Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

schedkit @ openSUSE Conference 2025

Poco dopo il FOSDEM di quest’anno mi sono messo a ragionare se avesse senso tentare di eseguire scheduler scritti con sched_ext in maniera containerizzata. La parola “containerizzato” per uno scheduler userspace è abbastanza stiracchiata semplicemente perché comunque il processo all’interno del container ha comunque bisogno di privilegi più elevati rispetto a quelli usuali, rompendo un po’ il modo di pensare classico rispetto a queste tematiche.

Prima di spenderci troppi pensieri, avevo già creato un piccolo tool che sostanzialmente si interfaccia in maniera abbastanza “opinionata” a containerd e Podman e li usa come container engine/runtime per istanziare uno scheduler containerizzato scritto usando appunto sched_ext, che permette di implementare scheduler personalizzati attraverso una serie di callback tramite eBPF.

La notizia in realtà non è tanto questa, quanto il fatto che a fine Giugno sarò a Norimberga per la openSUSE Conference 2025, per parlare appunto di schedkit, dei traguardi che ha raggiunto e delle prossime mosse. È la prima volta che presento un progetto così ambizioso, e devo dire che non pensavo nemmeno che mi accettassero il talk :-)

Ho una nuvola di cose in testa in questo momento anche perché sono reduce dal retreat del mio team a Lisbona qualche settimana fa, ma non volevo che un annuncio del genere alla fine andasse perso semplicemente per pigrizia. Stanno succedendo parecchie cose in queste settimane, sia lavorativamente parlando che personalmente parlando1, e spero che questo blocco note non patisca ancora a lungo.

Ci vediamo alla openSUSE Conference!

  1. Sono tornato a fare il master di D&D! Speriamo che riesca a terminare la campagna questa volta. 

Cauldron e la sua nuova icona - ma anche copia, apri, ama

Pur essendo una persona che soffre moderatamente il cambio di stagione1, devo dire che sto accusando quest’entrata della primavera in maniera meno grave del solito, e uno dei motivi è che il design team di GNOME (nella persona di Brage Fuglseth) ha finalmente dato un’icona a Cauldron. Sinceramente sono sempre stato emozionato più del dovuto per questa cosa, e devo dire che fin dal primo momento mi sono eccitato come un cucciolo di labrador perché non solo ho provato a fare un’app desktop e ci sono sommariamente riuscito, ma grazie a questa icona adesso sembra anche una “cosa vera” - di quelle del desktop environment per davvero, ecco.

L'icona di Cauldron in anteprima

Questo mi ha dato un boost di motivazione per aggiungere due cose che volevo piazzare dentro Cauldron da tantissimo tempo:

  • Copia nella clipboard: ovvero, appunto, un pulsante per copiare nella clipboard l’URL del post che si sta visualizzando;
  • Apri nel browser: un altro pulsante che apre nel browser di default l’articolo che si sta visualizzando.

Sono due cose che ho sempre avuto a disposizione in tutti gli RSS reader per ogni piattaforma, ovviamente a partire dal mitico Newsflash, e dato che erano tutto sommato delle vittorie facili non vedo perché farcele mancare. Anche perché, appunto, Pocket for Mac, da cui ho preso spunto2, ce le ha entrambe e sono comodissime.

Godetevi tutto!

  1. Vi giuro che la sto prendendo da lontano ma non sono ancora arrivato a fare come quei vecchi attaccapippe che parlano del tempo. 

  2. Che tra l’altro è stato mandato a sunset, quindi praticamente il mio è attualmente il miglior client Pocket sulla faccia della terra - tant’è che Lorenzo mi ha inaspettatamente chiesto se supporterò mai macOS. 

openSUSE membership (aka: non sapevo di poter essere più di un contributor)

Dato che ormai è parecchio tempo che contribuisco a openSUSE in maniera attiva (principalmente mantenendo aggiornato insieme a un manipolo di bravi il pacchetto di Elixir) ho trovato il coraggio e il tempo di sottopormi al processo di assegnazione della membership all’interno del progetto.

Lo status di membro è una cosa incognita, e ne sto appunto parlando perché rispetto alle decine (se non centinaia) di persone che ogni giorno inviano patch e documentazione secondo me non gli viene data abbastanza attenzione. Innanzi tutto se siete interessati a contribuire a una distribuzione Linux vi consiglio di leggere la pagina wiki associata.

Dopodiché, nel mio caso è andato tutto molto bene dato che ho partecipato parlando di openSUSE a varie iniziative e conferenze, oltre al codice. Se siete italiani e avete contribuito in maniera costante e misurabile vi consiglio di richiedere la membership perché così almeno potete:

  • Sfoggiare l’IRC cloak (se siete anziani)
  • Sfoggiare l’indirizzo email @opensuse.org
  • Essere su Planet SUSE
  • Partecipare alle elezioni del board
  • Essere eletti nel board

In realtà le funzioni del board di openSUSE sono parecchio limitate, si tratta per lo più di organizzazione ad alto livello, ma se volete avere un impatto maggiore è sicuramente una cosa da prendere in considerazione. In particolare negli ultimi tempi ho avuto modo di constatare che, appunto, lo status di openSUSE Member è qualcosa di abbastanza misconosciuto.

