Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

FOSDEM 2023: pura e semplice meraviglia

Sono appena rientrato a casa1 da un’esperienza che per me ha avuto del magico: il FOSDEM 2023. Avendo avvisato “la gang” già da un po’ di tempo prima usando Mastodon sono stato fortunatissimo a poter incontrare di persona gente con cui di solito il massimo che posso fare è scrivermi, e devo dire che mi sono veramente emozionato a trascorrere questi tre giorni a Bruxelles. È stato il mio primo FOSDEM, ma decisamente non sarà l’ultimo. Lo scrivo già da ora: ci vediamo l’anno prossimo. Per forza.

Volendo scrivere un resoconto mi accorgo di non sapere da che parte iniziare, quindi probabilmente è meglio che io inizi direttamente da un banale ordine cronologico.

Gli stand

Innanzi tutto, appena arrivato e appena presa confidenza con la città e i suoi mezzi, ho comprato la maglietta del FOSDEM di quest’anno. È un modo per sostenere economicamente la conferenza (almeno a livello infinitesimale), e allo stesso tempo per aggiungere un pezzo di valore al mio guardaroba nerd. Non ho preso la felpa per due motivi:

A parte questa parentesi fashion, ho rimediato altre magliette al mio stand preferito, ovvero quello di openSUSE (momento aziendalista lol), presso il quale ho potuto incontrare degli adorabili membri della community molto radicati, e svariati colleghi con cui ho potuto chiacchierare a proposito dei progetti su cui stiamo lavorando con il nostro team. È stato strano da una parte, perché non abbiamo quasi mai occasione di vederci di persona, estremamente appagante dall’altra.

Intorno allo stand di openSUSE c’erano chiaramente anche altri stand di altre distribuzioni Linux: il più divertente tra questi per me è stato lo stand di Gentoo, dove per onorare lo spirito della distribuzione in cui ogni utente compila i software sulla sua macchina, se volevi spillette o adesivi te li dovevi stampare da solo.

Le devroom

A strapparmi dalle risate per l’autoironia clamorosa dello stand di Gentoo sono stati chiaramente i talk che si sono tenuti nelle varie devroom: dopo le sessioni di keynote il resto dei contenuti sono stati ospitati da aule più piccole, che in alcuni casi erano purtroppo decisamente sottodimensionate rispetto all’affluenza suscitata da determinate tematiche. Le mie devroom di riferimento sono state quella di Rust il primo giorno, e quella di Erlang e Elixir il secondo giorno. Ovviamentea scrivere Elixir siamo sempre in quattro gatti, quindi non è stato un grosso problema assistere a tutti i talk e anche andare a fare un giro ogni tanto senza la paura di non trovare più posto.

Viceversa per quanto riguardava la devroom di Rust ho capito abbastanza in fretta che una volta rimediato un buon posto non mi sarei più alzato per quasi tutta la giornata: ho letto svariate lamentele durante i talk, soprattutto mentre parlava Kris Nóva, e i post parlavano sempre di file chilometriche. Mi sono trovato incagliato anch’io in una fila del genere cercando di entrare nella track di Continuous Integration and Continuous delivery per seguire il talk di Olivier Vernin, e devo dire che non è stato per niente piacevole.

Dall’altra parte, mi rendo conto che non avendo la vendita di biglietti come metrica di quanto si riempirà la location, è difficile per gli organizzatori prevedere il macello che si farà in un posto del genere.

Ma tornando al nostro argomento: le devroom! Al 99% i talk che ho seguito sono stati interessantissimi e tenuti da persone molto preparate. Sono stati veramente pochi gli speaker che ho visto che mi hanno fatto pensare “questa persona avrebbe potuto fare meglio di così”, e ognuno è stato efficace al suo massimo livello, dallo speaker più navigato alla persona che aveva bisogno di misurarsi con un pubblico un po’ più grandicello.

Della devroom di Rust ho apprezzato in particolare Building a distributed search engine with tantivy, di Harrison Burt, e Aurae: Distributed Runtime, di Kris Nóva. In particolare il talk su Aurae è stato per me una bellissima occasione di riflessione su come concepire qualcosa di più digeribile da un utente comune in uno spazio operativo dove quando si parla di container è impossibile prescindere dalla demagogia della CNCF e dallo strapotere di Kubernetes.

Della devroom di Elixir ho adorato Running Erlang and Elixir on microcontrollers with AtomVM di Davide Bettio, principalmente per il fatto che è durato cinque minuti scarsi in cui Davide ha praticamente ownato il suo pubblico. Ci mancava solo il mic drop finale. Non vedo l’ora di poter guardare il video.

Una menzione speciale va alla devroom di LLVM, che mi è stata consigliata da Michelangelo, in cui ho trovato una selva di scoppiati che parlavano di cose allucinanti. È stato strano e meraviglioso al tempo stesso immergermi in una realtà di cui capivo mediamente una parola su tre.

Gitbar @ FOSDEM

Un evento particolarmente emozionante è stato per me incontrare di persona Mauro, Luca, e Leonardo, che insieme a Carmine con cui ho la ~s~fortuna di lavorare tutti i giorni formano la quasi totalità degli host di Gitbar. Nonostante ci conosciamo ormai da diverso tempo non ci eravamo mai incontrati, e abbiamo sfruttato questa occasione non solo per prenderci le birre che non ci eravamo mai potuti prendere fisicamente ma solo virtualmente, ma anche per registrare una puntata pirata piena di scurrilità in presa diretta usando il telefono di Carmine e occupando un’aula della facoltà di Diritto e Criminologia.

Spero che l’episodio esca quanto prima, anche se sono estremamente consapevole che il montaggio richiederà del tempo. Scusa Mauro per la pressione che ti sto aggiungendo in questo momento :-D

Considerazioni finali

FOSDEM è stato un evento di portata gigantesca, sia oggettivamente parlando che da un punto di vista squisitamente personale. Quest’anno hanno partecipato tante persone che non c’erano mai state, e ho veramente l’impressione che si sia un po’ tornati a certe vibrazioni e alla consapevolezza che un’intera industria multibiliardaria si regga in realtà sulla passione di relativamente poche persone. A volte capita di perdere la concentrazione e dimenticare quali sono gli aspetti importanti, specialmente del lavoro che si fa. Per me questa conferenza ha significato riprendere contatto con un ecosistema che ritenevo ormai al lumicino, tastarne il polso, e scoprire che è ancora vibrante di buone idee, seppur con i suoi problemi.

Ho capito che ci sono ancora un sacco di lande inesplorate, e che come software engineer siamo circondati di tantissimi amici pronti a darci una mano anche nei momenti più bui, in cui ci sentiamo isolati e senza motivazione. E ogni volta che ci sentiamo così, forse la cosa migliore è darsi appuntamento e parlare tra noi di static typing con una birra davanti, senza scemenze corporate in mezzo.

  1. Ho iniziato a scrivere questo post due giorni fa, scusate. 

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