14 Oct 2011
Stamattina ero bloccato nel traffico ed effettivamente mi ha colto un pensiero non indifferente, sia in quanto a contenuto che come momento epifanico-catartico.
Ho pensato infatto che le trecce figherrime interoperabili dei cosi blu di Avatar siano il miglior esempio di standard de facto applicato al plug and play che si sia mai visto nella storia del cinema.
Ora potete menarmi.
11 Oct 2011
Apro Wikipedia e controllo un po' di cose.
Ventuno è il numero naturale dopo il 20 e prima del 22. È un numero difettivo. È l'ottavo nella successione di Fibonacci. Servono almeno ventuno quadrati distinti per comporne uno grosso. È numero ottagonale, fortunato, nonchè di Harshad.
L'alfabeto italiano ha ventuno lettere, ventuno poi è anche la porta raccomandata per FTP.
Ma soprattutto è il numero dei miei anni oggi: questo nuovo genetliaco porta tanta roba con sé. Il primo grosso regalo mi è già arrivato: con il lancio di Hopen, ho cominciato a pensare di potercela davvero fare, e da quel venerdì sera credo di aver capito tantissime cose su come funziona il mondo e soprattutto su come funziono io. Oltre il boot meeting di Hopen, che è un progetto in cui sto davvero mettendo me stesso, sono giunte soddisfazioni anche dalla vita universitaria; un'opinione forte sul sottoscritto di un paio di prof la cui stima mi rende davvero felice, nonchè poi il resto. È stato un anno ricco, infatti: ho fatto tanti test, tante prove, tante recensioni e mentre avevo vent'anni ed ero giovane e forte ho anche (e continuo) scritto fiumi di parole su OneOpenSource, con quel santo di Matteo a sopportare i miei scleri. Ma, oh, che ci volete fare, è il genio dell'artista.
Ventuno. Dio mio. Ventuno.
09 Oct 2011
Oggi mi sono trovato per qualche minuto senza avere niente da fare, attendendo che venissero completati dalla mia macchina vari task (imparate: l'automazione è la cosa più bella che l'essere umano abbia inventato); così, ho deciso di impiegare una trentina di secondi per mandare in esecuzione un debootstrap su una partizione vuota ed installare a manina Oneiric, cosa che viene fatta in circa cinque minuti, più due di setup finale, avendo a disposizione una buona banda e residuati bellici di ben dell'intelletto.
Quando è stato tutto pronto ho fatto il primo boot e ho messo le mani sulla distro: non c'è dubbio che Canonical come ho detto più volte stia facendo un buon lavoro, e se uso Arch Linux è solo per il mio stranoto sadomasochistico fustigazionismo nerd; Unity risulta ben curata, assolutamente coesa, e in grado di offrire un'esperienza utente decisamente superiore, ove possibile, se confrontata con quella della precedente versione della distro africana. L'uso del branch di sviluppo di Compiz comporta la morte civile in caso di smanazzamento dei settaggi, ma poco male. Sono dell'idea infatti che un paio di bacchettate sulle mani ai troppo smanettoni ci vogliano... e con questo non intendo dire che sono favorevole all'assoluta mancanza di configurabilità che impera sovrana in GNOME 3.0. GNOME 3.0 che si presenta alla base dell'ambiente grafico di questa piccola neonata ancora nella pancia della mamma come qualcosa di monolitico ma immensamente patchato per certi aspetti, come la gestione energetica e tante altre piccole cose che ne fanno una versione riveduta e corretta al gusto arancio, e che sinceramente a me non dispiacciono per niente, dato che comunque si sacrifica un pezzetto della vision dei designer GNOME per inserire qualche funzionalità comunque non troppo invasiva rispetto alle HIG e in ogni caso funzionale.

Quello che ho potuto notare è stata una piccola regressione delle prestazioni di Compiz nel dragging delle finestre e nel disegno dei widget grafici, cosa che si è poi scoperto dipendere ovviamente dalla mia scheda video imbarazzante ma soprattutto dal doppio monitor: su monitor singolo con una risoluzione più umana infatti il comportamento era normale, mentre nella gestione di due testate visuali improvvisamente il mio compositing preferito diventa rosso e comincia a balbettare. Gliel'ho detto che non dev'essere timido, ma credo non ci si possa far niente. E io però col PC devo lavorarci, per tutti i santi; possibile che addirittura Mutter abbia bissato Compiz 0.9 in quanto a performance sul dragging? Ma non è nemmeno immaginabile. Eppure accade.
A parte questo, un altro aspetto molto fastidioso è stato il non poter invocare il pannello di Unity una volta impostato a scomparsa: non voleva proprio più emergere dal lato sinistro dello schermo ._.

Fortunatamente, con un paio di moine e qualche carezza sexy sul tasto super hanno fatto comparire la dashboard, e da li ho poi potuto cominciare a lavorare regolarmente: peccato che ad ogni boot mi tocchi fare questa cosa ridicola di dover andare a ripescarmi la dock dentro la dashboard perchè non ne vuole sapere di venir fuori da sola finchè non apro un programma.
