31 Aug 2010
Appena ho visto questa aberrazione su Twitter, non ho resistito: mi sono detto, si, questa va assolutamente pubblicata ad imperitura memoria.

Genyo. Assolutamente genyo. Signori, ci troviamo di fronte a una svolta epocale: buttate via i vostri CD di Linux dove in 700Mb c'è il mondo. Sono pesanti e lenti.
Praticamente, come se io qualche post fa non avessi detto niente. Mi rimangio qualunque cosa, sono stato smentito.
LOL.
27 Aug 2010
Ogni tanto mi annoio, tutti gli umani lo fanno. Ci sono anche degli studi che dimostrano la costruttività della noia. Ebbene, in uno dei miei profondi momenti di noia ho pensato che molto probabilmente avrei rinnovato l'estetica del blog, e mi sarei messo a fare un pochino di programmazione web, così, tanto per. In questa maniera, mi sono imbattuto in Thematic.
Thematic, detto in parole povere, è una figata. Mi spiego meglio: si tratta di un framework per la creazione di temi per Wordpress, dalle possibilità tutt'altro che limitate. Ossia, possiamo creare con relativamente poco sforzo un tema derivato, che fletta il codice di Thematic alle nostre esigenze e sia così un tema figlio, o child theme in inglese. I child themes? Oh beh, sono una cosa fighissima: mettiamo il caso che io voglia modificare il CSS di un tema in mio possesso, ho due strade da intraprendere.
Quella tradizionale, secondo la quale prendo lo style.css del tema, lo modifico, lo salvo e via. Così però, in caso di aggiornamento automatico del suddetto tema io perderei qualunque personalizzazione effettuata: per questo motivo esiste la seconda via, la creazione ossia di un child theme che prenda il codice e le impostazioni del tema padre, li erediti e contemporaneamente sovrascriva ciò che io voglio con del codice scritto da me. In questa maniera aggiornando il tema padre non solo non perderei le personalizzazioni estetiche effettuate, ma beneficerei delle migliorie al codice originale apportate dall'autore del tema.
Thematic, con dei metodi particolari chiamati hook, che permettono di modificare, aggiungere o levare qualsiasi "pezzo" del tema, permette una personalizzazione a trecentosessanta gradi del tema padre, consentendo di aggiungere appunto il codice nei punti più disparati soprattutto grazie agli hook disposti in maniera strategica lungo tutto il codice, ma anche grazie a innumerevoli aree in cui è possibile inserire widget; non le ho contate, ma mi pare che al contrario degli altri temi Thematic abbia all'incirca poco più di dieci aree per disporre widget, vi potete scatenare :D
Il tema, per come è impostato di default, si comporta come un normale nero su bianco con titolo un po' grande, navbar e tutto il resto. La fantasia non impera, ma non deve essercene traccia nel tema base che nel suo aspetto pulito (rispecchiante il codice esteticamente gradevole) e nella semplicità che lo permea permette l'aggiunta di elementi in modo facile e veloce. Basta guardare come ho ridotto il mio blog personale in meno di quaranta minuti di lavoro: volevo un tema semplice e che si adattasse perfettamente a ciò che desideravo così... ho preso Thematic, e ho creato un tema figlio che lo personalizzasse come volevo. Ma il mio lavoro non è niente: nell'apposita galleria dei temi figli si possono trovare esempi di personalizzazione assoluta, con elementi spostati da un capo all'altro e intere aree ridisegnate.
Si, è davvero un bel giocattolo: adesso sapete con cosa ho pastrugnato nell'ultima mesata :P
P.S.: Lo stesso template del sito ufficiale è fatto con Thematic. Veramente fico :D
22 Aug 2010
Dopo un'attenta e profonda riflessione, sono arrivato all'inevitabile conclusione: Linux dovrebbe avere una rete di volontari, disposti ad andare casa per casa a mostrare le meraviglie del pinguino a chiunque voglia mettersi in gioco.
