20 Mar 2010
Nerdeggiare pallido e assorto
Presso un firewall d'orto,
Ascoltare tra i podcast e le webradio
Click di nerd, flame di troll.</p>
Nelle crepe dei thread o sui like
Spiar gli utenti dei commenti gonfi
Ch'ora si distinguono e ora si confondono
A sommo di minuscoli nick
Lurkare tra i feed i protocolli
Lontani di google wave
Mentre si uppano tremuli trilli
Dei poser dai calvi picchi.
Surfando nella web che deraglia
Sentire con triste meraviglia
Com'è tutto il 2.0 e il suo travaglio
In questo spammare di gentaglia
Che ha in cima cialis e accozzaglia.
Veramente un bel lavoro, complimenti ad Haukr e Federico che su FriendFeed si sono uniti per scrivere questa rivisitazione in chiave nerdica del nostro mondo.
Stupendo, clap clap.
14 Mar 2010
Stavate pensando che mi fossi dimenticato del mio piccolo cantuccio eh? Invece no, anche se scrivo per altri torno comunque al mio vecchio blog per condividere pareri che magari da altre parti non potrei scrivere, pensieri poco, ehm... ortodossi.
E dunque, stamattina mi sono armato di santa pazienza e visto che Matteo stava scaricando l'ultima prematura del Fedora Project, ho deciso di affiancarlo e raccogliere qualche impressione insieme a lui sulla nuova versione della distribuzione Linux più amata/odiata dagli italiani: è infatti vero che da una parte trovo gente che mi dice che Fedora spacca, mentre altri mi dicono che farebbe venire la diarrea ad uno stitico.
Ordunque, mi attrezzo, scarico l'immagine LiveDVD, la passo su una penna USB che ho afferrato al volo, inserisco nella porta del PC fisso e mi ritrovo nel GRUB costruito artatamente da Unetbootin, software di cui ho già parlato il quale permette di generare una pendrive bootabile da ISO di CD o DVD. Ed in men che non si dica mi trovo a dialogare con un muro, infatti il monitor mi recita un "unable to find the root device
". Ah vabbeh.
Non mi perdo d'animo, so che Unetbootin ha qualche piccolo problemino di questo genere, infilo un DVD vergine e lo defloro con la ISO appena scaricata; il sistema dunque parte impeccabilmente, portandomi fino alla schermata di login.
Scegliere il linguaggio e premere Login
Così recita una scritta, ma gli sviluppatori di Fedora secondo me dovrebbero scriverci Lasciate ogni speranza o voi ch'intrate; di tutto ciò però parleremo tra un attimo: scelgo la lingua italiana, premo Login, vengo catapultato in un login automatico mai effettuato. Riavvio. Clicko login senza scegliere la lingua: bam, sono dentro GNOME.

Non funzionaaaaaaaaahhhh!!!
Orbene, mi do a una selvaggia installazione, dato che il sistema che gira da DVD è un pochino lento: e qui trovo il primo punto positivo: Anaconda, il pluripremiato installer di Red Hat, si dimostra come sempre all'altezza della situazione mostrandosi in una veste ridefinita, corretta e migliorata. Mi chiede quello che gli serve sapere, posso rispondere in qualche click, l'interfaccia non è dispersiva; entro pochi minuti, quasi come fosse un avanti-avanti-fine, mi trovo con il sistema installato sull'hard disk e un grazioso balloon mi consiglia di riavviare per effettuare le ultime modifiche, cosa che non tardo a fare.
Al primo boot il sistema si dimostra pachidermico, esattamente come lo era il suo DVD, cosa che verrà affievolita molto di poco ai boot successivi: sequenza di boot bocciata, come detto in precedenza da Matteo il quale si è lamentato della lentezza della partenza anche sul suo Samsung NC10. E allora andiamo ad esplorare un po' questa nuova Fedora: novità visibili poche, fa mostra di sè GNOME 2.29, come del resto anche in Ubuntu Lucid, e si può osservare una configurazione di Compiz piuttosto bislacca a mio parere: lo abilito, i menù non vengono ombreggiati, e nemmeno i pannelli. Poi, comincio a giocarci un po'. E inorridisco: quando muovo il cubo, tutto diviene scuro e non vedo nulla, salvo poi tornare all'illuminazione originale quando il cubo smette di muoversi. Le finestre wobblano lentamente e scattosamente: su Ubuntu e Arch non era mai successo, ad esempio, e dire che sul mio fisso sono mesi che faccio un uso massiccio di Compiz anche con la scheda video che mi ritrovo, la quale mi permette comunque di utilizzare gran parte degli effetti grafici senza dar prova di uno sforzo evidente. Perplessità a palate.
Infine, come a voler dare il colpo definitivo, apro Shotwell, incluso di default. Ottima mossa questa, io amo quel software. Ma non parte. Come GNote. Crash su crash; ho capito che è un'alpha, ma cavolo :D
Scoraggiato, provo ad aggiornare. No. Pup e Pirut, i due gestori di pacchetti e aggiornamenti, la coppia di gemelli figli del Male. Quasi più irritanti di PincoPanco e PancoPinco, proprio perchè di una lentezza esasperante: dopo un'ora che il sistema è lì a ravanare, mi stufo. Spengo il PC. Non ci siamo, è rimandato a Settembre.
