Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Quando Facebook comincia a fare da paraocchi

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“Chi controlla il controllore?”

È una delle frasi più abusate della storia. Non la sopporto. Tuttavia è una domanda perfettamente rappresentativa di un certo tipo di problema che si presenta quando una minoranza viene messa a controllare quello che fa una certa maggioranza senza la possibilità che su questo organo ristretto venga esercitata una forma di controllo da vicino.

È il caso di mettere in luce queste criticità quando si parla del nuovo algoritmo di Facebook, che si prepone di smascherare le bufale su segnalazione, di fatto garantendo che gli utenti non siano “vittime di fake news”; questo è certamente un intento lodevole, dato che le notizie falsificate sono un morbo che appesta le nostre timeline sempre più spesso, financo arrivando a molestarci in privato con qualche conoscente che ingenuamente ci linka l’ultima geniale trovata di qualche webmaster burlone.

Abbracciando però anche le implicazioni più ampie di un metodo di selezione dei contenuti così potenzialmente aggressivo, quello che emerge è che se in un primo momento possiamo anche essere contenti, sicuramente questa piccola intelligenza artificiale può essere sfruttata anche come meccanismo di occultamento di verità.

Per riprendere la frase di un mio carissimo amico (grazie Stefano!):

Internet dovrebbe essere consapevolezza, non popolo bue 2.0

Ed è esattamente in questo che ci stiamo trasformando, in un popolo che accetta di essere direzionato senza guardare oltre il paraocchi.

Si perché se le notizie false anche fossero un virus e un problema, noi sicuramente abbiamo gli anticorpi per combatterlo, che sono la nostra cultura e il nostro sistema di istruzione, il quale dovrebbe metterci in condizione di avere una capacità di discernimento tale per cui istantaneamente noi riusciamo a bollare una fonte come inattendibile.

Il problema delle false notizie non deve risolverlo Facebook, ma devono risolverlo le scuole, i licei, e non voglio dire le università perché una volta arrivato all’università uno dovrebbe avere i propri mezzi per star dietro a un fenomeno simile. Abbiamo già delle istituzioni preposte a questo, e per chi ha studiato l’algoritmo ce l’ha già - in testa.

Un altro problema, poi, sarà sicuramente quello della categorizzazione delle mezze verità, ovvero di tutti quegli articoli che riportano un fatto in maniera faziosa, nascondendone una parte e mettendone in risalto un’altra così da distorcere la percezione dell’evento: chissà cosa farà, il famigerato algoritmo, in quel caso.

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