Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

GNOME Shell - e insomma...

Nonostante il mio tormentatissimo switch a KDE sulla workstation di casa, tengo comunque d'occhio tutto il panorama; alla stregua di Sauron Signore del Male vedo e osservo tutto ciò che lambisce l'orbita del mio occhio e, pur essendo già da prima consapevole di come potesse essere migliorata GNOME Shell con l'uso savio di qualche estensione, l'ultimo post di telperion mi ha colpito particolarmente.

Se infatti in precedenza potevo essere titubante, adesso che il mio amico eterno scontento si dice addirittura soddisfatto non posso che stupirmi e prendere per buono tutto ciò che venga dalla sua "penna"; quindi, ho deciso di fare qualche esperimento, per ora sul netbook perchè mi riservo di migrare la workstation solo una volta convinto, ma mi sa che continuando di questo passo GNOME tornerà a regnare sovrano sulle mie macchine.

Devo dire che, infatti, durante le prime ore di utilizzo, l'unica cosa che mi è sembrata necessitare di miglioramenti veramente estremi è stata la gestione delle applicazioni, non tanto in quanto finestre aperte, le quali con DockX vengono comunque gestite molto bene, quanto all'apertura dei task. il launcher delle applicazioni di GNOME Shell infatti è ridicolmente pesante rispetto a tutto il resto, e si distingue tra i componenti del desktop per presenza di lag e confusione generale; un buon metodo per ovviare a tutto ciò è installare un'estensione che riporta al suo posto il menù Applicazioni, vecchio stile; purtroppo ho potuto appurare che l'estensione esistente per un menù del genere si avvale di metodi di theming di GNOME Shell, e ne viene fuori qualcosa di piuttosto pachidermico, ugualmente.

Ce ne faremo una ragione. Per ora la configurazione è: netbook con GNOME Shell (XFCE non l'ho trovato caruccio, KDE è pesante), workstation fissa ancora con KDE. Il tutto ovviamente sempre Arch Linux powered: ormai mi sono affezionato, e installo Arch anche sui tostapane. Il dominio Debian rimane, ovviamente, sui miei serverozzi. Nota a margine, la Ubuntu sul laptop di mia sorella, che è tanto contenta e dice che Linux le piace e lo consiglia pure alle amiche.

HTC Desire: niente Gingerbread. Parliamone.

Prima di tutto, nonostante il titolo, occorre una precisazione: pur parlando di un dispositivo Android specifico, nel post farò considerazioni di ordine generale su quello che è Android e sulle strategie commerciali che alcuni produttori hanno adottato in passato, e che non adotteranno più fortunatamente, grazie agli accordi presi con Google e spiegati durante l'ultimo keynote. È bene comunque narrare le cose come stanno, così, tanto per giocare tutti a carte scoperte e  far capire al "popolo" ogni particolare di questa interessante vicenda.

La grande storia del Desire

Ok, è qualcosa che abbiamo vissuto in tanti. Fino ad oggi, HTC ci ha sempre tenuti nella bambagia, coccolati come pochi, aggiornando l'intera famiglia Desire (normale, Z, HD, S) con tante ROM una migliore dell'altra, anche se con qualche scricchiolio, portando il dispositivo attraverso il ciclo di release di Eclair (2.1) e Froyo (2.2). Con l'arrivo di Gingerbread, l'impeto nel cuore, HTC ha annunciato:

Porteremo Gingerbread su tutta la famiglia Desire! Vi godrete tutti il nuovo aggiornamento! Gli altri sucano, noi siamo i più megly!

Peccato che Desire HD e Z abbiano visto l'aggiornamento, l'S montasse già dall'inizio Android 2.3, e il Desire non abbia visto un upgrade che non fosse il solito tarball brutto e puzzoloso di Froyo con quattro patch "migliorative" in croce. Io ovviamente non uso HTC Sense, ma ho installato CyanogenMod sul mio terminale appena ho potuto, facendo poi un periodo con Oxygen e altre ROM sempre rigorosamente compilate dal ramo AOSP, ossia Android com'è con qualche patch e basta, senza interfacce ridicole di terze parti, tuttavia sono solidale con chi è utente di ROM cucinate/originali Sense, perchè tra le brutture interfacce personalizzate che i produttori sono stati capaci di tirar fuori per brandizzare i loro prodotti, comunque Sense rappresenta un punto di svolta, un'aggiunta non solo estetica ma anche in quanto a funzionalità aggiuntive, quindi anche se a me non piace ha un suo effettivo perchè.

Insomma, ci hanno portato tempestivamente ma non troppo ogni update, poi questa promessa elettorale che come ogni annuncio HTC faceva ben sperare... e invece... si è risolto tutto in un nulla di fatto.

