Ho comprato un portatile nuovo, ovvero come ho configurato Arch Linux sul mio Thinkpad X1 Extreme
Il mio MacBook 13 ormai anche per i compiti più banali risultava un po’ lento e bolso, quindi avevo iniziato ad accarezzare da tempo l’idea di cambiare non solo portatile, ma anche direttamente sistema operativo. Visto che l’esperienza del ritorno a Linux è stata più che proficua (e non ho nemmeno raccontato tutto quello che c’è stato nel frattempo) ormai Mac OS era lontanissimo dall’uso anche più banale che potessi fare di un computer1, quindi ho deciso di fare una scelta altrettando costosa (forse?) ma diametralmente opposta rispetto a quello che i Mac sono adesso, almeno fino a quest’ultima generazione.
Dato che avevo avuto un Thinkpad T14 aziendale con cui mi ero trovato da dio, e dato che SUSE mi ha equipaggiato con una workstation serie P che sta veramente facendo il suo, mi sono voluto concedere un altro Thinkpad per allargare la collezione, per soddisfare il mio ego nerdico e semplicemente perché ne volevo uno personale che non pesasse tantissimo.
Facendo qualche compromesso ho trovato su eBay un Thinkpad X1 Extreme di prima generazione, messo all’asta in maniera praticamente fallimentare, tant’è che me lo sono portato a casa per niente, soprattutto considerati i 64GB di RAM che si porta in pancia. Il consiglio di prendere un usato in buono stato su eBay l’ho mutuato da un video di Riccardo Palombo, che ringrazio per la dritta indiretta.
Il setup è veramente impressionante, 64 giga di RAM a parte (che comunque mi serviranno ere geologiche per saturare, nonché svariate macchine virtuali), lo schermo 4K è una goduria, così come tutto il comparto costruttivo della macchina e la CPU a 4GHz e 3, purtroppo Intel. Il trackpad, venendo da anni di Macbook, non è niente di che ma almeno supporta lo scrolling col doppio dito e due differenti tipi di click (destro e sinistro); per tutto il resto in realtà se giochiamo un po’ con la configurazione del sistema operativo possiamo fare anche di meglio.
Dico così perché in realtà rispetto al mio post di tantissimo tempo fa (ormai) sono passato ad una configurazione con i3 come window manager sul mio fisso. Questo permette tantissima flessibilità, specie per gli utenti più smaliziati. Workspace programmabili, shortcut per ogni gusto, il tiling che - devo dire - per un ossessivo compulsivo è “never go back”. E infatti.
Purtroppo i3 però litiga un po’ con i display ad alta risoluzione, quindi con qualche pacca in più sono riuscito ad approntare un setup con Sway come gestore di finestre e Wayland come server grafico. Il motivo è che in questo modo non ho bisogno di configurare il fattore di scaling per le applicazioni, ma ci pensa direttamente Sway configurando il fractional scaling direttamente a livello di server grafico.
Il risultato
Alla fine della fiera il risultato di un paio di giorni di deep dive (tra cui la lettura di pezzi di codice di Sway, poi leggerete perché) è il seguente:
- Sistema operativo: Arch Linux (ancora una volta con systemd-boot come bootloader)
- Login manager: SDDM
- Window manager: Sway
- Statusbar: Waybar
- Terminale: Kitty
- Demone per le notifiche: Mako
- Hotkey daemon aggiuntivo: Hawck
Bestemmie varie ed eventuali, ma soprattutto sonore
Due cose mi stanno facendo impazzire di questo laptop:
- Nel mio viaggio ho incontrato un bug di Sway: il resume dalla sospensione ha qualche imperfezione per cui si incastra il riconoscimento degli input, che si traduce in un più pratico “niente tastiera”. Mi sono promesso di aprire una issue direttamente sul repo di Sway, ma per il momento mi sono scritto una unit systemd che post-sleep fa il restart del demone per gli hotkey che sto usando. Siccome Hawck poi cattura tutti i metodi di input a un livello molto basso, funziona. Non funziona sempre sempre, ma quanto basta per non farmi uscire di testa e per rientrare nei miei criteri di affidabilità.
- La tastiera ha veramente qualcosa che non va, nel senso che performa molto bene ma il precedente proprietario ha pensato bene di farci qualche rituale satanico per cui ha ricoperto i tasti con dei, boh, sovratasti?2 Fatto sta che la retroilluminazione perde la metà dell’efficacia per via delle nuove lettere che si vanno a sovrapporre a quelle trasparenti soffocando la luce. Probabilmente cambierò la tastiera presto, anche perché mi sembra che la spacebar faccia un po’ fatica.
Escluse queste due piccolezze, in realtà questo è davvero il laptop migliore che abbia mai avuto, sufficientemente bello da poterlo portare in giro come un pezzo d’orgoglio nerd e sufficientemente robusto in termini di specifiche da poterci lavorare dappertutto senza dovermi preoccupare di niente. La batteria non è particolarmente durevole, ma non mi aspettavo altro da un laptop costruito per le performance scevre da qualsiasi compromesso.
E devo dire che, per ora, questo Thinkpad mantiene ogni promessa.
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Per una serie di ragioni, la più banale - e sembrerà una cosa da poser, lo so - è che non riesco più a usare un computer che non sia dotato di un tiling window manager, perché ho mappato nella mia testa quei concetti così tanto e così a fondo che non me ne riesco più a liberare. Lo so che per Mac OS esiste Yabai, ma a quel punto che senso ha limitarsi con una macchina Mac OS quando hai la potenza a portata di dito? ↩
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Per cambiare la mappatura della tastiera da una nordic a una roba che sembra US international ma in realtà non lo è. Veramente la cosa peggiore che si possa fare alla tastiera di un Thinkpad. ↩