Telegram, i canali e il narrowcasting
Prima Giovanni:
Per questi motivi l’asticella si alza: richiedere l’attenzione in modo così profondo significa meritarsela. La cura del canale mi immagino avverrà attraverso un’attenzione maggiore per quei dettagli che facciano diventare la news un elemento finale di una relazione più stretta che verrà a crearsi.
Poi Andrea:
Telegram può essere efficace e divertente solo se si condividono idee, impressioni, slanci del tutto personali, condividere link iper-specifici e iper-verticali. I canali non sono ricercabili da un motore di ricerca, bisogna essere quindi molto bravi a farsi conoscere. Si vince quindi o se si è già piuttosto famosi online, grazie alla presenza su altre piattaforme, oppure se si è abili a creare del contenuto di valore, non reperibile altrove. Se deve essere un mero condividere link della propria testata o blog, per quello esistono già i feed RSS.
Credo che sia venuto anche il mio momento di condividere qualche pensiero sui Channels, una delle feature di Telegram che sta riscuotendo maggiore successo. Senza dubbio, a vedere come vengono utilizzati i canali da chi pubblica, e a vedere come ne fruiscono anche coloro che si iscrivono, è possibile portare alla luce ancora un tassello dello shift progressivo che sta subendo la comunicazione, la quale fa sempre più spazio, mollando pian piano il broadcasting, al “narrowcasting”, ovvero la pubblicazione di contenuti che interessa solo una specifica nicchia.
Telegram dà molta flessibilità da questo punto di vista, e i comunicatori più che abili stanno lentamente arrivando a questa inesorabile conclusione: l’adv non basta più, dà estremamente fastidio, non è nemmeno detto che converta così tanto, e sicuramente non converte quanto un brand che sa allacciare un rapporto così intimo con il proprio consumatore. Sono iscritto al canale di Andrea da un po’, mi piace l’utilizzo che ne fa: soprattutto, fa in qualche modo sentire i suoi lettori parte del suo processo di scrittura in primis, in secundis anche parte della propria “mente”, condividendo pensieri estemporanei in questa modalità push.
Un altro che fa un uso eccellente di Telegram, devo dirlo e mi fa piacere pubblicizzarlo (:D), è Michele, conosciuto principalmente come Sabaku dai fan di Dark Souls e dei giochi di From Software. Credo che, onestamente, in Italia sia il più preparato youtuber in materia di gaming; ed è meraviglioso come si sia avvicinato a Telegram per cercare un contatto più intimo con la sua fanbase. Altrettanto bello è come effettivamente chi lo segue sia contento di questa modalità: Michele condivide audio, condivide immagini, condivide tutto quello che gli passa per la testa. Considerato che lui pensa di “dare indietro” in questo modo qualcosa a chi investe su di lui su Patreon, io continuo a credere che lui faccia moltissimo, anche troppo.
In ogni caso, concordo con Andrea e Giovanni: i canali non sono un affare semplice. Per ottenere un subscribe, bisogna sudare e condividere contenuti originali; certamente il gioco non vale la candela se non c’è necessità (e nel caso ci fosse, il mezzo è un mezzo che mette a disposizione un pool di possibilità gigante). Viceversa, se pensate solo alle view e magari vorreste un meccanismo di adv per ottenere visibilità barando e dando fastidio agli utenti, lasciate perdere. Lasciate proprio perdere.