15 Dec 2009
E sia cosí. Del quinto ora ti parlo,
che alle porte Borrèe presso ha le schiere,
al quinto posto, vicino alla tomba
del rampollo di Giove, Anfíone. Giura
per la sua lancia, in cui confida, e piú
del Dio l'onora, e piú di sue pupille,
che struggerà la rocca dei Cadmèi,
a dispetto di Giove. Cosí grida
questo germoglio di montana madre,
uomo e fanciullo, vago volto, e or ora
su le sue gote cresce la lanugine:
fitta, ché il sevo dell'età la spinge,
gèrmina. È il nome verginal; ma egli,
animo crudo, truce sguardo, sta
contro la porta, e non da vanto immune.</p>
Nei giorni scorsi non ho aggiornato il blog riguardo la compra del netbook. Ebbene, alla fine ce l'ho fatta, e delle avventure per ottenerlo darò racconto poi; Giusto due minuti, adesso, per postare che il piccolo è arrivato, è a casa, sano e salvo, ed il suo nome sarà Anfìone, piccolo ma valoroso.
Questi sù sono i versi riferiti all'eroe (e al netbook), presi, come mio solito, dai Sette contro Tebe :)
14 Dec 2009
Io in realtà amo la domenica, anzi, senza in realtà, amo la domenica. Solo che certe cose ti fanno venire un nervoso, ma un nervoso, che più nervoso non si può; e allora, sentite qua che m'è successo.
Da qualche giorno, vedendo che l'HTC Dream non era più disponibile sullo store online del mediaworld, avevo deciso di buttarmi sull'acquisto di un netbook che prima di tutto avrebbe soddisfatto una mia effimera voglia, ed in seconda fase (ma badate bene, solo seconda), avrebbe anche dato una mano alla mia vita universitaria.
Il prossimo semestre infatti inizierò Fondamenti di Informatica, che in parole povere consiste in tante slide, tanto PC e un manualone di C (a quanto ho capito) da imparare. Orbene, portarsi quattro chili di notebook in università ogni giorno non fa bene alla mia schiena, tantomeno al mio morale, tantomeno al tizio davanti che si deve sorbire le emissioni di aria calda dalla ventola sul retro.
Per questo motivo ho deciso di cambiare target dell'acquisto, e mi stavo giustappunto decidendo su un bel Packard Bell rosso, in alternativa nero, in alternativa un Aspire One carino. E con il Packard Bell rosso c'era anche il mouse figo wireless in bundle.
Ma. Ma. Ma. C'è un ma. Mah. No, proprio ma, non mah.
Giustappunto, ma. Ma mentre facevo l'ordine, qualcosa non è andato per il verso giusto. Il prodotto costa tot, applico i miei buoni, il prezzo scende vertiginosamente, e mi preparo a clickare l'ultimo bottone, per mandare in consegna l'ordine e cominciare a fantasticare sull'hostname. È qua che mi aspettava il gramo fato; clicko, comincio a dire "SSS... NNNNOOOO!!!" Perchè era apparsa una finestrella maledetta, che come a prendersi gioco delle mie cervella, mi diceva di andare a controllare la disponibilità del prodotto.
La sorpresa è stata infausta e terribile: il prodotto, fino a pochi minuti prima disponibile, era esaurito.

A questo potete tranquillamente sommare il senso di frustrazione dato dal mio servizio di hosting, il quale, in questa domenica assolata-mica-tanto, ha deciso di rendermi irreperibile il sito principale e, ovvia conseguenza, tutti i sottodomini. In realtà io questo post lo sto scrivendo con PyRoom (di cui ho già parlato), sul mio desktop, anzichè beatamente online sulla dashboard con l'autosalvataggio delle bozze. Quindi, se va via la corrente, ve la prendete in quel posto perchè non c'ho voglia di riscrivere tutto 'n antra vorta.
Orbene, ho lasciato la mia mail per essere notificato di un ipotetico ritorno del netbook prescelto, visto che come lui mi ha lasciato a piedi anche l'Aspire One, e l'unico rimasto quindi è il Packard Bell nero.
Packard Bell nero che però non vorrei acquistare al posto del rosso per il semplice fatto che ha il monitor più bruttino, potrebbe, e dico potrebbe, avere una orrenda protuberanza dietro, e non mi ci danno il mouse fighissimo in bundle. Indi per cui poscia, non voglio pagare lo scotto di una scelta affrettata, me ne sto qua, e aspetto. E vado di refresh compulsivo.