08 Mar 2010
Si ecco, non so bene come dirlo, quindi sarò schietto: inizio a scrivere con questi signori.
Ovviamente roba un pelino più seria di quello che scrivo qui, anche se cercherò di non perdere il tono spontaneo che mi ha fatto acquisire, credo e spero, qualche estimatore nel corso della mia opera.
Arisentirci su questi schermi insomma, e anche sugli altri. :)
27 Feb 2010
Ve ne avevo parlato, no? Ma come no, certo che ve ne avevo parlato. Del sogno che avevo fatto, dell'unificazione di alcuni standard, di una collaborazione di esseri umani molto stretta e, soprattutto, cross-desktop.
Essì che io sono un entusiasta di Telepathy, e ovviamente lo osanno e credo che sia un'invenzione assolutamente fantastica, perchè permette di far comunicare in maniera agile applicazioni totalmente diverse tra loro, creando un desktop assolutamente integrato e, perchè no, collaborativo².
Dunque il buon Federico ha scritto su OSSBlog una notizia che mi ha reso felice, perchè è l'inizio del mio sogno che si avvera; anche KDE comincia a lavorare all'integrazione di Telepathy in alcune delle sue applicazioni: proprio come avevo immaginato, l'aspetto telepatico della faccenda riguarderà KOffice, anche se, esattamente come ha scritto Federico, ci sarebbe da lavorare su altri editor leggeri (chi ha detto Kate?), e per quanto mi riguarda lo stesso discorso andrebbe fatto riguardo GNOME.
[Qui doveva esserci un'immagine lollosa di Konqui ma l'hanno rimossa ç_ç]
La speranza è l'ultima a morire, forza Telepathy, forza sviluppatori, datece er desktop collabborativoooh.
25 Feb 2010
Come sempre, si torna a bomba su cose utili e chicche che ci consentono di non stare a bestemmiare ogni cinque minuti sulla nostra macchina in costante aggiornamento. Come ricorderete, anche sei mesi fa, giorno più, giorno meno, avevo scritto delle cose, riepilogando con un postone finale, che hanno impedito a parecchia gente di evitare attimi creativi nei confronti di varie divinità o subdivinità, data la volontà degli sviluppatori GNOME di fare questi inutili remix di features a ogni benedetta release :mrgreen:
D'altronde, come avrete letto, ho avuto modo di provare GNOME 2.29.90 sia su Arch che su Ubuntu Lucid, e dapprima non mi ero accorto di nulla, poichè sul piccolo Anfione con Arch Linux avevo configurato tutto ottimamente con la vecchia versione dell'ambiente, tuttavia accedendo alla mia nuova Lucid di test ho provato, ovviamente, ad abilitare come al solito le icone nei menù, visto che a mio parere averle disabilitate rende il proprio desktop environment parecchio sciatto e scolorito. OMG, surprise!
In Aspetto è scomparsa la tab Interfaccia. Si, lo so, non serviva a una sega in teoria, ma il caso ha voluto che dentro ci fosse un'opzione chiave per me, quindi mi sono adoperato in qualche modo per adattare il mio gnomozzo Lucido a ciò che volevo; in men che non si dica ho trovato la soluzione al male che affliggeva il desktop: Gconf.
Ora, io vorrei dire due paroline agli sviluppatori GNOME. Mi va bene, se sbragate un'intera tab del maledetto gestore delle preferenze dell'aspetto, che poi magari togliate anche la feature. Tuttavia, tuttavia, tuttavia: se voi siete così intelligenti da mettermi la tab Interfaccia sotto programma di protezione testimoni, perchè cribbio le feature che cerco sono tutte ancora lì, attivabili o disattivabili a piacere tramite lo scomodissimo editor di Gconf (o tramite gconftool da terminale quando entro in modalità autolesionista), quando potevano benissimo essere gestite da un booleano in una tab, che rimasta al proprio posto consumava quattro pixel in orizzontale e due in verticale? Manco a dire che ci fosse bisogno disperato di spazio, le distribuzioni che brandizzano massivamente ci fanno quello che gli pare con tutto lo spazio che avanza :D
Mah. Non sapremo mai la risposta. In ogni caso, si può procedere ad abilitare o disabilitare le icone nei menù semplicemente aprendo il proprio editor di Gconf, che Ubuntu continua a nascondere imperterrita, dando da terminale:
gconf-editor
(per gli utenti delle distro smanettoniche, l'editor ve lo trovate direttamente in Strumenti di Sistema - Editor di Configurazione)

E andando a parare al percorso desktop/gnome/interface; a quel punto vi troverete davanti una serie di opzioni più o meno sensate, tra le quali dovrete cercare menus_have_icons. Dando una spuntata secondo il proprio volere al valore booleano di questa opzione deciderete se far comparire o no le icona accanto alle voci di menù di GNOME; problema risolto.
Certo, era meglio la tab in Aspetto.