Aspettando il 2021, e mettendo da parte il codice
Di solito mi approccio alla scrittura del post di fine anno un po’ prima, invece quest’anno, quest’anno che per molti è stato peraltro piuttosto problematico, non so quasi che scrivere. Ho la testa vuota, in bolla, caput, perché per me è stato un anno di grande scoperta in verità: stavo pensando di fare la lista delle cose che ho fatto e di quelle che vorrei fare nel prossimo “chunk” della mia vita, ma a trent’anni queste cose da diario preferisco lasciarle agli altri e concentrarmi invece su qualcosa che sia più - come dire - olistico.
Il 2020 per me è stato un anno di scoperta perché ho trovato finalmente il coraggio di guardarmi dentro e capire che percorso di vita intraprendere, quali sono le cose che voglio imparare a fare, i posti dove voglio andare. Ho imparato ad apprezzare i capisaldi che vorrei dare alla mia esistenza, ho imparato a fare fuori cose che credevo fossero importanti e invece non andavano più bene, ho imparato che alcune cose vanno bene così. Potrebbero andare meglio ma potrebbero anche andare peggio, e pensare con ansia a come potrei migliorarle non mi fa bene.
Per me quest’anno è stato, al netto delle disgrazie e delle gioie, un anno di grande consapevolezza. È stato complicato fare queste riflessioni in un appartamento di qualche decina di metri quadri, su una sedia che è la stessa sia quando ti svaghi che quando lavori, ma credo di aver fatto un buon lavoro introspettivo: ho trovato la forza, io che ho l’ansia che mi tiene sempre per mano, di dirmi “ok, ma adesso basta”.
Le mie più grosse soddisfazioni in questo 2020 vengono proprio da questo aspetto qui: rilassandomi, mi sono potuto dedicare a cose assolutamente prive di senso (forse) come esperimenti usa-e-getta in qualsiasi linguaggio di programmazione, a pensare a cosa vorrei fare l’anno prossimo non solo dal punto di vista professionale né solo da quello “nerdico”. A scegliere una nuova casa1, a cosa metterci dentro.
Sapete cosa vi auguro? Il 2020 è stato un anno di merda per un sacco di gente, ma non per me. Vi auguro un 2021 come il mio 2020: un anno che vi faccia capire che l’importante non è stare sempre a tremila con tutto (passioni comprese2); bensì che siete nel posto giusto, al momento giusto, perché è il vostro posto e il vostro momento. Per 365 giorni, per 24 ore al giorno.
Auguri.
In foto3, più o meno, come è stato il nostro lockdown.
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Si spera. ↩
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Che altrimenti rischiano di trasformarsi in ossessioni; e questa è una cosa che quest’anno ho scoperto di saper fare molto bene: trasformare una passione in “troppo”. Ecco, quest’anno credo di aver imparato a darmi una regola soprattutto da questo punto di vista. ↩
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È una foto di repertorio anche piuttosto vecchia ma abbastanza fedele, drone a mezz’aria a parte. ↩