P.S.: Lo so che questo post è più da blog personale, ma dato che si parla comunque di scleri teNNoloGGici, beccatevelo qua.
11 Dec 2009
Troppo tempo che non scrivevo qualcosa di abbastanza acido, devo per forza dire cattiverie contro qualcuno. E quel qualcuno oggi è quel bimbominkia che ha pensato bene di uppare degli script malevoli in forma di pacchetto .deb su Gnome-Look, convinto che nessuno lo avrebbe sgamato.
Immediatamente sono scattati tutti sull'attenti: oh minchia, i nostri sistemi sono più vulnerabili di quello che pensiamo, improvvisamente la nostra "sicurezza" (ma di sicurezza poi si parla? Boh.) è a rischio, siamo vittime dei cracker cattivi, dei fautori di malware, non siamo al sicuro dall'Ombra nemmeno su Linux.
Subito si sono allarmati tutti, dicendo che siccome i virus sono stati scoperti in più di un esemplare, allora c'è un'organizzazione dietro che mira alla conquista dei nostri sistemi, che tutto collasserà, che Linux è preda facile dei virus, e altre cose simili di cui non sto qui a narrare.
Ebbene, voglio spendere qualche parola su questo caso. Guardate il grafico qui sotto da me mirabilmente disegnato, che illustra il numero, con cifre e proporzioni approssimative, dei virus per Linux e di quelli per il sistema operativo di coso lì, come si chiama, Redmond.

Ora, come potete vedere, anche senza una stima esatta si riesce ad evincere dal grafico che Linux conta ancora meno codice malevolo della controparte-che-costa-di-più (tipo pubblicità del detersivo); quegli script sono stati scritti da un bimbominkia brufoloso di 14 anni che ha pensato bene di farne un deb e vedere il genio che lo avrebbe installato, ignaramente. Ora, un malware (si, malware, per ora lo chiamo così, dopo parlerò anche di questo) che si rispetti, come minimo intasa il PC di cacca, si riproduce e manda i suoi figlioletti in altri computer. Nel caso di questo vairus invece le cose sono ben diverse. Non ho conosciuto ancora qualcuno che sia stato infettato da questo pericolosissimo esemplare di script bash che rimuove un file di qua e un file di là.
Eh si. Alla fine faceva solo questo. Niente DDoS. Come niente DDoS? Niente DDoS.
A voi le conclusioni, bella gente.
Enjoy Linux, installate meno roba esterna (ve lo ricordate il caso del repo di Treviño no?), e vivete felici. C'è una ragione per cui le distribuzioni sconsigliano l'installazione di package esterni ai repo; oggi l'avete scoperta.
01 Dec 2009
Mi rendo conto di star postando pochissimo in questi giorni, quando invece di spunti ne trovo a bizzeffe; garantisco che tornerò a bomba con qualcosa di figo.
Per il momento però, ci terrei a scrivere un piccolo post sulla questione di Android su HTC G1: ormai si sa, HTC non ha, almeno per ora, portato Android 2.0 Eclair sui suoi smartphone modello Dream e Magic. Siccome io sarei interessato all'acquisto di un Dream prossimamente (e aspettatevi parecchi post su Android in quel caso), sto seguendo parecchio da vicino la vicenda del porting su G1 della versione 2.0 del nostro robottone preferito, e oggi ha balenato nel flusso di Twitter questo update del buon Steve, in arte Cyanogen:

Che dire, non posso che esserne felicissimo, dato che il porting procede a gonfie vele :mrgreen:
22 Nov 2009
In questi giorni ho deciso di cominciare una guida più o meno completa ad un comando che purtroppo, nel mondo degli smanettoni "non avanzati", è poco conosciuto; si tratta di chroot.
