Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Torno a casa lesso

Mentre tutti parlano di Windows 8, di questa benedetta developer preview che è uscita scatenando pareri discordanti tra il "che cagata pazzesca" e il "lo amo fottutamente", io invece voglio narrarvi di qualcosa di diverso. Di qualcosa di trascendente, di sacro quasi. Voglio parlarvi di GNOME 3.2. È vero infatti che da una settimanella ormai ho installato la 3.1.90 sulla mia Arch Linux, grazie ancora una volta a [gnome-unstable], e l'impressione di fondo è che finalmente cominciamo ad avvicinarci a quello che dovrebbe essere un ambiente desktop funzionale e a prova di schizzinoso.

Quello che ho potuto notare sin da subito è stato finalmente che Mutter non consuma più la pletora di risorse di un tempo, anzi: è stato nettamente alleggerito per permettere anche ai meno abbienti di non sclerare appresso al banale dragging di una finestra;anche la modalità Activities sembra molto migliorata, tant'è che finalmente non faccio più fatica con la mia VGA dell'anteguerra a gestire i workspace virtuali, anzi, è tutto molto molto migliorato all'insegna dell'usabilità e soprattutto delle prestazioni anche in un campo un po' ristretto come quello delle schede video d'annata (o poco prestanti).

Documents mi va in segmentation fault. Online Accounts è meraviglioso, ma ancora non sono riuscito a fargli sincronizzare i contenuti con quello che voglio io; in particolare, Contacts rimane miserevolmente vuoto nonostante il tic su ON per l'importazione da Google. Peccato :(

La sensazione generale, comunque, è di una rinnovata leggerezza, e soprattutto di una ventata di novità nel panorama Linux desktop, non in quanto interfaccia, ma in quanto applicazioni cloud oriented e gestione di finestre particolari come quelle di GIMP che godono di simpatiche proprietà di visualizzazione, anche se purtroppo anche GNOME Shell non può fare niente contro l'annoso problema del focusing dei pannelli flottanti. Il giorno che questo verrà risolto probabilmente io sarò già morto, ma dato che addirittura con una delle ultime release è arrivato l'antialiasing sui bordi arrotondati delle finestre, allora probabilmente c'è speranza per tutti. Anche per quelli che hanno la scheda video che fa cagare, come il sottoscritto.

Il resto delle impressioni è un po' come quello che ho scritto su OneOpenSource urlando di giubilo vedendo che il mio computer non diveniva più un ferro bollente solo per fare quattro animazioni, quindi insomma... mi sento pronto a ridivenire uno GNOMEr, anche se non proprio a tutti gli effetti, ma forse di questo vi parlerò un altro giorno. Ciò che è importante è che sinora, con la mia GNOME Shell, sono abbastanza soddisfatto nel complesso. E mi sento un po' come essere tornato a casa, come il figliol prodigo che è stato lontano tanto tempo e infine viene festeggiato.

E l'antialiasing sui bordi delle finestre è il mio vitello grasso.

Conquista proletaria

Non so cosa vi abbia preso, ma finalmente ne avete imbroccata una, carissimi designer di GNOME. E non solo l'avete imbroccata, ma in una botta di assoluta modestia state cercando di farla passare coime una cosa assai piccolissima, una facezia che "si ma che ci vuole". In realtà io sono felice che finalmente qualcuno si sia accorto, alla beta di GNOME 3.2, che effettivamente un desktop con quel difetto nel 2011 fa ridere i polli: finalmente, dopo anni di richieste, di preghiere, di feature request, ci avete portato ciò che chiedevamo.

Avete finalmente dotato gli stramaledetti bordi arrotondati di antialiasing. Finalmente non dovrò più sentirmi una dannata scimmia. Ovviamente il fatto che io stia testando GNOME 3.1.91 è irrilevante. Grazie developers, grazie, dal profondo del cuore.

Piccolo sfogo - careless support

Non importa quanto tu sia veloce nei tuoi click, non importa che tu sia un hacker abilissimo, non importa che la tua presenza online sia così massiva e influente che l'indice della tua pagina di Klout riporta degli asintoti verticali.

Non importa l'indice in borsa, non importa il bacino d'utenza, non importa lo scheduling, non importa che a capo del progetto di manutenzione ci sia un individuo più o meno idiota, tutto ciò è assolutamente irrilevante.

