei più interessanti della giornata.
Ci sarebbero parecchie altre persone da menzionare, come i tizi di cui non conosco il nome di Ninux.org che ci hanno mostrato come una macchina completa possa stare sulla punta di un indice. Non narrerò di Matteo, il mio Content Manager su oneBlog, che ci ha raggiunti durante un talk sui DNS, non starò nemmeno a parlare dei momenti bellissimi passati con Lorenzo, Federico, Giorgio, Emanuele.
Dirò solo che mi sono divertito un sacco, e spero che l'anno prossimo sia ancora meglio. Perchè la comunità non è qualcosa di intangibile che non conta: la comunità esiste.
23 Oct 2010
Oggi è stata una giornata assolutamente spettacolare: Linux Day 2010. Tantissima bella gente, tantissime persone preparate: ho conosciuto utenti che leggevo in giro per la rete da moltissimo tempo, ho incontrato persone che mi hanno sorpreso con la loro preparazione, mi sono veramente divertito un mondo data anche la competenza dei relatori e la loro abilità. Sicuramente racconterò meglio questo evento in un prossimo post.
Tornando a casa invece, ho scoperto che la mamma dei cretini è sempre incinta; consiglio di leggere i miei commenti, e le risposte di tale Julian, prive di senso.
14 Oct 2010
La consistenza dell'interfaccia grafica è un elemento importante in un sistema operativo diretto all'utenza desktop: è piacevole per un utente ritrovare voci di menù già viste attraverso più applicazioni, e oltre ciò è anche bello che la fisica degli oggetti sul desktop sia abbastanza coerente. È per questo motivo che recentemente ho iniziato ad odiare un comportamento piuttosto fastidioso di Compiz, che mentre in Ubuntu e in Debian (dietro patch? Dietro impostazione predefinita?) non sovrappone il pannello di GNOME alle finestre, nelle altre distribuzioni che seguono una linea più semplice come Slackware e Arch Linux sottopone il desktop ad una forzata dittatura dell'ombra proiettata dal pannello.
Dunque questa mattina mi sono messo a indagare un po', e sono arrivato ad un risultato più che soddisfacente, osservabile in figura:

Come è facilmente visibile, tramite un paio di impostazioni di Compiz sono riuscito a sottomettere al mio immenso potere il pannello e la sua maledetta ombra che veniva proiettata su tutte le finestre che piazzavo lì, rendendo anche abbastanza scarsa la visibilità della titlebar. Per risolvere questo annoso problema dunque, possiamo recarci nel configuratore che sicuramente avremo installato, ed abilitare il plugin Regole delle Finestre: questo piccolo amico ci permetterà di definire una regola per gnome-panel attraverso la quale andremo a fargli abbasare la cresta :D
Basta andare nella configurazione del plugin, e nella tab "Corrispondenze", alla voce "Sotto", andare ad inserire name=gnome-panel
. A questo punto i cambiamenti verranno capplicati e avvicinando le finestre al pannello, finalmente, le vedremo sovrapposte e non sottoposte. Per prevenire poi il problema che si creerebbe andando a selezionare il pannello, dandogli il focus e facendo schizzare l'ombra in su, possiamo incollare il medesimo parametro nella regola "No focus".
Problema risolto :P
10 Oct 2010
Alla fine un hacker è questo, è uno che adora imparare, che adora smanettare. E perchè io lo faccio? Perchè, come ho già detto, lo adoro: quando una cosa è abbastanza difficile, quando devo impegnarmi e documentarmi per farla, quando la faccio funzionare e so di aver imparato qualcosa di nuovo, questo mi rende felice.
E rende felici molte delle persone che leggono questo blog: alla fine non importa a nessuno che Linux sia facile da usare, anzi, se diventa troppo facile useremo tutti FreeBSD o Haiku, perchè avremo e saremo sempre in cerca di quel senso di libertà, di flessibilità, di cosa costruita da noi e non per noi. O magari da noi e per noi. O magari... no vabbeh basta.