Infatti, tra un impegno ed un altro, mi sono accorto sul forum di Arch Linux, e non solo, di dover fornire spiegazioni riguardo questa utility, che non è, d'altronde, ricca di documentazione e spiegata come vorrei (e come vorrebbero). :P
Innanzi tutto, una breve introduzione: chroot serve per entrare in una data directory provvista di filesystem Unix e, all'interno di questa, bash, per sfruttarla alla stregua di una vera e propria directory radice, allo scopo di eseguire programmi o riparare, come mi è successo spesse volte, problemi vari. Nello specifico, mi sono trovato a spiegare chroot nell'ambito della risoluzione di problemi legata a sistemi che, in circostanze varie, non eseguono correttamente la procedura di boot, per cui non ci si può loggare all'interno del sistema per riparare i danni.
Chroot quindi, oltre che una utility per scopi più o meno noti, può servire da trucchetto d'emergenza per riparare al fatto di aver fatto una razzata; spesso si sente dire "Linux va formattato solo in caso di problemi gravissimi". Ebbene, questo è falso, perchè in caso di problemi gravissimi abbiamo il nostro chroot pronto a darci una mano in qualsiasi circostanza :D

Ma vediamone per bene il funzionamento: innanzi tutto, abbiamo bisogno, come ho detto su, di una subdirectory con un filesystem Unix e la bash installata; nel caso in cui dovessimo riparare dei danni, la nostra partizione target può diventare facilmente una subdirectory del sistema operativo che stiamo utilizzando tramite una semplice operazione di montaggio. Creiamo quindi il punto di aggancio:
sudo mkdir /media/target
E montiamo, finalmente, il nostro pseudo-filesystem, o la partizione bersaglio dei cambiamenti che vogliamo effettuare, legandolo in questo modo alla nostra root reale.
mount /dev/sdaX /media/target
A questo punto, se vogliamo solo modificare dei file senza compiere operazioni che interessino i dispositivi o i dati presenti in /proc, possiamo anche saltare il montaggiodi altre parti del nostro sistema base nel sistema bersaglio. Però, c'è un però.
Però, se vogliamo compiere operazioni come un aggiornamento, che interessa ovviamente alcuni dati di /dev e alcuni dati di /proc, conviene rendere disponibili queste informazioni al sistema ospite; come fare? Tramite altri due comandi di montaggio, il primo che riguardi la directory /dev, e l'altro che interessi /proc: in questa maniera rendiamo leggibili le informazioni riguardo l'hardware della macchina al sistema ospite, che potrà, in parecchi casi, averne bisogno. Per esempio per una ricompilazione del kernel. Per esempio.
Ordunque, andiamo a montare /dev con alcune opzioni che non so minimamente cosa significhino, ma dato che sono scritte sul Gentoo Handbook e le ho usate moltissime volte le prendo per buone :mrgreen:
sudo mount -o bind /dev /media/target/dev
E andiamo poi a montare uno pseudo-proc, almeno da quanto ho capito per via della sintassi di comando leggermente più articolata.
sudo mount -t proc none /media/target/proc
Per una spiegazione completa dei comandi integro il commento del buon Alex Anghelone, che ci dice a cosa serve tutto questo:
Il modulo bind di mount serve per montare un determinato percorso in più punti, un pò come il link simbolico ma molto più potente in quanto viene gestito come una specie di partizione condivisa. Per dire, il repository di arch sul portalinux risiede fisicamente sulla home del tuo utente ma viene montato col modulo bind dentro la doc root del sito per renderla visibile :)
-t proc invece monta il filesystem di tipo proc, sostanzialmente ci hai azzeccato solo che non ti monta uno pseudo-proc, ma un proc vero e proprio solo che lo fai a manella :D quando avvi la tua distribuzione gli script di init danno quel comando li per montarti /proc sul sistema.
A questo punto, siamo pronti. Possiamo tuffarci nel sistema ospite, ed iniziare riparazioni, modifiche, aggiornamenti, installazioni e quant'altro:
sudo chroot /media/target
Come vediamo, il PS1 è cambiato, e rappresenta il .bashrc che abbiamo impostato per l'utente root sulla directory target, nella quale adesso siamo loggati come root e possiamo effettuare ogni tipo di modifica.
Per uscire dalla nuova directory radice, ovviamente, basta un semplice comando exit
;)
In questo modo, si possono far eseguire programmi in una sandbox a prova di bomba, in quanto non condivide nulla, a parte qualche informazione, con la macchina ospitante. Godetevi il vostro chroot, e cominciate a usarlo massivamente per i compiti più disparati. Posso veramente dire: chroot, mai più senza :mrgreen: