Nest is sexy
Se c’è un oggetto che nelle ultime settimane ho bramato, quello è il Nest. Poi ho letto il post di Andrea, e la mia sete di potere nei confronti della temperatura dentro casa è solo aumentata esponenzialmente. Il motivo è piuttosto semplice: se attraversi un periodo un po’ particolare dove hai molto da fare e torni a casa in maniera assolutamente irregolare, hai bisogno di poter impostare il riscaldamento in maniera decisamente più flessibile (e quindi da remoto, leggasi) di come ti permetta qualsiasi termostato, anche uno tra i più evoluti come quello che ho io – che però, purtroppo, essendo evoluto a sufficienza per guidare un’astronave, ma avendo solo un piccolo monitor LCD con dei controlli piuttosto esigui, beh la verità è che più lo guardo più non capisco una mazza di quello che c’è scritto sopra.
Classico giro di idraulico e risolto con un’uscita, quest’ultimo mi ha fatto notare la vecchiaia dei miei termostati, difficili da impostare quanto Java senza aver mai visto un linguaggio di programmazione.
Andrea mi ha fatto pensare alla mia esperienza di questi giorni. Un’esperienza fatta di “manual mode” perché sono stato capace di studiare Rust in qualche ora, ma non riesco a trovare la voglia di capire come si programma quell’aggeggio del diavolo. Nest, dal canto suo, ha un monitor decisamente migliore e ho una voglia di sperimentarlo che levati, per questo e per due motivi ancora:
- Alexa è arrivata dentro casa! Siamo i fortunati possessori di un Amazon Echo, e tra poco ne arriveranno altri. Il motivo principale era la filodiffusione, ma vorrei vedere se riesco a sfruttare o sviluppare qualcosa tipo “Alexa, accendi il riscaldamento”;
- Ho il riscaldamento autonomo, quindi a parte la spesa iniziale non dovrei aver bisogno di niente se non di un cacciavite (heh: ottimista).
Al solito, la user experience da rivedere completamente la noti quando hai un problema grosso. Non stiamo morendo di freddo, certo (anzi), ma vuoi mettere accendere i riscaldamenti senza mani? E senza timer? E senza niente?