Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Linux sempre avanti

Per carità, bellissimo il keynote di Apple ieri. Soprattutto, mi fa letteralmente sbavare la caratteristica del versioning integrato nel sistema operativo, che permette di avere più revisioni dello stesso file; mi chiedo come farà Finder a gestire tutto ciò, preview incluse. Intanto, presentato Lion, alcuni si sono accorti che lo scrolling era "al contrario"; questo perchè i dispositivi di input sono sempre più legati al mondo touch, e quindi si cerca un comportamento più naturale anche nelle gesture di scrolling.

Ora, mentre i melari si affannano per trovare applicazioncine carine che gli permettano di fare questo anche su Snow Leopard, io intanto mi sono fatto un bel giro della mailing list di sviluppo di KDE, e del centro di controllo. La feature infatti è disponibile da ormai un annetto e più, nelle preferenze del mouse:

Insomma, ovviamente tutti a gridare alla novità che sicuramente avrà le sue ragioni d'essere, però... :D

Quelli che ci vedono lungo.

Immaginate una console di videogiochi portatile. L’hardware è basato su un processore qualsiasi, ma dentro c’è una macchina virtuale Java per cui i giochi sono scritti utilizzando strumenti di sviluppo piú o meno liberamente disponibili sul mercato; non solo, ma il sistema operativo è progettato in modo tale che gli utenti possano intervenire aggiungendo “motori” che permettano di aggiungere funzionalità al dispositivo man mano che queste diventino disponibili. Le interfacce esterne sono basate su standard aperti: se ci devo aggiungere una game pad non ho bisogno di comprare quella della stessa marca della console perché utilizza connettori proprietari, ma posso metterci una game pad USB qualsiasi.</p>

Quello che avete appena letto è un estratto da questo post, sul quale sono finito per puro caso, scritto qualcosa come sei anni fa, da Alberto Berretti, che mi ha invitato domani nel suo studio per cospirare alle spalle vostre per cose che al momento voglio tenervi semisegrete, e che è uno dei professori di Analisi a Tor Vergata per la facoltà di Ingegneria. Un uomo meraviglioso, che ne ha viste di cotte e di crude, che ammiro. Leggetevi quell'articolo, e capite come l'innovazione va verso una sola via: l'apertura.

Tra parentesi, non vi sembra che quello descritto da Alberto come un "sogno" sia il preciso comportamento di un certo sistema operativo mobile molto in voga di questi ultimi tempi? :D

Ubuntu-it is alive, ovvero di una giornata splendida

Come avevo scritto su OneOpenSource, oggi a Roma, al "solito posto" ormai, c'è stato l'Ubuntu-it Meeting; se sono partito da Villa Blaster con qualche riserva, posso dire di essermi ricreduto appena ho visto i partecipanti, e soprattutto appena ho visto la veemenza di alcune discussioni e delle opinioni in gioco.

Se infatti stavolta non abbiamo vinto dal punto di vista numerico, come abbiamo invece fatto al Linux Day 2010, stavolta è stato mantenuto un livello di eccellenza dal punto di vista della qualità dei temi trattati e della preparazione dei presenti; specialmente, sono stato colpito da quanto possa essere piacevole parlare con un membro dello GNOME Design Team quale è Lapo Calamandrei,  una persona cosciente del ruolo che ricopre, delle scelte fatte, e che non è capace (spero :D) di provare alcun risentimento se una critica è mossa con delle ragioni precise e dei punti fermi. Ha anzi egli stesso teso una mano ai ragazzi di Ubuntu per un lavoro più sinergico, ed essere li in quel preciso momento mi ha fatto veramente piacere, perchè sentivo di essere parte di una macchina in movimento.

Il tutto ha avuto poi le solite sfumature dal tecnico all'umano della faccenda; l'importante comunque è che tutti ci siamo divertiti e nessuno si sia preso sul serio più del dovuto. Tutto ciò è stato sicuramente un fattore fondamentale perchè a trionfare alla fine fosse sempre lo spirito del confronto pacifico e del divertimento. Un mio grazie speciale va a Luca, che come lui stesso sa bene è il mio partner di "spettegolame" preferito, e a Flavia, che con il suo talk su Ubuntu Women mi ha fatto comprendere che la comunità italiana della distro di Canonical non è fatta in tutto e per tutto da gente solo chiacchiere e distintivo, anzi, al contrario. I miei complimenti vanno poi a Dario, per essere riuscito a tenere buone per tutta la giornata le sue bellissime bambine, che hanno incorniciato tutto l'evento in un'ottica piuttosto "familiare", citando alla lettera proprio Flavia, e che personalmente mi è piaciuta moltissimo.