Importa solo il fatto che quando ne avrai la necessità, sia tu un privato o un'azienda che fa della propria presenza sui social media una delle caratteristiche di punta, quando sarà arrivata la resa dei conti, quando il momento della verità si appropinquerà, il tuo account Facebook sarà sempre, irrimediabilmente, non disponibile.

SSH con Android: vediamolo insieme

E mentre Steve Jobs si dimette dal ruolo di CEO di Apple, Android continua ad andare fortissimo, prima di tutto in quanto a marketshare, e poi nel mio cuore perchè, che diamine, è pur sempre Linux. Stavolta quindi vi faccio vedere un paio di trucchi carini su come sfruttare il nostro super robottino mentre siamo in movimento per svolgere task su macchine remote, o meglio ancora, iniziare a paciugare sul nostro terminale da remoto, magari dalla nostra workstation, semplicemente perchè non abbiamo voglia di alzarci.

Ovviamente, un piccolo disclaimer iniziale: oltre a non essere responsabile se rompete il vaso cinese di vostra nonna con un SSH sulla porta sbagliata (o sull'IP sbagliato), le applicazioni che elencherò e le piccole procedure che andrò a spiegare richiedono root. Non obbligatorio eh, ma certo vi sarete accorti che soprattutto con la Bash presente sul vostro piccolo linuxfonino, senza permessi di amministratore potete fare ben poco.

Android → Unix

Per la parte Android to Unix, o in generale qualsiasi macchina che abbia installata una Secure SHell, parte che si rivela la più semplice, basta un'applicazione che andiamo a reperire sul Market, di nome ConnectBot. Tramite ConnectBot possiamo tranquillamente collegarci al nostro computer in SSH, inserendo gli opportuni parametri in fase di configurazione, molto breve, del programma. Un paio di passaggi, e se l'installazione di OpenSSH che abbiamo funziona decentemente saremo subito dentro. Ci sono un po' di barbatrucchi da studiare, come i metodi per intimare dei keyboard interrupt su una QWERTY a schermo che non è dotata di CTRL, ma tutto si fa e a tutto c'è rimedio. Basta aprire il comodo foglietto illustrativo che è possibile invocare dal menù.

Android ← Unix

Per quanto riguarda la parte inversa, ossia agire dalla macchina sul terminale Android, c'è una pratica applicazione che possiamo scaricare, chiamata SSHDroid. Normalmente non richiede root, e non ho avuto modo di testarla con dei privilegi ristretti, ma quello che consiglio è di eseguire comunque il rooting del device prima di usarla, non per altro, ma perchè sicuramente facendola girare sotto root si acquisiscono maggiori privilegi sul sistema. Le indicazioni sono tutte contenute nell'applicazione: c'è anche la possibilità di eseguire il pairing GPG, di impostare una password per l'autenticazione diversa da quella ridicola di default ("admin", tanto per cambiare), e di fare un sacco di altre cose interessanti, di quelle che si fanno di solito in fase di configurazione di un server SSH insomma.

Una volta preparato il tutto, vi basta connettervi in SSH usando root@ip-del-device, come dice anche l'app stessa, e siete dentro, a posto. Se invece volete provare qualcosa di esotico e vi trovare per caso un terminale con una CyanogenMod installata, potete attivare il server SSH integrato nella ROM seguendo questo pratico tutorial sul wiki ufficiale. Non lo consiglio dato che comunque SSHDroid è una scelta più immediata, ma sicuramente può essere interessante, nonchè integrata in maniera migliore come soluzione.

Bene. Mi aspetto che dopo questo articolo, tutti voi andiate a ravanare in SSH sui vostri androidi per fargli sognare tante pecore elettriche. :D

Caino Fest 2011 - la meraviglia

Ciò che ho passato negli ultimi giorni è stato uno degli eventi più belli che io abbia mai vissuto, da che ho memoria, in questo lungo anno che tra qualche mese si accingerà a volgere al termine. Ho infatti fatto un salto nelle terre ciociare in verità poco distanti da casa mia, per passare un paio di meravigliosi giorni con Federico aka Killeader in occasione della Caino Fest 2011. Tanto verde, tanta musica, e soprattutto tanto hacking, cosa che non mi sarei mai aspettato, hanno caratterizzato il tempo che abbiamo speso insieme; c'è stata l'occasione di dimostrarsi forti delle proprie conoscenze, e soprattutto non sono mancati i momenti riderecci in cui tentavamo di accendere aggeggi con il cablaggio sbagliato o l'alimentazione staccata.

