Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Io NON sono GNOME.

È uscita ieri la prima release stabile di questo grandissimo ambiente desktop; ovviamente, quando dico "grandissimo", mi riferisco al suo ramo ormai passato, lo stabilissimo, ergonomicissimo, bellissimo GNOME 2.X.

Ho installato ieri GNOME3 sperando di poter cambiare idea sul suo conto, ma a quanto pare il team di GNOME ha deciso che io, da questa release, dovevo essere solo deluso; appena ho visto il processo gnome-shell rubare il 30% della mia CPU per fare anche la cosa più banale, ho deciso che la prossima chance per GNOME avverrà, a meno di miei ripensamenti (e sicuramente con una diversa configurazione del desktop), con il rilascio della 3.2.

Bye bye baby. E lo dico con cordoglio, lo dico da quasi "storico" utente di GNOME 2.X; lo dico da persona che si è sempre trovata bene con GNOME, che era GNOME, e che adesso non lo è più. No.

Io non sono più GNOME.

Eclipse: sostituire XulRunner con Webkit

Da qualche giorno ho avuto problemi di smadonnamenti con la mia bellissima, fidatissima, usercentricissima e bleeding-edge-issima ArchLinux; con l'ultimo aggiornamento di XulRunner infatti, motore grafico utilizzato da più componenti del mio ambiente desktop tra cui Firefox (che non uso abitualmente), Eclipse riscontra dei fastidiosi bachi. Più precisamente, si trova a dover fronteggiare mostri vari quando si trova in condizione di dover far apparire quelle simpatiche finestrelle che ti suggeriscono i nomi delle funzioni.

Ecco, aggiornando XulRunner ho riscontrato questa piccola incongruenza, e nell'attesa che gli adorati sviluppatori sistemino le cose, sono andato a cercare un po' sulla board internazionale, trovando questo piccolo consiglio che riporto di seguito, e che consiste nel cambiare motore di rendering all'interfaccia di Eclipse, basandola non più sulle librerie piuttosto datate che sono alla base di Firefox, bensì su Webkit, motore di rendering di Chrome, Safari, e qualsiasi altro browser che abbia la decenza di preferire tecnologie migliori (haha. :D); basta andarsi a rifinire, armati di coltellino svizzero, il file di configurazione dell'IDE.

Andiamo, da terminale, perchè noi siamo uomini veri, ad editare il file:

sudo nano /usr/share/eclipse/eclipse.ini

Se non volete usare nano potete anche usare vi, a vostro rischio e pericolo. Ora, dentro il file avremo delle righe di questo genere (ve le incollo per assicurarci tutti insieme di aver aperto il file giusto, si sa mai):

-startup
plugins/org.eclipse.equinox.launcher_1.1.1.R36x_v20101122_1400.jar
--launcher.library
plugins/org.eclipse.equinox.launcher.gtk.linux.x86_1.1.2.R36x_v20101019_1345
-showsplash
org.eclipse.platform
--launcher.XXMaxPermSize
512m
--launcher.defaultAction
openFile
-vmargs
-Xms40m
-Xmx768m

Adesso, per sostituire il motore di rendering, basta abilitare l'opzione misteriosamente built-in di Eclipse. Lode agli sviluppatori, che permettono con questa semplice riga di fare il toggle e cambiare agilmente:

-Dorg.eclipse.swt.browser.UseWebKitGTK=true

Salviamo, chiudiamo, uccidiamo Eclipse. Poi riapriamolo. Et voilà :)

Twitter: 5 cose da non fare

Ormai su Twitter ne vedo di cotte e di crude, e sulla mia timeline per quanto io fermi i contenuti molesti scorre sempre qualcosa che non va: piccoli esempi di uso sbagliato del mezzo, che contribuiscono ad aumentare la frustrazione mia e, suppongo di tanti altri utenti che ne fanno uso e che sono costretti ogni giorno ad essere vittime di un flusso di informazioni troppo alto, da filtrare.

Siccome la convivenza serena prevede l'utilizzo di regole, mi sono preso la briga di ritagliare cinque minuti del mio tempo per pensare a cosa non va (essenzialmente nella gente, e non nel mezzo in sé che è perfetto), ed ho stilato un vademecum di cinque cose da non fare assolutamente, perchè sono cose che non interessano a nessuno, o perchè sono banalmente comportamenti non sbagliati, ma estremamente fastidiosi.

Non includere mai in un tweet più di due menzioni (mentions)

In realtà il discorso su questo punto è un po' articolato, tuttavia si può riassumere decentemente in quanto detto sopra. Perchè? Oh, beh, vedo sin troppe persone che, alla stregua del tag su Facebook, tendono a menzionare alla fine di un tweet almeno cinque individui diversi. Ok, niente di sbagliato, no? Peccato che lo spazio per le menzioni si mangi i 140 caratteri in maniera impressionante, e quindi il soggetto sia costretto a dover ricorrere al male dei mali, TwitLonger. Per di più, Twitter in maniera predefinita si occupa di inserire nell'eventuale reply tutti gli utenti menzionati nel tweet precedente, e così il gioco si ripete: TwitLonger (ARGH) come se piovesse, tweet illeggibili per via delle troppe menzioni, frustrazione frustrazione frustrazione e ancora frustrazione. Twitter è stato pensato come qualcosa di immediato, di effimero, di estremamente comunicativo con poche parole.

Il che ci porta diritti al prossimo divieto (che è proprio un divieto vero e proprio, vi ammazzo se lo fate).

Non usare mai Twitter come una chat

Il che ovviamente include anche il corollario: non usare mai Twitter come un posto per fare domande, per quanto puoi. Per quello esiste Quora.

Tornando al punto, è piuttosto fastidioso leggere conversazioni iniziate nella notte dei tempi, e totalmente svincolate dal contesto, nonchè reply piuttosto repentine che invadono la timeline come un parassita e ti fanno uscire fuori di senno. Ok, sono d'accordo, Twitter per supplire in parte al problema della decontestualizzazione ha implementato la vista a thread per ogni messaggio, ma il mezzo non è concepito per una tale aberrazione: le reply sono fatte per brevi scambi di battute, non per chiacchierate interminabili.

Se si vuole chattare pur usando Twitter, si possono usare i DM (messaggi diretti): non invadono la timeline degli altri, preservano la privacy, e con iOS e Android possono addirittura sostituire gli SMS. Dico questo perchè molto spesso si vedono partire reply ad un tweet interessante, del tipo "Sono riuscito ad hackare il mio letto e a trasformarlo in un portabazooka da tavolo", dove c'è scritto "Che hai mangiato a pranzo?". Ecco, anche un po' chissenefrega no?

Perciò, ok rispondere agli altri, ma con moderazione. Intavolare una lunga discussione è una cosa che può essere fatta su altri social media; c'è la possibilità di farlo anche su Twitter, certo, ma sempre stando attenti e soprattutto, dopo quell'iniziale scambio di battute, cambiando mezzo. Una chat vera e propria, una mail (mezzo sempre più sottovalutato), un thread in un forum, sono alternative molto più performanti.

Non usare hashtag senza motivo

L'esempio più lampante di effrazione a ciò è #sapevatelo. Non avete mai visto un tweet che riporti questo hashtag? Auhm, allora non usate Twitter :D

In poche parole, #sapevatelo è stato uno degli hashtag più usati per un certo periodo, solo che il suo utilizzo è tracimato e adesso è fuori controllo: chiunque lo appende a qualunque cosa, anche se non c'entra niente, come se quello che quell'individuo sta dicendo dovesse interessare all'intero orbe terracqueo. "Oggi mi vado a comprare l'iPhone #sapevatelo" - l'unica reazione ad un tweet del genere può essere: estiqatsee?

Altri esempi di hashtag messi senza motivo possono essere trovati in parole improbabili; parole che diventano hashtag senza colpo ferire, con eventi del tipo: "Oggi ho mangiato la #pasta" - chiaramente gente del genere non ha minimamente capito cos'è un hashtag. Probabilmente sono le stesse persone che vi fanno impazzire inserendovi in dei tweet con almeno venti menzioni l'uno. Insomma, una bella idea per categorizzare un insieme di tweet trasformata in un'aberrazione.

Mai dilungarsi

Twitter è nato come un mezzo per condividere piccoli pensieri della lunghezza massima di 140 caratteri. Innanzi tutto, premetto che io sono una di quelle persone per le quali se una cosa non può essere detta in 140 caratteri allora non è per niente importante (la maggior parte delle definizioni di Matematica e Fisica hanno poco più di 140 caratteri); a volte vedo persone che ricorrono come ho già detto sopra a TwitLonger. Ora, a parte il fatto che un tipo di servizio che mi svincola da Twitter, e mi porta su un server suo a leggere il tuo contenuto, dove ci sono banner e quant'altro, dovrebbe essere al limite del legale, non sopporto TwitLonger perchè mi disturba la vista con un antiestetico link che mi serve solo a finire di leggere, e non da alcun valore aggiunto al tweet o alla discussione.

Detto ciò, non finisce qui: c'è gente leggermente più dritta ma ugualmente secondo me da prendere a bastonate, che non solo non sa stare nel limite dei 140 caratteri, ma addirittura, tracimando, sconfina nel tweet successivo. Succede quindi che un individuo sano di mente si ritrova una cosa come sei tweet nella timeline, magari inframmezzati da messaggi di altre persone (ovviamente, com'è giusto che sia), e per arrivare a capire dove diamine inizia una frase impiega buoni cinque minuti del suo preziosissimo tempo.

Ora, io dico, se non sapete formulare frasi stringate, trattenetevi. E fatevi vedere, perchè non state bene.

Ci sono poi alcuni utenti che, applicando questa specie di "condono" ai propri contenuti (che in questa maniera vengono presentati al lettore in una forma a dir poco orrida), arrivano a scrivere dei veri e propri temi su Twitter, delle pagine di diario che tipicamente fanno solo incrociare gli occhi al povero follower e che di solito iniziano con "e poi è successo che". Con ciò ci attacchiamo direttamente al prossimo e ultimo punto, ossia...

Mai twittare fuori contesto

Ovvero, cenni di comprensibilità. E si perchè uno un giorno apre la sua bella timeline, sorridente, e vede un tweet in cima a tutto che recita: "E poi siamo andati al parco."

Eh. E quindi?

Chi? Dove? Cosa? Almeno le cinque W, no?

Mi spiego meglio: gli stessi individui che adorano le pratiche di cui sopra, fanno perdere di consistenza ai propri tweet, privandoli di un inizio e una fine scrivendo più tweet per un unico pensiero, oppure, cosa ancora più orribile, facendo male il live tweeting. Il live tweeting è una cosa che, in primo luogo, bisogna essere capaci. In secondo luogo, è quella pratica di narrare attraverso Twitter eventi che si stanno svolgendo in quel momento, per fare della semplice e pura informazione. Il problema è che alcune persone credono che il live tweeting si faccia così (prendiamo ad esempio trasmissioni a caso televisive, o eventi vari): "Grandissimo. #Annozero", "L'ha baciata! #Beautiful", "Sono saliti sul palco! #HeinekenJamminFestival".

Ora, una volta per tutte, non si fa così, per tutti i santi. NO.

La grammatica italiana, e anche quella della maggior parte dei linguaggi di larga diffusione al momento, impone che nella frase ci siano un soggetto, un verbo, e un oggetto; se io non trovo una di queste tre maledettissime componenti, non capirò nulla di ciò che tu dici, a meno di non conoscerti da vent'anni. E su Twitter è abbastanza raro che un follower ti conosca da vent'anni no? Anche perchè non è una chat.

"Steve Jobs sale sul palco #BackToMac" è un esempio di tweet composto decentemente. Stringato, niente menzioni idiote di sei persone alla volta, l'hashtag è motivatissimo, e c'è soprattutto il contesto. Ovviamente dieci minuti dopo il tweeter potrebbe inviare: "#Figata #Abnorme #BackToMac" che è un tweet sconclusionato, ma a voi la scelta e il rischio di seguire utenti che abitualmente si comportano come VIP e non sanno nemmeno qual è la capitale dell'Italia. La Netiquette è un diritto di tutti, e bisogna adattarla un po' anche a questi ambienti relativamente nuovi, non siete d'accordo? ;)

Debian packaging, un PDF interessante

Negli ultimi mesi mi è passato sotto il naso parecchio materiale degno di nota, tuttavia mi sento quasi in dovere di segnalare l'interessantissimo PDF di Lucas Nussbaum, che si occupa di illustrare i dettagli della creazione di un pacchetto deb per una delle migliori distribuzioni in circolazione, Debian.

Probabilmente la mia è una sorta di invidia del pene, perchè pur desiderando creare pacchetti ben fatti, al tempo dalle mie mani uscivano solo delle ciofeche allucinanti. Immagino che con questa piccola guida, riprenderò a impacchettare qualcosina per Debian nel mio piccolo, magari cercando di migliorare gli obrobri stratosferici che ho mandato in giro anni fa :D

Se vi interessa, o anche solo per una lettura interessante la sera, sempre che non abbiate già scaricato la Trilogia in Cinque Parti di Douglas Adams, potete prelevare il PDF a questo indirizzo, direttamente dal GIT ufficiale dell'autore.

Buona lettura ;)

Syn, il package manager di Paul Tagliamonte

Stavo stiracchiandomi comodamente alla mia scrivania dopo una stancante ma produttiva e soprattutto interessante giornata universitaria, quando ho visto con la coda dell'occhio spuntare fuori un elemento più che pregevole dal mio Google Reader. Clicka che ti riclicka, da Planet Ubuntu ho pescato questo post di Paul Tagliamonte che, tra una botta di pazzia e un'altra, ha deciso di imbracciare le sue armi per costruire nientepopodimenochè un package manager.

Ebbene si, un nuovo gestore di pacchetti chiamato Syn, l'ultima creatura per ora solo in forma di mockup del buon Paul, che da una parte mi sorprende per la volontà di creare un progetto del genere nel 2011, quando di package manager dovrebbero essercene già abbastanza, dall'altra mi solletica. Già, perchè seppur nella sua inconcretezza, questa piccola follia narrata sul blog di Paul episodio dopo episodio sarà sicuramente trasformata, in futuro, in una serie di articoli estremamente didattici; una di quelle cose in stile "cosa fare - cosa non fare", più vari episodi simbolici.

Insomma, oltre le solite considerazioni, banali, di rito, posso sentirmi di dire: vai Paul, vai così. E tutti a leggerci l'inizio della storia.

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