Per il resto, tutto molto bello: ovviamente GNOME 3 atterra qualsiasi altro DE, tralasciando la questione GNOME Shell che è parecchio controversa (anche nella mia testa, il mio emisfero sinistro la odia e quello destro la ama); Nautilus tra le riscritture di GNOME Foundation e le patch di Canonical è diventato veramente un bel pezzo di gnoc software. Stesso dicasi per qualsiasi componente della distribuzione, come il Software Center: semplicemente orgasmico, oltre che scattante e non più pachidermico come suo nonno della versione 11.04.
Fortemente consigliato l'update, ASAP se siete persone che vogliono smanettare, con diciassette giorni (circa) di delay se siete utenti che invece con il PC ci fanno anche altre cose oltre lo smanetto. Daje.
03 Oct 2011
Quest'oggi stavo firmando delle cose per lavoro e non mi sono accorto subito del putiferio che si stava scatenando in rete; da stamattina infatti Nonciclopedia ha chiuso, e non ha chiuso per fare i lavori in soggiorno e divenire più grande e più bella di prima, bensì come autocensura di protesta da parte degli amministratori per via di azioni intimidatorio/simil-processuali intraprese da... Vasco Rossi. Dopo la gran brutta figura fatta poco tempo fa in cui praticamente anche mia cugina di sette anni poteva dargli lezioni sull'uso dei social media, la sedicente - e solo "sé", perchè nessuno a parte lui penso sia dicente che egli rivesta qualcosa di simile al ruolo di - rockstar ha visto che questo sito praticamente sconosciuto (o no? :D) riportava cose poco carine sul suo conto e, come il miglior Sheldon Cooper a cui bisogna spiegare il sarcasmo prima che possa capire una battuta, ha deciso di prendere provvedimenti.
Poteva farsi una risata, poteva mandare a quei poveri uomini di Nonciclopedia una torta, poteva comportarsi in mille maniere, ma ha deciso per quella che da buzzurro quale è gli si confà alla perfezione: tirare una piazzata notevole in campo legale, facendo il bullo coi più piccoli (e i conti senza l'oste ma questa è un'altra storia). Ovviamente è tutto documentato sia su Facebook da persone che dovrebbero fargli da social PR ma che in realtà sanno solo peggiorare l'effetto valanga che si è venuto a creare, che su Nonciclopedia stessa, la quale reca un diario più o meno aggiornato degli eventi e delle impressioni.
Il risultato di questo gesto, che denota una pochezza infinita e un'infima conoscenza della rete sia da parte di Rossi in prima persona, che di coloro che gli stanno a fianco per assisterlo a fare la socialstar mancata, dato che comunque Nonciclopedia ormai è un sito simbolo dei tempi e qualcosa di più che famoso, si palesa in questo modo: #vascomerda a tratti in top five dei trending topic mondiali, caterve di insulti, su praticamente qualsiasi piattaforma, e soprattutto una pagina, messa su non so da chi e non so come, che però in qualche ora e rotti di attività ha superato i centomila fan e continua a fagocitare iscritti ad una velocità impressionante.
Complimenti Vasco, bellissima opera di personal branding. Un lavoro coi fiocchi veramente studiato, preciso e puntuale.
22 Sep 2011
È iniziato tutto tempo fa: Simone mi telefona, e mi dice: "Lo sai, stavo pensando a una cosa, in Italia non esiste alcun punto di riferimento per quello che riguarda l'open culture". Effettivamente lo pensavo anch'io da un po' di tempo, così pensa che ti ripensa abbiamo deciso di mettere su un bell'ambaradan che, più che generare riverbero all'interno della cricca di soliti noti che nel panorama italiano si occupano di questo, li riunisca sotto un solo tetto per poi generare una eco che pervade il paese su questi temi che, d'importanza cruciale e chiacchierati in tutto il mondo, da noi sono sempre più spesso sottostimati e accantonati in favore di politiche di stampo muffito, vecchie sin nel midollo.
Hopen quindi, l'incrocio delle parole hope e open, è il nome di questa nostra iniziativa (ambiziosa senz'altro ma non impossibile) che si prepone il fine didascalico di sensibilizzare chiunque voglia porgere orecchio sui temi verso cui sta virando il mondo intero: sostenibilità, open design, open data, consumo collaborativo e ovviamente ultimo, ma non per importanza, l'open source, che è poi un po' il motore immobile di ciò che abbiamo in mente; se è vero infatti che ormai l'approccio "aperto" viene adottato in una moltitudine di campi assolutamente tra i più disparati, comunque ciò che ha dato il via a tutto, ciò che ha mostrato come un nuovo mondo fatto di cooperazione e rapporti tra le persone fosse possibile, è stato proprio il movimento open source, a cui tutti dobbiamo molto.
Quindi, per concludere, invito tutti a leggere il guest post di Simone sul blog di Estrogeni, che illustra l'iniziativa meglio di me: il 7 Ottobre ci si vedrà per un primo meeting che metta a fuoco la situazione, una tavola rotonda senza assolutamente nessuna pretesa, per ora. Chi volesse partecipare, trova qui molti dettagli ed un modulo per segnalare la propria presenza.
It's time to rock this stage.
Dimenticavo, l'hashtag ufficiale è #hopen11. Stay tuned.