Rogue One
Sono uscito da pochissimo dal cinema, e sto raccogliendo i pensieri su un film che non volevo vedere, ossia Rogue One, che ormai è sulla bocca di tutti. Perché non lo volevo vedere? Beh, siate sinceri: voi sareste andati a vedere un film del genere dopo che Episodio VII aveva mostrato il fianco alle più feroci critiche dei fan? Ok, a me Il Risveglio della Forza non è proprio dispiaciuto, ma senza dubbio l’hype che avevo in corpo ogni volta che sentivo il nome “Star Wars” è stato sostituito da un’accoglienza tiepida.
E questo Rogue One ha, un po’ alla Anakin Skywalker, riportato l’equilibrio nella Forza. Prima di tutto devo ringraziare Fabrizio e la sua recensione sincera, entusiasta, da vero fan. Poi devo ringraziare tutto lo staff che ha contribuito alla realizzazione di quello che considero anch’io il mio miracolo di Natale, nonché uno dei migliori episodi di Star Wars, se così lo possiamo chiamare.
Si, perché in realtà Rogue One non è che una “Star Wars story”, come dice il titolo, ovvero un racconto che anziché prendere in considerazione le solite tematiche e i soliti eventi (possiamo ben dirlo: a quante morti nere siamo?) analizza le cose con un piglio nuovo, da una prospettiva totalmente diversa, raccontando una storia che fa da punto d’appoggio a qualcosa di molto più ampio, ma che per come è raccontata non assume certo un’importanza minore, facendoci emozionare visibilmente, e riportando il nostro sentimento nei confronti della saga (nel suo complesso) su un ben più adatto “oh, adesso si fa sul serio”.
Sul finale ho pianto. E già penso a Episodio VIII, che probabilmente ci riporterà al livello che ora, dopo Rogue One, non esito a definire becero, di Episodio VII.