Linux Day 2012: open source per le imprese, 5 parole chiave e 1 consiglio
Sono disponibili le slide del mio talk al Linux Day 2012, dove mi sono un po' allargato rispetto al solito Linux, e ho parlato più diffusamente di imprese che vogliono fare open source, dando loro 5 parole chiave per iniziare a farlo davvero senza che poi rimangano in qualche modo scottate. Ho spaziato, per ogni punto, illustrando (poco) brevemente alcuni casi di studio di successo come Android, o Ubuntu, o Red Hat - ma anche progetti comunitari come GIMP e Nessus.
Per ognuno di questi ho evidenziato alcuni pregi, ma anche i difetti che potrebbero portare il contributore a scoraggiarsi, e venire meno per quanto riguarda la forza lavoro del progetto stesso.
I 5 punti sono, in sostanza:
- Un team dedicato - per raccogliere i feedback, gestire la comunità e coordinare il progetto, anche in maniera poco invasiva se necessario più spazio per la community;
- Git - oggi tante delle librerie che sono nate quasi per scherzo come progetti open senza Git non ci sarebbero. Utilizzare Git e conoscerne le meccaniche tecniche e psicologiche è utile ad un'azienda per racimolare contributi preziosi al proprio software. Fosse anche solo una pull request;
- Agile - per coordinare una comunità ampia è necessario un workflow definito ma che lasci libere le menti di partorire la loro idea. Con l'approccio agile si ottengono dei benefici in questi sensi;
- Community - perché senza comunità, e senza un elevato livello di attenzione verso questa, non puoi dire di essere veramente qualcuno che ha a cuore l'open source e la openness del proprio prodotto;
- Standard - seguire gli standard è un obbligo per chi fa open source: non è possibile che chiunque mette mano ad un software debba dover imparare notazioni nuove o astruse, o legacy.
Una volta seguite alla lettera queste 5 parole chiave, e avendo creato una situazione win-win per l'azienda e la community, il consiglio: don't fuck around, and kick asses through OSS. Imperativo categorico, direi.