Tipo il Folletto.
P.S.: Sono in un periodo di pigrizia, ho tante cose per la testa, dovrei scriverle. Ma fa caldo, pazientate :D
30 Jul 2010
Ultimamente ne ho sentite molte su Dell, e sulla sua pessima abitudine di continuare a rivendere macchine con Ubuntu installata, pur facendo una pubblicità sfegatata a Windows al momento della scelta del sistema operativo che si vuole. È da un po' di tempo ormai che Dell propone questa sottospecie di ballot screen che mette in evidenza i pregi di entrambi i sistemi: per quanto riguarda Linux, ne sottolinea l'eleganza, l'innegabile sicurezza intrinseca, la velocità di boot e tante bellissime altre cose. Per quanto riguarda Windows, sottolinea altri aspetti che vanno sicuramente presi in considerazione.
Passando poi ad una sintesi, illustrando i motivi per cui effettuare una scelta e perchè effettuarne un'altra, Windows viene raccomandato perchè maggiormente supportato, perchè ci sono i programmi, e soprattutto viene detto: se sei alle prime armi, Windows è più facile. Ora, analizziamo insieme tutto ciò. Nei giorni scorsi c'è stato il putiferio su questo, le persone hanno accusato la casa di essere faziosa; io non la penso così. Dell è una casa che mira a fare soldi, no? E a farti trovare bene con il suo prodotto. Ora, se uno compra un PC con Linux, ed incomincia ad utilizzarlo con profitto, anche se prima non capiva una mazza (e Linux è ben più facile per un nabbo, parliamoci chiaro), sarà sicuramente un utente soddisfatto ma... mettiamo caso che il nostro omino abbia un problema con la linea ADSL. O con qualche dispositivo gestibile da PC che ha per casa.
Chiamerà il supporto. La affascinante signorina all'altro capo del telefono lo ascolterà pazientemente cercando di immaginare una possibile soluzione. Adesso vi racconto com'è stata una mia richiesta di supporto, nei panni di un nabbo.
Bl@ster: Ermh, buongiorno, da stamattina ho problemi con la linea ADSL, il modem continua a disconnettersi e non so come risolvere il problema.
Signorina: Si, ecco, clicki su Start.
Bl@ster: Eh?
Signorina: Clicki su Start, il pulsante Start.
Bl@ster: Ma... io non ho nessun pulsante Start.
Signorina: Com'è possibile, mi scusi...
Bl@ster: Abbia pazienza, sa, uso Linux...
tu-tu-tu-tu-tu...
Ora, capite? Non è colpa di Dell. È colpa loro. Dei nabbi stronzi; non saprei come altro chiamarli. Queste persone idiote, che non vengono istruite propriamente sul lavoro che svolgono e su ciò di cui ha bisogno l'utente, che non esitano a lasciarti lì col telefono penzoloni per ore. Loro, e i bimbiminkia che continuano a dire che Linux fa cagare perchè non ci gira collofdiutimoderuorfèrdùe, e tutte quelle persone che pensano che la E sia il pulsante dell'Internet [cit.], perchè con la loro niubbaggine straripante, non avendo la minima voglia di imparare ad usare il PC prima di metterci le mani, rallentano il progresso.
Per sopravvivere nella savana affili gli artigli, non aspetti che il predatore smussi i suoi.
Ed è questo il comportamento usuale delle case, che continuano a costringere l'utente nella bambagia loro malgrado; non è colpa di Dell se il supporto Telecom in assenza di un tasto Start va in bomba, non è colpa di Dell se la gente collassa quando non vede la E blu. Non è colpa di Dell. Perchè se fosse colpa di Dell, la situazione sarebbe molto peggio, mentre la colpa di un'utenza che non aumenta molto, è l'utenza stessa. Le capre. Le capre che clickano SI senza sapere cosa c'è scritto.
