Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

LG XF-2: l'ho testato, ecco cosa ne penso

Nelle ultime settimane LG mi ha dato la possibilità di provare gratuitamente uno dei loro prodotti di punta, ossia l'hard disk multimediale LG XF-2. Il prodotto, premetto, mi ha soddisfatto ampiamente sotto tutti gli aspetti, tranne quello economico; come hard drive da salotto si possono trovare eccellenti soluzioni a un po' meno.

In ogni caso, diciamo che quello che colpisce di LG XF-2 per prima cosa è la maneggevolezza; i prodotti concorrenti non possono certo vantare una portatilità così facile, ed è per questo che tale hard drive si distingue dalla massa: se all'acquirente interessa portare i propri contenuti dovunque senza ingombro supplementare, questo strumento è l'ideale e vale, per me, tutta la spesa. Se, viceversa, si ha intenzione di lasciare il diffusore dei contenuti in salotto a prendere la polvere, qualche euro in meno e soluzioni anche più efficaci vengono incontro alle più disparate esigenze.

Tornando al disco, appena scartato il tutto, sul lato si può avvertire la presenza di un tasto di accensione, da premere quando il tutto è collegato al televisore. In alto invece sono disposti i vari attacchi: alimentazione, HDMI, USB mini, A/V composito; sinceramente sono rimasto sorpreso dalla presenza del connettore A/V, corredato da apposito cavo con adattatore A/V-SCART, grazie al quale LG mi ha fatto un'ottima impressione dimostrando non solo tendenza verso i nuovi standard di trasmissione (attacco HDMI presente), ma anche una notevole cura verso dispositivi non più propriamente in voga, come i televisori CRT dotati storicamente di attacco SCART.

Frontalmente, possiamo infine notare un'interfaccia sensibile al tocco con quattro pulsanti direzionali, un tasto menù, ed un tasto OK. Collegato il tutto al televisore, mi sono divertito un po' a testare la reattività dell'interfaccia utente utilizzando il controller incorporato anzichè il telecomando: il dispositivo si è dimostrato più che reattivo anche su risoluzioni molto alte, non accennando il minimo tentennamento. La cosa che invece mi ha lasciato basito è stato il nominare l'hard drive C: nell'interfaccia; non capisco se ciò venga fatto per similitudine con il sistema operativo preferito da chi non ne conosce altri, o perchè effettivamente, dentro c'è una qualche versione del sistema operativo preferito da chi non ne conosce altri.

Una nota positiva, inoltre, può essere trovata nel fatto che LG non costringe l'utente ad usare alcun software proprietario per dotare l'hard disk di contenuti, bensì lascia libero chiunque di utilizzare il proprio file manager, senza restrizioni, rendendo possibile l'utilizzo del dispositivo anche solo come capiente contenitore di dati. Certo, così sarebbe sprecato, ma non si può mai dire ;)

La riproduzione video si comporta egregiamente, cowsì come quella delle foto: sia con Matroska MKV che con banalissimi file AVI è andato tutto liscio, facendo passare a me, alla mia famiglia e ai miei amici ore piacevolissime visionando anche cose che su schermi FullHD ci si sarebbe aspettati di non trovare così definite. L'esperienza di riproduzione si è dunque rivelata fluidissima, anche passando ore ed ore a visionare e causando un piccolo surriscaldamento del dispositivo, che alla fine della terza ora di visione mi ha anche fatto da scaldino per le mani, nonostante la ventola non minuscola posta sul retro.

Insomma, nel complesso un ottimo prodotto; se lo scopo è la portabilità, dieci e lode ad LG che ha sfornato un dispositivo da "Il futuro è adesso". La mamma infatti si è innamorata di quel coso e non voleva farlo tornare alla casa madre (essì, non me l'hanno lasciato purtroppo) :D

Ma dove sei finito?

Pazientate neh, chè c'ho il blocco dello scrittore un attimo.

KDE & Arch Linux, via libera per l'aggiornamento

Avevo già detto ieri, che un problema era incorso durante l'upload dei pacchetti nei repository di Arch Linux, quindi l'aggiornamento di KDE alla Software Compilation (ma che bel nome!) 4.4.4 tralasciava alcuni pacchetti di base, che rimasti alla vecchia versione uccidevano un po' tutto l'ambiente desktop, causandone il mancato funzionamento.