La caduta

Se finora le cose erano andate bene, e da un lato HTC aveva fornito dei buoni aggiornamenti ufficiali non perseguendo chi ha gentilmente consentito l'apertura del bootloader del Desire attraverso metodi un po', ehm, illeciti, nonchè fornito recovery e ROM cucinate di fattura eccelsa, quest'oggi (mentre scrivo il post è oggi, poi non so quando verrà pubblicato) la situazione è cambiata un po', incrinando quell'ago che manteneva la bilancia del Desire e di HTC perfettamente equilibrata, soprattutto dopo l'annuncio secondo il quale non saranno più venduti terminali HTC con bootloader bloccato (anzi, Incredible S ha già ottenuto un update che sblocca il bootloader, divertitevi!).

È stato infatti detto che il Desire ha poca memoria RAM, la quale non consente che Android 2.3, soprattutto con la nuova Sense, giri senza intaccare in negativo l'esperienza utente. Ora, io non sono ovviamente nessuno per sindacare questa decisione di HTC, ma mi permetto da umile utente di fare alcune puntualizzazioni: HTC Wildfire S, con la metà della RAM, fa girare perfettamente la nuova Sense, pur con varie mancanze che possono essere benissimo trascurate durante l'analisi, perchè sono rognette che occupano un megabyte o due di RAM, e nemmeno sempre, quindi... beh le mie considerazioni erano queste.

E INVECE NO!

Credevate che vi lasciassi a bocca asciutta? Beh io non sono un utente e basta, sono anche un maledetto Android ROM chef e developer quindi, corpo di mille balene, che mi venga un colpo se quelli di HTC stavolta non l'hanno sparata davvero grossa. Se infatti da un lato abbiamo un diavoletto (non quello di BSD che mi sta simpatico) che ci urla che abbiamo troppa poca RAM, allora mi viene da chiedermi come mai, nell'ordine, dalla comunità XDA il Desire che ormai è un hackphone con i controattributi abbia ricevuto già:

  1. Gingerbread in varie forme, da quella più AOSP a quella più sciabordante di grassi idrogenati
  2. Almeno due spin di MIUI basata su Android 2.3
  3. Gingerbread + Sense tradizionale
  4. Gingerbread + Sense 2.1
  5. Gingerbread + Sense ibrida 2.1/3.0
  6. Gingerbread + Sense 3.0, ROM port da HTC Sensation.

Questa palla gli ingegneri HTC potevano veramente risparmiarsela, sinceramente avrei preferito che se ne fossero usciti con un più onesto: "Vogliamo spellarvi e farvi comprare un telefono nuovo, ecco tutto". Io invece, come mi ha detto più volte Lapo Calamandrei nella lunga chiacchierata che ci siamo fatti all'Ubuntu-it Meeting, non tollero che mi vengano giustificate operazioni di puro marketing con le cazzate tecniche.

Ho provato all'incirca la metà delle ROM elencate sopra, sia sul mio Desire che su Desire di amici, e girano veramente in maniera liscia, per non parlare poi del fatto che alcune di quelle ROM sono state portate su Nexus One il quale, ahinoi, ha una ventina di megabyte di RAM in meno. Quindi, signori di HTC, invece di inventare scuse astruse per non fornire aggiornamenti ufficiali e costringere chi non vuole modificare il proprio dispositivo a cambiare telefono rivolgersi ad altri produttori, potreste fare delle belle cose, anche senza fornire aggiornamenti tanto ormai la frittata l'avete fatta.

Cosa può fare HTC, adesso.

Puppare! :D

Scherzi a parte, HTC adesso può comportarsi da azienda onesta e revocare ciò che è stato detto con una supercazzola megagalattica, che noi tutti ci sorbiremo per buona pace dell'azienda, altrimenti può continuare nella via della perdizione, e fare comunque ammenda per i propri peccati. Come? Ma ovviamente accettando in assistenza telefoni rootati e customizzati come fa già LG; come se non bastasse, magari potrebbe essere d'aiuto un tool ufficiale per fare S-OFF sul bootloader del Desire che allo stato attuale non è sbloccabile in modi proprio tradizionali, ma bisogna usare una serie di script e pregare poi ogni divinità benigna, maligna, non importa lo schieramento. Insomma, offrirsi di aiutare quantomeno la comunità con qualche script un po' più affidabile, e magari consigliare una delle ottime ROM Sense in giro, dato che comunque quella è gente che lavora gratis per loro.

