Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Attenzione App.net: soffri dell'effetto Instagram

Mi sono preso un paio di settimane dall'osservazione dei soliti flussi di progetto che seguo. Ho deciso, nel frattempo, di mettermi a riflettere sul caso di App.net, startup che vuole costruire, grossomodo, un clone di Twitter in maniera totalmente aperta - anzi, come dicono gli stessi sviluppatori, "com'era Twitter prima di diventare una media company". Sono delle buone premesse, ottime. Come molti, sono anch'io indignato dal comportamento che Twitter sta avendo verso i suoi sviluppatori di terze parti, verso la sua community, e di riflesso nei confronti delle proprie API.

App.net vuole proporre le basi per un social feed totalmente open source: è un ottimo progetto, ma bisogna stare attenti a come ci si muove; per certi versi, ha ragione Andrew Chen, pensando che questo progetto possa costituire una backbone della "next version" del web che tanto amiamo. Il timing, come ha anche detto Fabio Lalli nel thread di discussione che ho aperto su Indigeni Digitali, è impeccabile: Twitter chiude, e mentre lo fa arriva un progetto che si presenta come un potenziale stakeholder dell'intera Internet, per chi ha l'occhio un po' più lungo, che da priorità all'utente anziché alle pubblicazioni esterne (annunci, promoted "roba"). Io stesso sono rimasto affascinato da App.net e sono stato piuttosto tentato di finanziare il progetto da early adopter con i miei 50$.

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Peccato che fossi al verde, e soprattutto non credessi completamente nel progetto, cosa che non è vera nemmeno adesso: App.net infatti è ottimo come case study, ma all'atto pratico soffre secondo me paurosamente sia sul piano di impresa, che rispetto ad altri progetti concorrenti. Ho denominato le debolezze di cui soffre "effetto Instagram" in un mio post pregresso. App.net rischia grosso se non diversifica in maniera sostanziale quello che sta facendo.

App.net

50$? Really?

Dedico un punto a parte alla questione business plan: la faccio anche molto breve. 50 dollari l'anno? Veramente? Ehi App.net, avrai dei server immagino. E queste macchine hanno un costo; come pensi di monetizzare la tua piattaforma, e ricavare dagli utenti l'utile per te e sperare di coprire al contempo l'architettura hardware senza la quale tutto il meraviglioso stack software da te progettato diventa semi-utile? Certo, gli sviluppatori pagano il triplo, ma fatti i conti secondo me è qualcosa che non sta in piedi: si dovranno trovare altre vie per rendere sostenibile questo modello, e non è certo spillando 50$ a persona che una piattaforma riesce a stare a galla.

Poi, se il founding fatto sinora copre tutte le spese compresi gli stipendi degli sviluppatori e il parco macchine, sono contentissimo eh. Però insomma. Mi farebbe piacere leggere qualche dato ufficiale.

Effetto Instagram per App.net

App.net effetto instagramHo visto così tante startup soffrire della mancanza di un reale asset non duplicabile che potrei farci un bel bollino "Instagram effect". Appena ho letto l'intento di App.net, mi è venuto in mente che era una cosa fichissima; poi ho pensato un attimo a quali potevano essere i concorrenti. Fare si che ognuno di noi abbia il proprio social feed aperto sia allo sviluppo che anche lato server tramite strutture open source è un compito non da poco, ma attualmente un campo minato in quanto a concorrenza. Twitter ha molto del proprio backend aperto, e del frontend non parliamone: Boostrap è un toolkit clamoroso.

Per quanto riguarda le API, Twitter può fare marcia indietro ed investire col proprio cingolato da dieci tonnellate la povera monovolume che al momento è App.net (la cui interfaccia grafica non è, mi spiace dirlo, delle più invitanti).

Un altro stakeholder potrebbe essere Google+: con una decisione repentina, mettendo a nudo il proprio core e offrendo delle API che facciano gola ai developer, potrebbe mettere KO App.net in quattro secondi netti. Quelli che passano dal rilascio aperto della tecnologia al momento in cui la notizia arriva alle orecchie di The Verge (o di HTML.it, per noi italiani). Google potrebbe avere un peso in questo ecosistema? Certo: dato che, come ci dice Andrew Chen, un progetto come quello che sta portando avanti App.net potrebbe essere alla base dell'Internet di domani, a me non dispiacerebbe se una compagnia come Google si rendesse protagonista di questa innovazione - o così, o naturalmente effettuando dei commit al progetto di App.net. In fondo è grazie a Google se abbiamo delle ottime librerie da studiare completamente aperte, e se il mondo intero può mettere le mani su un sistema mobile open source senza doverselo riscrivere da zero.

Conclusione: vai così App.net, ma non dire che non t'avevo avvisato

Personalmente, nonostante queste premesse di effetto Instagram per quanto riguarda il business di App.net, credo che difficilmente Twitter farà un passo indietro sulla propria politica (disgustosa, indeed) riguardo le API; allo stesso modo, dubito fortemente che Google vorrà invischiarsi in qualcosa come il "costruire un pezzo dell'Internet di domani". È per questi motivi, essenzialmente, che credo che comunque App.net sia imprescindibile, vada tenuto fortemente d'occhio, e senza dubbio mi auguro che consegua sempre più obiettivi positivi nonostante le mie previsioni.

Se non altro Dalton Caldwell ha l'immenso merito, esattamente come altri prima di lui, di aver sollevato un tema decisamente importante sia per gli sviluppatori, sia per l'ecosistema di startup "editoriali" aut similia che verranno, sia per tutti quegli utenti che, un po' più coscienziosi, prestano attenzione alla proprietà dei dati che consegnano quotidianamente ai social network, e alla propria dignità di elemento fondante dell'empowering di una piattaforma.

Non è mai bello prostituire i propri contenuti. Torniamo ad esserne proprietari ad ogni effetto.

Ah: piccolo reminder. Dalton Caldwell è il fondatore di PicPlz. Ironia della sorte. :)

Photos courtesy of  Bernard GoldbachAaron Parecki

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