Il delirio: Windows != routing

La prima sera, dato che Federico disponeva di questo bel router US Robotics, abbiamo tentato l'impossibile cercando di portare una connessione da una penna Vodafone a tutta l'area del festival. Cosa fattibile in cinque minuti in Unix, ma tra lo USR e la penna 3G c'era di mezzo un PC Windows da cui far passare i pacchetti: dopo circa un'ora e mezza, due ore forse, di smanettamento, siamo riusciti solamente a ottenere di pingare qualche host interno. A questo punto abbiamo smontato tutto, e come da buona filosofia KISS, abbiamo messo al posto della macchina Windows un Macbook, il quale con la potenza di qualche click e l'attivazione della condivisione della connessione ha risolto il problema. Ovviamente la stessa cosa sarebbe stata possibile con Ubuntu (o una qualsiasi distro Linux), e la creazione di un hotspot wifi tramite NetworkManager. Unix powah :D

C'è da dire che poi abbiamo scoperto che cercavamo di infilare il cavo ethernet nella WAN anzichè nella RJ45 indirizzata alla LAN, ma queste sono quisquilie, dato che comunque una volta corretto il tiro non funzionava comunque una mazza.

Le cose mistiche: uno USR come repeater

Vincitori, abbiamo poi provato con l'access point casalingo a ripristinare la precedente configurazione, ossia quella secondo cui da un gateway posto al piano di sopra, il segnale arrivava fino allo USR di cui ho scritto e veniva ripetuto un po' in ogni dove coprendo tutto il copribile. Ora, non so se c'entra il fatto che io ripercorrendo i passi che avevamo svolto in precedenza abbia anche disattivato il firewall del repeater, ma per più di 24 ore quel maledetto coso abilitando solamente il WDS tra i due trasmettitori e disabilitando il DHCP sul ripetitore, non ha voluto saperne di andare. Poi ho usato la Forza il giorno dopo ed è andato tutto a posto, come ci si aspetta da dei veri Jedi.

Nel frattempo, ho anche mostrato al buon Federico che era così gentile da ospitarmi nella sua magione, che smanettare un terminale Android è qualcosa di veramente semplicissimo: root e custom ROM nel giro di circa un quarto d'ora, accorciando di un po' i tempi morti dovuti alla banda non proprio prestante.

Il contorno

Nel contorno bucolico di Roccasecca e Aquino abbiamo avuto tante esperienze di hacking, quello vero. Abbiamo per esempio confrontato, ad un orario improbo, la struttura della rete Internet con la rete di neuroni appartenente al cervello umano, e il fatto che tale tecnologia manchi per ora di autocoscienza. Insieme a questi discorsi filosofici, c'è stata tanta musica: in particolare voglio ringraziare i Wora Wora Washington con cui mi sono fatto una bella chiacchierata, e che sul palco del festival sono stati veramente magnifici.

Ho anche vinto la maglia del Caino Festival! Eccola qua:

Doveva essere del mayor della venue su FourSquare al termine dell'evento, e ovviamente io non ho perso occasione per crivellare il post di checkin, anche se sono stato battuto all'ultimo da una persona dello staff... tuttavia la maglia l'ho presa io lo stesso perchè i checkin dello staff non valevano :D

Affianco alla musica e a tutte le persone meravigliose che ho conosciuto in questo piccolo soggiorno ciociaro, il mio ringraziamento più grande va ovviamente a Federico e alla sua famiglia, di una dolcezza assoluta e di una nerditudine senza pari: il sensore di movimento che fa accendere le luminarie della veranda è qualcosa che non avevo mai visto e che ci tengo a replicare quanto prima. In seconda battuta ma assolutamente non per importanza voglio menzionare: Davide, perchè è troppo un figo e finalmente dopo anni di chatteria siamo riusciti a vederci e a mangiarci un paninozzo insieme, e Jose che non conoscevo ma che adesso conosco (lapalissiano.) e mi tengo stretto assolutamente. Un grazie anche a Manuel, con il quale abbiamo scoperto di aver passato almeno due ore della nostra vita gomito a gomito, pur non rendendoci conto l'uno dell'altro. In sua difesa, il soggetto ha detto:

Ah ma quindi eri tu il capellone con la maglietta di Wikipedia!

E poi ovviamente un invito: durante questo periodo dell'anno, informatevi per il Caino Fest 2012, perchè è un'iniziativa che merita veramente tanto, nella quale c'è prima di tutto il cuore di tutti coloro che la organizzano, con fondi propri.

Stay rock!

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