Linux sempre avanti

Per carità, bellissimo il keynote di Apple ieri. Soprattutto, mi fa letteralmente sbavare la caratteristica del versioning integrato nel sistema operativo, che permette di avere più revisioni dello stesso file; mi chiedo come farà Finder a gestire tutto ciò, preview incluse. Intanto, presentato Lion, alcuni si sono accorti che lo scrolling era "al contrario"; questo perchè i dispositivi di input sono sempre più legati al mondo touch, e quindi si cerca un comportamento più naturale anche nelle gesture di scrolling.

Ora, mentre i melari si affannano per trovare applicazioncine carine che gli permettano di fare questo anche su Snow Leopard, io intanto mi sono fatto un bel giro della mailing list di sviluppo di KDE, e del centro di controllo. La feature infatti è disponibile da ormai un annetto e più, nelle preferenze del mouse:

Insomma, ovviamente tutti a gridare alla novità che sicuramente avrà le sue ragioni d'essere, però... :D

Quelli che ci vedono lungo.

Immaginate una console di videogiochi portatile. L’hardware è basato su un processore qualsiasi, ma dentro c’è una macchina virtuale Java per cui i giochi sono scritti utilizzando strumenti di sviluppo piú o meno liberamente disponibili sul mercato; non solo, ma il sistema operativo è progettato in modo tale che gli utenti possano intervenire aggiungendo “motori” che permettano di aggiungere funzionalità al dispositivo man mano che queste diventino disponibili. Le interfacce esterne sono basate su standard aperti: se ci devo aggiungere una game pad non ho bisogno di comprare quella della stessa marca della console perché utilizza connettori proprietari, ma posso metterci una game pad USB qualsiasi.</p>

Quello che avete appena letto è un estratto da questo post, sul quale sono finito per puro caso, scritto qualcosa come sei anni fa, da Alberto Berretti, che mi ha invitato domani nel suo studio per cospirare alle spalle vostre per cose che al momento voglio tenervi semisegrete, e che è uno dei professori di Analisi a Tor Vergata per la facoltà di Ingegneria. Un uomo meraviglioso, che ne ha viste di cotte e di crude, che ammiro. Leggetevi quell'articolo, e capite come l'innovazione va verso una sola via: l'apertura.

Tra parentesi, non vi sembra che quello descritto da Alberto come un "sogno" sia il preciso comportamento di un certo sistema operativo mobile molto in voga di questi ultimi tempi? :D

Ubuntu-it is alive, ovvero di una giornata splendida

Come avevo scritto su OneOpenSource, oggi a Roma, al "solito posto" ormai, c'è stato l'Ubuntu-it Meeting; se sono partito da Villa Blaster con qualche riserva, posso dire di essermi ricreduto appena ho visto i partecipanti, e soprattutto appena ho visto la veemenza di alcune discussioni e delle opinioni in gioco.

Se infatti stavolta non abbiamo vinto dal punto di vista numerico, come abbiamo invece fatto al Linux Day 2010, stavolta è stato mantenuto un livello di eccellenza dal punto di vista della qualità dei temi trattati e della preparazione dei presenti; specialmente, sono stato colpito da quanto possa essere piacevole parlare con un membro dello GNOME Design Team quale è Lapo Calamandrei,  una persona cosciente del ruolo che ricopre, delle scelte fatte, e che non è capace (spero :D) di provare alcun risentimento se una critica è mossa con delle ragioni precise e dei punti fermi. Ha anzi egli stesso teso una mano ai ragazzi di Ubuntu per un lavoro più sinergico, ed essere li in quel preciso momento mi ha fatto veramente piacere, perchè sentivo di essere parte di una macchina in movimento.

Il tutto ha avuto poi le solite sfumature dal tecnico all'umano della faccenda; l'importante comunque è che tutti ci siamo divertiti e nessuno si sia preso sul serio più del dovuto. Tutto ciò è stato sicuramente un fattore fondamentale perchè a trionfare alla fine fosse sempre lo spirito del confronto pacifico e del divertimento. Un mio grazie speciale va a Luca, che come lui stesso sa bene è il mio partner di "spettegolame" preferito, e a Flavia, che con il suo talk su Ubuntu Women mi ha fatto comprendere che la comunità italiana della distro di Canonical non è fatta in tutto e per tutto da gente solo chiacchiere e distintivo, anzi, al contrario. I miei complimenti vanno poi a Dario, per essere riuscito a tenere buone per tutta la giornata le sue bellissime bambine, che hanno incorniciato tutto l'evento in un'ottica piuttosto "familiare", citando alla lettera proprio Flavia, e che personalmente mi è piaciuta moltissimo.

Beh, quand'è che lo rifacciamo? :D

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