Ebbene, da parecchie ore è ormai tutto a posto, i pacchetti sono stati uploadati correttamente su archlinux.org e da un bel po' si può ormai aggiornare senza paura, quindi via libera per tutti quelli che hanno fermato le proprie dita nella giornata di ieri :D

Perchè non hai fatto prima questo post?
Beh, la struttura a maglia dei mirror di Arch Linux è parecchio contorta, e volevo semplicemente assicurarmi di dare l'OK in un tempo ragionevole entro il quale gran parte dei mirror sarebbero stati sincronizzati con il server centrale. E adesso, tutti ad aggiornare :P

KDE 4.4.4 su Arch Linux: NON aggiornate, per ora

Questa mattina, bel bello, ho avviato il mio amico Clyde alla ricerca di aggiornamenti, ed è uscito, dalle ricerche condotte, che era disponibile il nuovo KDE 4.4.4, fresco di rilascio, già impacchettato e inserito nei repository della mia distribuzione preferita. Ho così mandato in esecuzione l'aggiornamento, senza preoccuparmi troppo di andare a controllare in giro per la rete le novità e i problemi noti. Shame on me.

Il risultato, dopo l'aggiornamento, è stato qualcosa di questo genere:

Uno schermo completamente bianco che recitava l'impossibilità di trovare il plasmoide Folderview, Krunner che non runnava, Ksysmon che non sysmonava, Ktutto che non tuttava. E ovviamente niente Plasma. Al che, ho cominciato prima a urlare di ben motivato panico, poi a spaccare cose, infine ho avviato una sessione d'emergenza e ho cominciato a cercare. E ho scoperto cose che voi umani non potreste immaginare: infatti sul forum italiano l'orda di kdeisti ha scatenato la sua furia, lamentando anche la causa del problema; è stato infatti uploadato tutto il grosso dell'ambiente desktop, ma il pacchetto kdelibs è rimasto... aehm... alla un po' indietro, precisamente alla versione precedente -.-

In parole povere, aggiornamento fortemente sconsigliato: darò notizia della aggiornabilità del desktop non appena mi vedrò scodellati i pacchetti tra gli aggiornamenti, e tutto tornerà a funzionare a meraviglia.

Fedora 13 KDE: permanenza con il lato oscuro

Sono un po' di giorni, precisamente da venerdì pomeriggio, che mi trastullo con un nuovo, spassoso giocattolo. In occasione dell'uscita di Fedora 13 ho voluto infatti darle una nuova chance di migliorare l'opinione che mi ero fatto di lei, e l'ho fatto, come mi era stato suggerito da alcuni lettori, prendendo in esame non tanto la release ufficiale, quella gnomica, ma scaricando e installando la spin KDE, in un impeto di sana follia.

Ho iniziato la mia installazione pacificamente: già dalla live il sistema era abbastanza reattivo, e non ho avuto modo di rigettare prepotentemente e freesbare il CD dalla finestra: parsomi un buon inizio, ho cominciato l'installazione mandando a finire il tutto su una partizione da me creata all'uopo. Sorprendentemente, dopo pochissimo tempo, meno di dieci minuti, l'installer (in GTK+! :'D) mi ha riferito che lui aveva finito e staccava per la pausa, quindi se volevo altro dovevo farmelo da me. Noncurante, ho riavviato. Meraviglia! Tutto funzionante.

Ho iniziato ad esplorare, mentre i viticci di KDE mi attorniavano: i plasmoidi coi loro sexy tentacoli mi hanno attratto a tal punto che... ho cominciato a configurare KDE secondo le mie esigenze. Via robe di là, via di qua, la configurabilità dell'intero ambiente mi è parsa davvero ottima, soprattutto per via dei cambiamenti che potevo apportare ai bordi delle finestre in pochissimi click; su GNOME, per alcune cose che in KDE sono fattibili in pochissimi click, si è costretti ad utilizzare l'editor di GConf. -.-

Ma torniamo a noi: dopo qualche ora, ho ottenuto un KDE che mi soddisfaceva e andando via via avanti con le personalizzazioni mi sono accorto che avere tutto così a portata di click poteva essere, a volte, un filo, ehm, di distrazione. Per via dunque di tutto questo ben di dio all'aria, ho continuato pedissequamente a spulciare i menù di tutto ciò che aprivo per adattarlo come piaceva a me. :P

