Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Punti esclarrogativi

Totem è un po' il software piccolo e nero di tutta la suite messa a disposizione dal team di GNOME. Nessuno lo vuole, lo si bistratta, ed effettivamente con qualche opzione in più sarebbe un pelo meglio; dei tentativi di dropparlo e farlo cadere in disgrazia parlerò in seguito, questa sera mi preme semplicemente porre l'accento su un fattore estetico. Non avevo ancora aperto il player in questione infatti, ma stasera per caso mi sono ritrovato a farlo, in particolare per ascoltare un brano audio che mi ha fatto ridere molto.

Ebbene, ho trovato sul mio desktop dopo qualche secondo qualcosa di questo genere:

Ora, comprenderete il mio stato d'animo. Un programma che non segue Adwaita ma ne adotta una variante di colore scuro? C'è qualche developer che sa spiegarmi se è un bug dovuto al fatto che stasera è Sabato 17, oppure è veramente così e si è deciso di cominciare a differenziare le finestre?

(Nello screenshot non c'è il brano che mi ha fatto ridere ma una canzone molto triste, niente di che.)

Torno a casa lesso

Mentre tutti parlano di Windows 8, di questa benedetta developer preview che è uscita scatenando pareri discordanti tra il "che cagata pazzesca" e il "lo amo fottutamente", io invece voglio narrarvi di qualcosa di diverso. Di qualcosa di trascendente, di sacro quasi. Voglio parlarvi di GNOME 3.2. È vero infatti che da una settimanella ormai ho installato la 3.1.90 sulla mia Arch Linux, grazie ancora una volta a [gnome-unstable], e l'impressione di fondo è che finalmente cominciamo ad avvicinarci a quello che dovrebbe essere un ambiente desktop funzionale e a prova di schizzinoso.

Quello che ho potuto notare sin da subito è stato finalmente che Mutter non consuma più la pletora di risorse di un tempo, anzi: è stato nettamente alleggerito per permettere anche ai meno abbienti di non sclerare appresso al banale dragging di una finestra;anche la modalità Activities sembra molto migliorata, tant'è che finalmente non faccio più fatica con la mia VGA dell'anteguerra a gestire i workspace virtuali, anzi, è tutto molto molto migliorato all'insegna dell'usabilità e soprattutto delle prestazioni anche in un campo un po' ristretto come quello delle schede video d'annata (o poco prestanti).

Documents mi va in segmentation fault. Online Accounts è meraviglioso, ma ancora non sono riuscito a fargli sincronizzare i contenuti con quello che voglio io; in particolare, Contacts rimane miserevolmente vuoto nonostante il tic su ON per l'importazione da Google. Peccato :(

La sensazione generale, comunque, è di una rinnovata leggerezza, e soprattutto di una ventata di novità nel panorama Linux desktop, non in quanto interfaccia, ma in quanto applicazioni cloud oriented e gestione di finestre particolari come quelle di GIMP che godono di simpatiche proprietà di visualizzazione, anche se purtroppo anche GNOME Shell non può fare niente contro l'annoso problema del focusing dei pannelli flottanti. Il giorno che questo verrà risolto probabilmente io sarò già morto, ma dato che addirittura con una delle ultime release è arrivato l'antialiasing sui bordi arrotondati delle finestre, allora probabilmente c'è speranza per tutti. Anche per quelli che hanno la scheda video che fa cagare, come il sottoscritto.

Il resto delle impressioni è un po' come quello che ho scritto su OneOpenSource urlando di giubilo vedendo che il mio computer non diveniva più un ferro bollente solo per fare quattro animazioni, quindi insomma... mi sento pronto a ridivenire uno GNOMEr, anche se non proprio a tutti gli effetti, ma forse di questo vi parlerò un altro giorno. Ciò che è importante è che sinora, con la mia GNOME Shell, sono abbastanza soddisfatto nel complesso. E mi sento un po' come essere tornato a casa, come il figliol prodigo che è stato lontano tanto tempo e infine viene festeggiato.

E l'antialiasing sui bordi delle finestre è il mio vitello grasso.

Conquista proletaria

Non so cosa vi abbia preso, ma finalmente ne avete imbroccata una, carissimi designer di GNOME. E non solo l'avete imbroccata, ma in una botta di assoluta modestia state cercando di farla passare coime una cosa assai piccolissima, una facezia che "si ma che ci vuole". In realtà io sono felice che finalmente qualcuno si sia accorto, alla beta di GNOME 3.2, che effettivamente un desktop con quel difetto nel 2011 fa ridere i polli: finalmente, dopo anni di richieste, di preghiere, di feature request, ci avete portato ciò che chiedevamo.

