Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Uniqo Kiwie: un tablet italiano... caruccio.

Nelle scorse settimane ho avuto il piacere immenso di fare da tester per Euronics Italia, che mi ha proposto un interessante device. Si tratta del tablet Android Uniqo Kiwie, nella sua versione da 8 pollici, che fornisce un'esperienza d'uso di questa classe di dispositivi abbastanza interessante; ma partiamo subito con i tre punti di questa recensione che vede al centro dei miei test Uniqo, il tablet, soprattutto per quanto riguarda il sistema operativo. Che è infatti il primo punto che andrò a trattare.

La ROM stock - potevate fare meglio

Per tutti coloro che smanazzano paciosamente con il robottino verde quest'affermazione può bastare; in ogni caso, espandendo, tutto ciò significa che la versione di Android fornita in Uniqo Kiwie è fornitissima a livello di software preinstallati; per esempio l'applicazione Books è ottima per leggere qualunque tipo di testo senza appesantire il processore pur con tutti gli effetti grafici del caso. Riguardo l'uso del sistema nel suo complesso invece ho potuto riscontrare parecchi impuntamenti soprattutto dell'interfaccia grafica più che dei thread e dei processi. Tutto ciò è dovuto a mio parere (e io sono un ROM chef nel mio piccolo, quindi credo di sapere di cosa parlo) innanzi tutto alla presenza di Android 2.1 anzichè 2.2, che come noto era molto meno reattivo delle versioni successive; a quanto pare però queste non sono state reputate "adatte" da Kiwie per un tablet, e così hanno preferito schiaffarci dentro un Eclair non troppo rifinito: in settimane di utilizzo infatti è capitato qualche increscioso riavvio improvviso, tralasciando poi anche qualche episodio di chiusura forzata di applicazioni.

Insomma, la cura per la ROM non è stata al massimo, tuttavia posso dire che questo difetto non pregiudica poi l'uso del dispositivo in sè.

Le caratteristiche

Uniqo Kiwie riesce a far avere all'utente tutto ciò di cui ha bisogno con solo 660MHz di processore: un clock abbastanza esiguo per un tablet che tuttavia riesce a soddisfare la maggior parte delle esigenze senza causare frustrazione nell'utente. Mi è stato però un po' ostico fare ad esempio una partitina ad Angry Birds. I task tradizionali come scrittura e social networking sono andati perfettamente a buon fine senza particolari imprecazioni da parte mia. Nonostante Kiwie abbia dotato l'Uniqo quindi di questo hardware non proprio all'ultimo grido, il tablet grazie anche alla sua maneggevolezza si difende abbastanza bene, mascherando gli impuntamenti con una scocca di materiali eccellenti per il retro, e buoni per la parte anteriore. Inoltre, la fotocamera frontale permette di videochiamare con le numerose applicazioni presenti sul Market (consiglio Tango).

In definitiva, il problema delle caratteristiche, fino a questo punto, non sarebbe un vero problema se tutto ciò non fosse contestualizzato in base ad un prezzo: la mia esperienza d'uso del tablet è stata proficua, anche sdraiato nella mia amaca a rilassarmi digitando "pigna pizzicotto manicotto tigre" come stress test per la reattività della tastiera, e mi era anche venuta la pulce nell'orecchio di fare un acquisto pazzo. E qui casca l'asino.

Quanto costa?

Ho sbiancato nel vedere che il modello da 8 pollici costa cinquecento euro.

Il che non sarebbe un problema, se dentro al tablet ci fosse un Tegra 2. Il problema è che la CPU è a 660MHz, la RAM c'è in abbondanza, fortunatamente, e soprattutto i materiali non giustificano tale costo; per questo motivo più che la versione da 8 pollici, mi sento di consigliare l'acquisto della versione da 7 pollici che viene circa duecento euro in meno ed ha le stesse caratteristiche tecniche. Certo, vi perdereste la custodia in pelle serigrafata Piquadro, ma poco male.

Un altro piccolo inconveniente è che la comunità non ha ancora iniziato a lavorare su questo dispositivo, quindi per il momento non si parla di sostituire la ROM stock, che come detto prima non mi sembra una build di Android adatta a questo dispositivo: c'è da sperare più che altro in un aggiornamento di Kiwie.

Conclusione

Non male veramente come prodotto, però costa troppo. :P

Holy nerds

Stavo pensando, ve la ricordate tutta la storiella di Adamo ed Eva, no? Quella di loro che stavano tanto contenti a farsi i cavoli propri, quando ad un tratto arriva uno che comincia a mettergli la pulce nell'orecchio. Quel qualcuno era il diavolo. Uno che ti convince, uno che ti si fa amico per poi rivelarsi, uno che è serpe in seno.

Insomma, caro Papa, Satana non è molto difficile da combattere. È soltanto un bravo social engineer.

[Si, è una cavolata. Si, potevo evitare di scriverla. No, non l'ho fatto.]

Una generazione di programmatori rovinati

Sono rimasto impressionato da come Jon Evans nel suo post su TechCrunch sia stato capace di colpire dritta al bersaglio la causa di uno dei mali più grandi quando ci si trova nell'ambito dello sviluppo aziendale, non importa se open o meno. La lentezza/incapacità di un programmatore infatti, di un membro della squadra, può essere il tallone d'Achille di molti, dell'intero team di sviluppo, e, se l'azienda si trova ancora in fase di startup, una cosa del genere può voler dire bancarotta nel giro di un tempo sorprendentemente breve.

Microsoft ci ha rovinati? Certamente, ma anche tutte le aziende che volevano essere come il gigante imperatore senza cuore della Silicon Valley; Google, divenendo leader dopo la "dipartita" del colosso Microsoft, ha adottato un approccio del tutto simile, e come dice Jon si è accorta adesso che le cose non vanno. D'altra parte però non fa nulla per risolvere fattivamente il problema, almeno nell'immediato; certo, smettere di fare domande imbarazzanti e inutili duranti i colloqui è un inizio, ma bisogna fare qualcosa di ancora più concreto.

Ad esempio? Ad esempio infliggere punizioni corporali a quei sedicenti professori di Informatica che per insegnarti a programmare usano Visual Basic, col risultato che un mio compagno di facoltà ha dovuto ridare l'esame di Fondamenti di Informatica più volte, e sbattere la testa sul manuale di C++ molto più di altri che non avevano ricevuto quel tipo di "trattamento". Eh si, a parte il problema individuato da Evans nell'algoritmo di scelta dei candidati (e degli assunti), comunque rimane il fatto che siamo al cospetto di una generazione di programmatori rovinata da quello che era il mito dell'alto livello usato per l'apprendimento delle basi; in ambito aziendale poi, infatti, il risultato è quello di essere lenti, non produttivi, non saper programmare.

Dio solo sa quanto sono grato di non aver chiesto a nessuno di insegnarmi a programmare fino ad ora.

Il giornalismo, quello vero

Lavorando con Matteo ho imparato veramente tante cose. Ho imparato però soprattutto da altri contesti che ci sono grandi firme, qui in Italia, che si rifiutano di accettare il digitale; è una cosa per me inconcepibile, perchè è come se uno scriba di Hammurabi venisse da me mentre leggo Repubblica a dirmi che l'argilla era migliore. Comunque, codeste persone mi fanno rabbia perchè rifiutano a priori l'informatica, il computer e la digitalizzazione dello scritto e della persona.

Ci sono, al contrario, individui che meritano tutto il rispetto e la stima del mondo: parlo di Noam Chomsky, che, alla veneranda età di ben ottantatrè anni scrive regolarmente parecchi post su vari blog e magazine di diversa estrazione, esprimendo la sua opinione, confrontandosi, magari un po' più distaccato di come sarebbe un vero blogger, ma solo (IMHO) per questioni di tempo, non perchè non possa fargli piacere. È inutile, il media tradizionale è agli sgoccioli del suo ciclo di vita, e mentre qui in Italia le firme "anziane" continuano a scrivere su carta, gente come Chomsky se li mangia tutti a colazione.

Perchè parlo di questo? Beh, ho letto questo interessante post, proprio di Noam, sulla morte di Osama Bin Laden. Magari dategli una letta anche voi, è piuttosto interessante ;)

Arch Linux e i nuovi initscripts

Proprio ieri sera mi trovavo a scrivere di Arch Linux e di quanto il mio rapporto con questa distribuzione sia quanto di più carnale possa esservi; appena dopo aver scritto profusamente di consigli e letture interessanti su come approcciarsi a questo mondo particolarmente interessante, ho buttato un occhio nel mio feed reader, e ho trovato la notizia dell'aggiornamento di initscripts, ossia il pacchetto che contiene gli script per l'avvio dei demoni e della macchina.

Questa release porta notevoli cambiamenti (miglioramenti?) per quanto riguarda la struttura della distro; se infatti prima si dovevano eseguire a mano i vari script in /etc/rc.d/ relativi ai demoni per le azioni di start|stop|restart o altre varie ed eventuali, adesso tramite l'applicazione rc, appunto, residente in /sbin, possiamo listare, far partire e stoppare i vari servizi in maniera molto più comoda ed elastica.

Questo proprio per tornare a bomba su quello che ho scritto in coda al mio ultimo post: chi ha detto che la consolle dev'essere un luogo scomodo e freddo? ;)

E dunque gli sviluppatori ci hanno donato questa piccola perla, che ci permette di amministrare il nostro sistema con maggiore scioltezza, con uno stampo tipicamente improntato alla facilità di controllo dal lato prettamente sistemistico, come se dell'approccio BSD-like in Arch non ce ne fosse abbastanza (cosa che ovviamente a me non dispiace affatto).

Go go go!

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