Beh, quand'è che lo rifacciamo? :D

Fabio, ti parlo con la CPU in mano.

Come al solito mi è capitato di leggere grazie alle mie fonti supersegrete (hahah) questa interessante intervistina di Silvio Gulizia (da poco un mio collega peraltro) su Wired, a Fabio Erculiani, ossia una specie di idolo per noi hacker italiani, un ragazzo che dal cilindro è stato capace di tirare fuori soluzioni interessanti, ottimi hack, codice di fattura quasi perfetta. Tuttavia, Sabayon Linux (la sua distro) rimane appannaggio di pochi, gli stessi a cui si rivolge Gentoo, gli stessi che usano Arch Linux, gli stessi che anni e anni fa non avrebbero mai tradito la propria Slackware.

Fabio ha dato una sua opinione su Ubuntu, e sul perchè tende a creare come dice lui "utenti lobotomizzati". In realtà, la distro africana non fa niente di più di ciò che fa un OS con vari meccanismi di astrazione e automatizzazione dei processi di gestione: rende all'utente più facile la vita, non mettendolo al corrente di ciò che accade a basso livello. Ora, per carità, opinione legittima, ma paragonare Ubuntu a Windows, caro Fabio, mi sembra un'evidente forzatura. E ti spiego anche perchè, senza la minima presunzione, sia chiaro, di darti lezioni su cose che già sai: esprimo solo il mio punto di vista.

Ubuntu VS Windows - La differenza sostanziale

Le parole che sono volate sono state immense, e magari per un magazine più settoriale sarebbero state meno generiche, comunque si è detto che Ubuntu contribuisce a creare utonti, cosa che reputo assolutamente non vera; Ubuntu infatti mette a disposizione dell'utente una comunità, un wiki (seppur non il più fornito), e soprattutto è Linux: un sistema, ovvero, che non nasconde affatto le sue meccaniche al curioso, bensì lo sprona ad addentrarsi. File di configurazione ben commentati, una base Unix, e un approccio al software comunque sempre molto open fanno di Ubuntu una distribuzione che difficilmente può essere equiparata a Windows in quanto a lobotomizzazione dell'utente: se qualcosa non funziona o non piace, si è liberi di modificare il sistema in ogni suo aspetto, ovviamente seguendo il manuale o, con un po' più di fantasia, avendo le determinate competenze.

Per questo motivo quindi reputo che, in un'ottica end-user Ubuntu vada bene per la maggior parte degli utenti; l'utente smaliziato ha a disposizione Vi, la Bash, ed un "framework" che gli consente di essere piuttosto libero nelle scelte, anche se ovviamente Ubuntu si presta meno di Sabayon o Arch alla flessibilità estrema.

Usare un computer != essere hacker

Quando vengono fatte affermazioni sull'utenza di un determinato OS, e sul suo target, bisogna stare sempre piuttosto attenti a definire ciò di cui si parla, per non rischiare di fare, come si suol dire, di tutta l'erba un fascio: certo, Sabayon e Ubuntu (contestualizzando) sono due sistemi operativi basati su Linux con delle interfacce grafiche e una riga di comando, ma ci sono differenze sostanziali tra i due; la principale è che in realtà si rivolgono a due target differenti. Per quanto infatti una distribuzione che metta a nudo le sue meccaniche sin dall'inizio possa risultare affascinante anche per persone non propriamente addentro, comunque l'utente tipo, la persona comune, vuole utilizzare il proprio PC installando software ed eseguendo programmi senza incorrere nel minimo problema; già il meccanismo di copia-incolla è qualcosa che mia nonna di 75 anni fatica a capire.

Lo so, la mia affermazione è un po' da bastardo, però reputo vero quanto ho detto: pretendere che ogni individuo vada a smanettare nel proprio sistema operativo installato è un po' come pretendere che, guidando un'automobile, siamo tutti meccanici. Arrenditi all'evidenza Fabio: per quanto un automobilista possa interessarsi di motori e possa essere bravo, se gli si ferma la macchina in piena autostrada non può fare altro che chiamare il carro attrezzi. Certo, c'è da dire che Ubuntu potrebbe mettere a disposizione qualche tool in più, magari sviluppato in maniera comunitaria, per esplorare il sistema più a fondo e analizzarlo in maniera meno macchinosa (APT non aiuta), cosa che invece le distro user-centriche fanno, ma giustappunto perchè mettono l'utente al centro del processo di manutenzione del sistema, non per altri motivi.

