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Ubuntu, il ritorno a GNOME, e al diavolo la convergenza

Ubuntu Unity with Arc Teme

Ti gratti la testa pensando che magari non hai letto bene i titoli dei feed una settimana fa, poi sgrani gli occhi, capisci che diamine accade, ti fai una risata, fai sedimentare, decidi di scrivere, ti interrompono, cancelli tutto, il lavoro entra a gamba tesa minando definitivamente la tua produttività di infimo scrittore.

È così che dopo una settimana sei ancora lì a cercare le parole per commentare un evento del genere: Ubuntu abbandona Unity, e passa a GNOME. Dopo anni di scatole rotte con la convergenza, con questo e con quest’altro, e dopo aver creato un brand niente male con la propria fichissima (secondo alcuni) interfaccia grafica, tutto alle ortiche perché giustamente chi se ne frega della convergenza ora che l’ultima moda è l’IoT che appizza le informazioni nel cloud, il quale sicuramente è un business che per Linux funziona meglio.

We will shift our default Ubuntu desktop back to GNOME for Ubuntu 18.04 LTS.

Ma è davvero così?

Incertezze

Non si è capito poi molto di che cosa abbia intenzione di fare Canonical per Ubuntu 18.04 LTS, se non (per il momento) degli straordinari proclami su Unity e GNOME: quello che viene detto, è che in realtà “continueremo a sviluppare il miglior desktop di sempre”, ma non si capisce se questo sia riferibile a Unity 7 o all’esperienza desktop globale, integrando GNOME alla perfezione e applicando delle patch qua e là per far sentire gli utenti meno spaesati.

We will continue to produce the most usable open source desktop in the world, to maintain the existing LTS releases, to work with our commercial partners to distribute that desktop, to support our corporate customers who rely on it, and to delight the millions of IoT and cloud developers who innovate on top of it.

Più di tutte le frasi sul futuro, questa ha attirato la mia attenzione in modo abbastanza coatto, lasciandomi incerto: è così vero che vengono abbandonati tutti i progetti relativi a Unity? L’alternativa è che Unity rimanga solamente come shell grafica, delegando tutto il comportamento sottostante a GNOME, che verrà reintegrato nel sistema operativo in maniera più pesante rispetto a come è già stato fatto sinora.

In ancora un altro scenario, è possibile che Canonical lasci perdere Unity 8, e si concentri su Unity come shell grafica puramente detta, cotninuando quel filone di sviluppo, integrando gli stessi pezzi di GNOME che integra adesso; in questo contesto avrebbe comunque senso “we will shift our default Ubuntu desktop”, dato che significherebbe solo “signori, abbiamo cambiato idea per la prossima release, e grazie per tutto il pesce”.

Ubuntu GNOME

Oppure ancora, come molti hanno già scritto, ed è importante notare che non sono stati smentiti da nessuno (anzi, Mark Shuttleworth stesso domenica ha avallato questa ipotesi), Ubuntu passerà veramente a GNOME. Questo mi farebbe veramente molto piacere, perché la distribuzione Linux di Shuttleworth rientrerebbe nel “mainstream” delle distribuzioni Linux normali – per così dire – abbandonando lo sviluppo di un fattore realmente distintivo, concentrandosi sulle cose che non funzionano e migliorandole. Non solo per Ubuntu, ma per Linux in sé, marchio dal quale Ubuntu (al contrario di Android, possiamo dirlo) non è mai stata capace di affrancarsi del tutto. Ed è meglio così.

Coopetition

In quest’ottica forse si potrà ricominciare a vedere Ubuntu come un contributor attivo della comunità e dell’upstream Linux principale. Questo upstream ad ora comprende un numero indefinito di “cose” tra cui le principali, Linux/Xorg/Wayland/KDE/GNOME – e basta. Mir, ad esempio, non ha mai visto vera luce e non ha mai cercato di ritagliarsi uno spazio in questo ecosistema, preferendo stare al margine. Data anche l’ingerenza di Red Hat, sicuramente queste sono scelte che non pagano, mentre è molto più virtuoso cercare di contribuire all’ecosistema Wayland con il proprio compositor, con i propri bugfix, in definitiva con il proprio codice.

Per gli anni a venire, mi auguro di rivedere Ubuntu in prima fila per Linux su desktop, esattamente come gli anni passati, ma senza schierarsi a parte con un brand diverso dicendo “noi siamo più fighi”, perché tanto Linux non credo che abbia bisogno di questo. Non ne ha bisogno e non ne avrà mai bisogno perché non è così che l’ecosistema è stato generato, e non è decisamente così che il segmento microscopico mondiale di utenza Linux vede ciò che è necessario.

Piuttosto, a me non fanno impazzire le performance delle animazioni di Mutter, il window manager di GNOME Shell. Magari Canonical potrebbe contribuire con delle patch.

P.S.: Marco Usai mi ha mandato uno splendido audio col suo virilissimo accento sardo per spingermi a pubblicare questo post. Purtroppo nella prima stesura ho dimenticato di menzionarlo.

Pics courtesy of OMG! Ubuntu and Arc Theme’s GitHub

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