23 Jul 2010
Proprio stamattina ne ha scritto felipe, e mi sentirei di riprendere il discorso. AppImage, la nuova tecnologia tanto simile, tanto uguale, tanto identica a tutte le precedenti già affondate che si propone come l'alternativa al tradizionale concetto di gestione dei pacchetti, e che si fa un po' portatrice dell'ideale di Apple rispetto alla gestione del software. Un archivio con il binario dell'applicazione, e tutte le librerie aliene compilate staticamente per far funzionare il prodotto al meglio su qualsiasi distribuzione; il pericolo secondo me, come secondo felipe, non viene covato nella potenzialità di sfornare pacchetti binari da centinaia di mega per un client di posta, andiamo oltre: il pericolo, per me, è che tale sistema divenga abusato. Felipe al contrario ne vorrebbe l'adozione di massa per una gestione delle applicazioni più a misura di utente. Effettivamente non sarebbe male, ma svisceriamone ogni aspetto, e vediamo perchè è figo e, invece, perchè fa cagare :D
Perchè è benissimo
AppImage è una figata. Consentirà finalmente a migliaia di utenti di aggiornare comodamente il proprio Firefox ad esempio, o la propria copia di Thunderbird, mandando definitivamente a quel paese quei metodi diabolici tipo UbuntuZilla e soci, che non fanno altro che insozzare il nostro sistema con del software non gestito dal gestore dei pacchetti, e nemmeno facilmente rimovibile.
Potremo finalmente prendere un'applicazione, trascinarla, sballottarla, e quella resterà sempre nel suo comodo guscio di applicativo AppImage, senza possibilità di uccidere file per una smanettata di troppo, senza necessità di dover soddisfare il diavolo di dipendenze prima di un'installazione, senza appunto la necessità di una connessione alla rete per installare qualcosa. Ma c'è il risvolto della medaglia.
Perchè fa cagare
È facile immaginare il perchè contrario; anni di utilizzo di distribuzioni concepite in maniera più che razionale, hanno fatto di me una persona un tantino paranoica. Il package manager è il bene assoluto e definitivo. Il package manager consente di installare software senza sporcarsi le mani, il package manager, se ben implementato, ha la funzione di far gestire all'utente tutto il software presente nel computer tramite una singola interfaccia. Peccato che in Ubuntu, Debian, ma anche relativamente alle controparti RPM come Fedora e Mandriva, in questi anni si sia venuto a creare una specie di bordello dove esistono diecimila applicazioni, come dicevo poco sopra, ognuna che installa il software che vuole, alla maniera in cui vuole, secondo la versione che preferisce. Poi uno dice che ce l'ha lungo perchè usa Arch Linux, e grazie: con un solo strumento posso gestire tutto il software, quello compilato, quello pacchettizzato, qualunque cosa. DPKG ed RPM invece sono mal implementati in questo senso, perchè non danno possibilità all'utente di compilare un sorgente ed installarlo secondo le norme riservate ad un comune pacchetto (e poterlo quindi disinstallare agevolmente).
Fuori dal delirio, purtroppo, finchè il package manager resta uno strumento nelle mani del distributore che non si adegua alle logiche dell'utenza, necessitiamo di qualcosa come AppImage, che ci consenta di gestire il nostro software in maniera semplice e avulsa dal distributore. Tuttavia, voglio dire un'ultima cosa. Felipe, proprio tu hai fatto riferimento a OSX per la gestione delle applicazioni non a livello di sistema. Ebbene, voglio ricordarti questo: noi stiamo copiando i .app, mentre il popolo della mela da tempo ci ha copiato e imbellito Synaptic proprio perchè stufo di questo sistema. Si chiama Bodega :P
Siamo dunque sicuri che tutto ciò non sia un capriccio dell'utenza e di alcune persone, più che una necessità vera? Magari avremmo più bisogno di qualcuno che mantenesse le applicazioni aggiornate? Tipo un potenziale repository rolling apposito di cui ho già parlato?
Esamino di coscienza please.