Dopo di me è stato anche accolto a braccia apertissime il buon Paolo che, io non lo sapevo, è maintainer della ZSH che uso tutti i giorni su tutti i miei setup, quindi ne aveva molto più diritto di me :-D

FOSDEM 2025: tra eBPF e strane distro Linux

“Ci sei al FOSDEM?”

Penso che questa sia la frase che ho sentito di più nelle ultime settimane: sono contentissimo di aver beccato in giro chi sono riuscito a vedere, mortificato con chi invece non è riuscito a incontrarmi. Non me la sto tirando o qualcosa di simile: il FOSDEM, sin dal primo anno in cui ci sono stato, si è sempre dimostrato una grande bolgia e se ci si dà appuntamento in parecchi è assolutamente impossibile riuscire a beccarsi tutti. È per questo che il mio approccio a questa conferenza è parecchio best effort, ovvero se si riesce a darsi un cinque nei corridoi bene altrimenti ciccia.

Fatta questa doverosa premessa, anche quest’anno a Bruxelles si è tenuto il FOSDEM, che ormai è il più grande evento riguardante il software open source in Europa, probabilmente nel mondo, e probabilmente l’unico ormai davvero rilevante per massa e per argomenti.

Ogni anno le devroom che la conferenza ospita cambiano, in modo da coprire uno spazio di interessi molto vasto. In particolare quest’anno le devroom che ho frequentato di più sono state:

  • Containers: Avrei voluto fare di meglio specie per seguire il talk di Luca Di Maio, ma me lo sono seguito a metà per colpa di un kebabbaro particolarmente lento e del bisogno di pranzare;
  • eBPF: Ovviamente la mia più grande passione degli ultimi tempi;
  • Monitoring and Observability: L’ho fatto per tre anni, lo faccio ancora, nemmeno a dirlo mi sono sparato un po’ di talk qui dentro;
  • Distributions: Dato che ho il kink delle distribuzioni Linux e dintorni, ovviamente mi sono fiondato in Distributions Devroom dove il mio amichetto Dan Cermak doveva tenere un paio di talk. Purtroppo ha avuto dei problemi e non è riuscito a presenziare, ma il suo secondo ha comunque portato a casa il risultato incuriosendomi riguardo Packit.

Oltre il talk su Packit devo fare una menzione speciale al talk su CentOS di Troy Dawson, che è stato condotto con una passione tale da farmi venire quasi voglia di contribuire al progetto; sicuramente me ne studierò la struttura meglio, e cercherò di capire come nonostante Red Hat ne abbia sfondato tutto il valore che aveva, comunque la nuova organizzazione stia avendo un sacco di senso. L’altro pezzo che mi porto a casa da questo e da altri talk è quello sui SIG, gli Special Interest Group attorno a cui gravitano moltre distro tra cui Fedora e CentOS appunto, ma anche altri progetti open come Kubernetes.

Menzione d’onore, tra tutti gli stand che ho visitato, oltre quello di FOSSAsia dove ho comprato uno stravagantissimo badge LED da attaccare alla felpa, ovviamente lo stand di openSUSE dove si sono avvicendati personaggi del calibro di Richard Brown, Douglas De Maio e Patrick Fitzgerald. Chi non è a contatto con il team di sviluppo e con il board non sa nemmeno di cosa sto parlando, ma sono tre tra gli individui più di rilievo nella community di openSUSE: Richard è l’inventore di Tumbleweed nonché di Aeon (il flavor atomico/immutabile di openSUSE), Doug è stato a capo del board svariate volte e Patrick è colui che ha inventato Leap. Insomma, bella gente.

Vorrei fare un listone di tutte le persone che ho potuto abbracciare a questo FOSDEM, ma sarebbe praticamente un elenco del telefono senza alcun valore per i lettori e senza alcuno spessore dato che per ognuno degli elencati mi dovrei mettere a spiegare come mai sono stato così felice di essersi visti. Con chi non ci siamo visti, ragazzi: come se. Purtroppo mi devo ripetere, ma quella bolgia che è il FOSDEM non lascia scampo e in realtà i piani sono sempre abbastanza soggetti a cambi di rotta dell’ultimo secondo.

Io per conto mio conservo nel cuore la sensazione di essere parte, ancora una volta, di una comunità vibrante che nonostante le pressioni aziendali è ancora parecchio “grassroot”. Una comunità di amici, dove nessuno ti nega mai una spiegazione e dove basta un’email o un messaggio di chat per iniziare una conversazione tra le più stimolanti.

È il motivo per cui in questa comunità ci sono entrato, ed è il motivo per cui ci resto.

Developing an application for GNOME in Rust - il video di openSUSE Asia 2024

Non so nemmeno come iniziare questo post - come in realtà grandissima parte dei miei post, soprattutto recenti - ma, sulla strada per il FOSDEM 2025, sono contentissimo di riportare qui che finalmente è stato pubblicato sul canale YouTube di openSUSE il talk che ho tenuto durante openSUSE Asia 2024.

Dato che sinora è comparso solo il mio ho modo di pensare che quelle che io pensavo fossero gentilissime richieste da parte mia siano state interpretate come intimidazioni da parte degli organizzatori, spero di non aver fatto figuracce. In caso, però, voi comunque potete gustarvi questi venti e passa minuti di me che blatero in inglese, con finalino in giapponese. :-D

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