Non importa l'argomento, non importa la tecnologia: mi dedicherei a patchare fusion-icon, cosa che ho fatto l'altro dì prima che il team di Arch la patchasse per me, come mi dedicherei a riparare il mio decespugliatore con il motore ingolfato, come osserverei le file della mensa e sceglierei quella che scorre più in fretta, come troverei le soluzioni di un'equazione. Perchè è bello risolvere le cose usando il cervello, e questo vale non solo per il computer; la sensazione che si ha sapendo di aver trovato soluzioni pratiche avendo applicato il proprio sapere è qualcosa che mai nessuno riuscirà a spiegare, è troppo bella da descrivere, troppo grande da immaginare. Orgasmica.
È per questo che dietro tutti i browser e i client di messaggistica c'è sempre un terminale aperto, è per questo che non uso distro che mi offrono tutto su un piatto d'argento: perchè mi piace che la mia macchina mi dia occasione di usare la testa.
07 Oct 2010
Non capisco perchè Facebook ultimamente dopo tanto decollare in features abbia deciso di implementare Places in una maniera così becera: come molti utenti sapranno, il servizio di geolocalizzazione di Facebook è stato aperto anche all'Italia, ed io lo sto usando da qualche giorno con relativa soddisfazione. Perchè relativa? Aehm, innanzi tutto a molti dei miei amici non piace, lo hanno disattivato, oppure usano altro per geolocalizzarsi, esattamente come me: mi pare dunque che l'utilizzo di Places oltre che irrisorio sia un po' "di ripiego" rispetto ad altri servizi come FourSquare.
Incominciamo dunque a confrontare il maestro con l'allievo, e vediamo perchè l'allievo per ora è semplicemente immaturo.
Niente Mayor?
Auhm, una cosa che ho avuto modo di constatare: niente Mayor. La delusione si è fatta profonda in me, dal momento che la competizione con amici o anche perfetti sconosciuti per il dominio di posti prestigiosi o che significano qualcosa per l'utente è essenzialmente uno dei (pochi?) motivi per cui FourSquare è divertente: la grossa mancanza di componenti che rendano divertente l'utilizzo di Places lo rende una sorta di abbellimento più che una nuova caratteristica chiave.
Niente badge?
E pure niente badge, tiè. Come sopra, la competizione per ottenere badge rari da vita ad un utilizzo onanistico e competitivo di FourSquare che pur portando a checkin farlocchi nella maggior parte dei casi, comunque consente all'utente un maggior coinvolgimento nell'utilizzo della piattaforma; in poche parole, su Facebook Places il checkin è semplicemente una scrittina sulla bacheca con tanto di localizzazione (puntualmente sbagliata) su Bing Maps. Piccolo inserto, non è possibile scegliere dove piazzare il posto dove si fa checkin in caso di creazione: dobbiamo affidarci alla localizzazione via GPS o IP.
Bimbiminkia, escono dalle fottute pareti.
Ecco, questa è veramente una piaga. Io per (s)fortuna non ho molti amici che usano Places, ma immaginiamo uno scenario dove i bimbiminkia imparano ad accedere a touch.facebook.com, e a creare posti, e a fare checkin, e ommioddio il sangue dal naso, devo smetterla. Ecco, immaginiamo, o proviamo a farlo, uno scenario del genere, dopodichè pensiamo al fenomeno dei falsi checkin su FourSquare. Viene naturale, secondo me, pensare ai checkin dei bimbiminkia totalmente snaturati della loro essenza, esattamente come la funzione Link stuprata dai maledetti decerebrati con piccole immaginine totalmente decontestualizzate e testi in grassetto blu di un'idiozia allarmante. Ecco, pensate Places così, e provate nel frattempo a fermare l'emorragia dalle narici.
Insomma FourSquare è meglio?
Non esattamente, ma comunque è più divertente, è dedicato solo alla geolocalizzazione, che per quanto possa sembrare semplice in realtà è un tema complicato e Facebook mostra di sottovalutarlo, inoltre anche con una userbase più ridotta è ormai il leader di tali servizi.