Avete finalmente dotato gli stramaledetti bordi arrotondati di antialiasing. Finalmente non dovrò più sentirmi una dannata scimmia. Ovviamente il fatto che io stia testando GNOME 3.1.91 è irrilevante. Grazie developers, grazie, dal profondo del cuore.

Piccolo sfogo - careless support

Non importa quanto tu sia veloce nei tuoi click, non importa che tu sia un hacker abilissimo, non importa che la tua presenza online sia così massiva e influente che l'indice della tua pagina di Klout riporta degli asintoti verticali.

Non importa l'indice in borsa, non importa il bacino d'utenza, non importa lo scheduling, non importa che a capo del progetto di manutenzione ci sia un individuo più o meno idiota, tutto ciò è assolutamente irrilevante.

Importa solo il fatto che quando ne avrai la necessità, sia tu un privato o un'azienda che fa della propria presenza sui social media una delle caratteristiche di punta, quando sarà arrivata la resa dei conti, quando il momento della verità si appropinquerà, il tuo account Facebook sarà sempre, irrimediabilmente, non disponibile.

SSH con Android: vediamolo insieme

E mentre Steve Jobs si dimette dal ruolo di CEO di Apple, Android continua ad andare fortissimo, prima di tutto in quanto a marketshare, e poi nel mio cuore perchè, che diamine, è pur sempre Linux. Stavolta quindi vi faccio vedere un paio di trucchi carini su come sfruttare il nostro super robottino mentre siamo in movimento per svolgere task su macchine remote, o meglio ancora, iniziare a paciugare sul nostro terminale da remoto, magari dalla nostra workstation, semplicemente perchè non abbiamo voglia di alzarci.

Ovviamente, un piccolo disclaimer iniziale: oltre a non essere responsabile se rompete il vaso cinese di vostra nonna con un SSH sulla porta sbagliata (o sull'IP sbagliato), le applicazioni che elencherò e le piccole procedure che andrò a spiegare richiedono root. Non obbligatorio eh, ma certo vi sarete accorti che soprattutto con la Bash presente sul vostro piccolo linuxfonino, senza permessi di amministratore potete fare ben poco.

Android → Unix

Per la parte Android to Unix, o in generale qualsiasi macchina che abbia installata una Secure SHell, parte che si rivela la più semplice, basta un'applicazione che andiamo a reperire sul Market, di nome ConnectBot. Tramite ConnectBot possiamo tranquillamente collegarci al nostro computer in SSH, inserendo gli opportuni parametri in fase di configurazione, molto breve, del programma. Un paio di passaggi, e se l'installazione di OpenSSH che abbiamo funziona decentemente saremo subito dentro. Ci sono un po' di barbatrucchi da studiare, come i metodi per intimare dei keyboard interrupt su una QWERTY a schermo che non è dotata di CTRL, ma tutto si fa e a tutto c'è rimedio. Basta aprire il comodo foglietto illustrativo che è possibile invocare dal menù.

Android ← Unix

Per quanto riguarda la parte inversa, ossia agire dalla macchina sul terminale Android, c'è una pratica applicazione che possiamo scaricare, chiamata SSHDroid. Normalmente non richiede root, e non ho avuto modo di testarla con dei privilegi ristretti, ma quello che consiglio è di eseguire comunque il rooting del device prima di usarla, non per altro, ma perchè sicuramente facendola girare sotto root si acquisiscono maggiori privilegi sul sistema. Le indicazioni sono tutte contenute nell'applicazione: c'è anche la possibilità di eseguire il pairing GPG, di impostare una password per l'autenticazione diversa da quella ridicola di default ("admin", tanto per cambiare), e di fare un sacco di altre cose interessanti, di quelle che si fanno di solito in fase di configurazione di un server SSH insomma.

Una volta preparato il tutto, vi basta connettervi in SSH usando root@ip-del-device, come dice anche l'app stessa, e siete dentro, a posto. Se invece volete provare qualcosa di esotico e vi trovare per caso un terminale con una CyanogenMod installata, potete attivare il server SSH integrato nella ROM seguendo questo pratico tutorial sul wiki ufficiale. Non lo consiglio dato che comunque SSHDroid è una scelta più immediata, ma sicuramente può essere interessante, nonchè integrata in maniera migliore come soluzione.

Bene. Mi aspetto che dopo questo articolo, tutti voi andiate a ravanare in SSH sui vostri androidi per fargli sognare tante pecore elettriche. :D

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