Russell Ivanovic ha scritto un pezzo interessante che avevo inspiegabilmente perso, in cui spiega il suo iter da un Mac Mini in salotto ad un Mini PC Intel con Windows 10:
Do I actually need this computer to run macOS? I quickly realised I don’t. I need Chrome, I need a few basic apps and I need my Elgato EyeTV Diversity USB stick to be supported so I can watch TV. It turns out there’s another OS that has all those: Windows. I’ve had Windows 10 on a gaming PC I built over 6 months ago and I’ve not had a single problem with it. It’s never bothered me, needed rebooting because it was flakey or even broken a sweat doing all the things I’ve asked of it.
Quello che continuo a non capire è come mai Apple continui ad inseguire la chimera di una rivoluzione sui propri laptop, senza consegnare alla propria utenza degli attrezzi con cui lavorare fuori da quello specifico fattore di forma. La cosa che per molti anni mi ha affascinato di Apple (a prescindere dai prezzi folli) era questa: hai bisogno di un mini PC? C’è il Mac Mini. Un portatile? A bizzeffe tra MacBook e MacBook Pro (che all’epoca erano veramente Pro). Necessità di lavorare con un hardware super-duper? Ecco il MacPro.
Una variegatura (e non ho parlato degli iMac) che oggi è solo un ricordo, con una linea d’offerta ridotta non dico al lumicino ma, beh, quasi - e soprattutto utenti che delusi si guardano intorno per scoprire che Microsoft può dargli quello che Apple ormai si rifiuta di dare. O addirittura che Linux è un’alternativa possibile.
27 Jan 2017

Ieri sera tra una sessione di terminale e l’altra ho visto spuntare come funghi in giro per l’internet una cosa molto, molto affascinante, ovvero il KDE Slimbook. Mi ha fatto alzare la testa per due ordini di motivi:
- Il primo è che è pensato per la mobilità, con un design che prende a piene mani dal MacBook Air di Apple, la quale però non ha intenzione (pare) di avventurarsi in un revamp di quella specifica linea;
- Il secondo è la realizzazione portata avanti a stretto contatto con la community di KDE, tramite l’interazione con dei membri selezionati molto vicini al progetto. Quello che è venuto fuori è un prodotto a mio parere competitivo, forte di una metodologia di creazione che in pochi possono permettersi di adottare e in ancora meno hanno effettivamente voglia di applicare.
A riguardo, è interessante leggere sicuramente il post ufficiale di KDE ma anche quello di Harald Sitter:
Naturally, as one of the neon developers, I was doing some software work to help this along. Last year already we switched to a more reliable graphics driver. Our installer got a face-lift to make it more visually appealing. The installer gained an actually working OEM installation mode. A hardware integration feature was added to our package pool to make sure the KDE Slimbook works perfectly out of the box. The device looks and feels awesome. Plasma’s stellar look and feel complements it very well making for a perfect overall experience.
Sicuramente guardando al form factor cadiamo nella trappola del “not invented here”, per il semplice fatto che viene sfruttato un concetto di scocca già implementato da altri e rodato fino allo sfinimento, per consegnare all’utente un’esperienza che non porta nulla di nuovo.
Da una parte è vero che questa macchina è una copia spudorata di un MacBook Air, dall’altro lato è vero allo stesso modo che nello specifico il MacBook Air ha un feeling estremamente sexy, e dato che a molti attuali utenti Apple (soprattutto power user) interessa un revamp di qualcosa di simile, potrebbe addirittura far alzare un sopracciglio a chi cerca un buon rimpiazzo per il proprio Mac e vuole passare a Linux.

La spesa
Un KDE Slimbook non viene via a poco, anzi. Però con la combo che ho scelto io viene comunque 300 euro meno di un Macbook, che insomma, buttali via. Quello che mi piacerebbe capire invece è quanto, a fronte della spesa abbastanza elevata, mi venga restituito in qualità costruttiva: il confronto con un MacBook viene spontaneo, e sicuramente pur costando un prodotto Apple un occhio della testa è vero che una volta pagato quel rene che ti viene chiesto, hai un prodotto che dura un sacco di tempo (parlando di computer, eh, beninteso: con i telefoni è tutta un’altra storia) e rimane solido come appena uscito dalla scatola.
Prodotti wannabe-equipollenti, con la stessa scocca, purtroppo all’interno non risultano essere assemblati a dovere, nei casi più eclatanti addirittura messi insieme col nastro adesivo, e alla fine pur pagando sensibilmente meno si rinuncia ad avere un portatile rock-solid.
Siccome a me questo aspetto del mio MacBook Pro piace molto, sarei curioso di sapere come si pone lo SlimBook da questo punto di vista. Ovviamente questa strizzata d’occhio non troppo velata significa che se state leggendo questo post e me ne inviate uno sarà mia cura recensirlo con tutti i crismi.
Tornando al punto iniziale, ho visto che recentemente Apple ha impoverito molto persino le possibilità di configurazione degli Air, mentre questo laptop ha una flessibilità molto alta in fase di build, permettendoci di arrivare fino a 16GB di RAM (dove un MacBook Air arriva a 8GB ed è grasso che cola).
Linux come cittadino di prima classe
Quello che mi ha affascinato enormemente di questo progetto è ciò che hanno fatto gli sviluppatori di KDE/KDE Neon con l’aiuto di un manufacturer che voleva semplicemente offrire un ultrabook con Linux. Quello in cui si è tramutato il tutto è stato un piacevole tentativo (riuscito, poi bisogna vedere se le persone premieranno lo sforzo) di fornire a un bacino di utenza di base non enorme la possibilità di avere un hardware testato e ritestato su cui ottimizzare i comportamenti del software, una sorta di macchina di riferimento su cui eseguire benchmark di qualsiasi tipo da quelli di usabilità a quelli di comportamento.
Questo rende Linux un cittadino di prima classe su questo laptop esattamente come macOS sui Mac, e me lo rende onestamente appetibile, anche perché per un tempo abbastanza lungo dopo essermi allontanato dal fronte GNOME sono stato un vero e proprio fanboy KDE. Date queste premesse, e data la flessibilità che offre la piattaforma di Plasma, penso che un OEM abbia spazio per inserire tante personalizzazioni senza rovinare l’esperienza utente di base di KDE. Allo stesso tempo sono piacevolmente sorpreso di come gli sviluppatori di KDE si stiano preoccupando di come possa apparire la loro software compilation su una macchina e su quella soltando, andando a risolvere problemi che riguardano anche il coupling tra la componente “interattiva” del computer e quella “fisica”.
Detto ciò, sono molto, molto curioso di capire come possa performare un altro sistema Linux su questo hardware, tipo Arch Linux con GNOME Shell. 😬 😬 😬
In barba a tutti quelli che “ma no, il 2016 è stato un anno come gli altri”, Jason Crease ha fatto un’analisi statistica clamorosa sulle celebrità morte nel 2016. Imbattendosi in qualcosa di molto peculiare. 🤓
All’inizio avevo pensato di postare un estratto, poi ho detto, “ma perché mai?”; mi limito all’introduzione:
When I found out I would be working on porting an old Python codebase to Node, I was slightly excited. These kinds of projects always give you more creative freedom than the ordinary code maintenance gig, and something about the challenge of rewriting other people’s code makes it fun as hell.
Il resto merita una lettura completa, approfondita e ragionata. Personalmente sono arrivato quasi alla commozione di fronte a questo post.