Ho poi cominciato a ravanare nei meandri della distro. Aggiornando PackageKit e KPackageKit, che provvedono entrambi al frontend grafico per tutto ciò che riguarda la gestione dei pacchetti, ho ottenuto che divenissero disponibili tonnellate di aggiornamenti, che andavano dal semplice bugfix del giorno a nuove versioni di vari software. Ho così iniziato ad aggiornare con calma ma... alt, ovviamente non è così semplice. KPackageKit ha infatti tentato di impedirmi con una vera e propria operazione di mobbing di aggiornare. Dopo il duecentesimo tentativo di update rimasto in stallo, mi sono deciso ad aprire un terminale per vedere cosa diamine stesse accadendo. Perchè, manco a dirlo, qualcosa stava accadendo. E accadeva ordunque che il maledettissimo RedHat Package Manager (rpm pegliammisci) si era inchiodato a causa di non si sa bene cosa: Yum infatti, alla richiesta di aggiornare tutto, mi ha avvisato del casino e mi ha chiesto: "Ma non è che per caso vuoi che facciamo una cosa per volta, porto a termine le operazioni inchiodate e poi finiamo di aggiornare con calma, che sappiamo ben essere la virtù dei forti?"

"Mi pare una grande idea" ho risposto io. E così sono riuscito a portare a termine l'aggiornamento. Ottimo Yum, che a fronte della presenza di un formato di pacchettizzazione veramente diabolico, gestisce comunque le cose molto bene abbassando i livelli di odio, sconfiggendolo con una chilata e mezza di amore (che vince anche sulla nVidia). Quindi, in conclusione di questa parte: rpm non si comporta bene, anzi, ma Yum lo mette in riga senza colpo ferire. Il bello, ma bello si fa per dire perchè bello non è per nulla, arriva poi quando uno deve installare degli rpm scaricati dalla rete.

Infatti una persona umana e arrivante da altre distro per esseri umani, si aspetta che, aprendo il pacchetto con KPackageKit, questo si installi seduta stante. No. "Vuoi installarlo? Ma sei sicurissimo?" Si. "Installato pacchetto non certificato." Vabbeh. Poi vai a vedere, e non c'è nulla di nuovo nel menù delle applicazioni. Mh, qualcosa non quadra. Apro un terminale: rpm -i pacchetto.rpm, e mi tolgo il pensiero. :D

A questo punto, mi pare scontato dire che il grande neo di questa Fedora 13 è il sistema di gestione dei pacchetti, non tanto per il prodotto in sè quanto per il suo frontend grafico, che non si dimostra per niente all'altezza delle alternative, o di lui stesso mentre frontenda altri formati (come i pacchetti deb ad esempio). A frontendare gli rpm, nada. Non parliamo poi di installare un pacchetto scaricato perchè oltre a chiedere dieci password, costui, bel bello, non installa una mazza lasciandoci un filo interdetti davanti al monitor.

Per il resto, le mie impressioni sono ottime: il sistema di lascia usare, una volta aggiunti i repository RPMFusion si smette di bestemmiare in linea di massima con i pacchetti standalone, infatti dentro quel repository a parte rari casi, c'è tutto quel che serve o giù di lì. KDE è pacchettizzato molto bene, ben curato e cullato nella bambagia, con varie patch che lo rendono più che stabile; un'attenzione encomiabile quella del team della spin KDE, visibile in ogni dettaglio, in ogni gesto che non produce effetti indesiderati. Diversamente dalla sua controparte GNOME, questa spin KDE regala un'esperienza utente decisamente superiore: mi ero infatti lamentato di Pup e Pirut, i frontend GTK+ per rpm, che sono ampiamente superati in velocità da KPackageKit, anche se poi, dopo due minuti di utilizzo, anche lui si fa fonte d'ispirazione per sempre più colorate bestemmie [cit.].

Ma quindi resti a Fedora?
No. Non posso continuare a stare con 'sto gestore dei pacchetti, dai, e ridicolo. Come ribadiscono tutti i miei compari di bevute su FriendFeed.

Ma quindi resti a KDE?
Cavolo, mi sono fatto fregare. È bello, funzionale, stabile. Credo proprio che la mia Arch Linux vedrà qualche cambiamento. E poi vedremo se tornare indietro o meno.

Perchè non hai inserito immagini?
Perchè non ne ho voglia, è domenica sera e voglio riposarmi prima di venir fagocitato dall'inizio della settimana. Capitemi.

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