Il fatto quindi che Ubuntu mantenga coperto da un velo il suo basso livello è solo un'accortezza, uno stratagemma per non spaventare il potenziale utente e, perchè no, il potenziale hacker: nonostante la curva d'apprendimento altissima di Arch e Gentoo mi abbia salvato molte volte dalla piatta noia giornaliera, comunque io ho apprezzato i sistemi Linux arrivando da Ubuntu e Mandriva, ossia due distribuzioni che ti si "aprono" solo se lo desideri. [Ok, al tempo dovevi aprirle per forza tra ndiswrapper e altro]

RTFM ma con moderazione

Ubuntu quindi produce lobotomizzati? Ma no, gli smanettoni ci sono ancora e ci saranno sempre, solo che questo processo di brandizzazione e di maschera delle meccaniche alla base del sistema è un ammiccare alle masse del kernel Linux, ecco.

Tuttavia, Fabio, hai anche un po' ragione. Non riguardo i potenziali hacker, che continuo a dire che sono una razza assolutamente non in via di estinzione, anche se quelli migliori si sono un po' sedati negli ultimi tempi, ma riguardo proprio l'utente di tutti i giorni, e non parlo di riga di comando o cose astruse: parlo di consapevolezza. Se infatti è vero che un utente tipico vuole solo usare la macchina, senza preoccuparsi dell'OS, è vero però che deve esserne sensibilizzato all'uso, deve capire cosa diamine fa quando preme un tasto sulla sua tastiera, deve fare un uso consapevole del mezzo che, ad oggi, non è più solo un elaboratore di uni e zeri, ma un HUB di condivisione di contenuti.

Peccato che io non abbia ancora visto in giro un insegnante di informatica disposto a scendere dal suo ridicolo piedistallo fatto di tracotanza e presunzione, per abbracciare un utente e dirgli, veramente, col cuore: "Vieni, ti insegno io come si fa".

Oddio, è vero anche che non ho visto nemmeno così tanti utenti ben disposti nei confronti di "quell'ammasso di ferro", come lo denominano piuttosto generosamente i meno abbienti.

Comunque... questo post avrebbe dovuto essere molto più lungo, ma credo di essermi lasciato andare abbastanza.

A proposito, alla fine di questo delirio senza capo nè coda, voglio cogliere l'occasione per fare i complimenti a Fabio per la sua prima patch sul GIT di kernel.org... già che si parlava di kernel :D

Chrome indemoniato VS Blaster: 0 - 1

La vita è quella cosa che accade tra una bestemmia e l'altra, mentre stai dietro a una macchina che non ha la minima intenzione di sottostare al tuo rude volere. È così che con il mio compagnuccio di studi Daniele ci siamo imbattuti in un piccolo inconventiente che ha visto protagonisti noi, il suo Chrome, e, udite udite, il Web Store. E si, perchè uno crede che le cose siano sicure, e invece non è sicura una beata mazza. Ma andiamo avanti col racconto.

Daniele mi contatta, e mi chiede come mai la pagina di Google Search è diventata così brutta ultimamente. Siccome io non ne so nulla, mi faccio inviare qualche screenshot, e si para dinanzi ai miei occhi una scena orrorifica, che potete osservare a dimensione naturale qui:

Nell'immagine, possiamo vedere come il tasto Cerca sia diventato bruttissimo, e soprattutto i risultati della ricerca fatta vengano sostituiti da dei link ADS di Google. La cosa mi puzzava, così ho tentato di vederci chiaro assistito dal povero Dan che si è sorbito tutto senza fare una piega. Potevamo infatti esimerci dall'indagare? Giammai; soprattutto considerando che, insomma, cancellare le preferenze del browser senza colpo ferire solo per questa inezia mi pareva esagerato. Dunque, accertato con un paio di sotterfugi che quella pagina non era assolutamente roba di Google, non potendo vedere che diamine di URL aveva, in quanto ben nascosto da astute menti a noi avverse, mi sono armato di questa praticissima estensione per copiare nella clipboard l'indirizzo della pagina.

Fatto il misfatto: l'URL rimandava chiaramente al codename di questa applicazione per Chrome, Doodle Devil: un gioco piuttosto divertente che però ha il brutto "vizio" di modificare la pagina di ricerca di Google quando si digita qualcosa nella OmniBar. Ora, il sugo del post non è tanto la mia mascolina presa di posizione nei confronti dell'astuto trucco, quanto una piccola riflessione a margine: con l'avvento del Chrome Web Store, delle applicazioni per Chrome, e soprattutto del famigerato Google Chrome OS, non pare anche a voi che quello in cui mi sono imbattuto sia un embrionale esempio di malware per Chrome?

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