Cosa c'è dopo il Mac
In questi giorni mi sono astenuto dal commentare il nuovo Macbook presentato da Apple, in parte perché non ho avuto tempo, in parte per formarmi un’opinione tutta mia che sostanzialmente, ora, in fondo alla corsa, si riduce a questi punti fondamentali:
- Il nuovo colore Space Gray per il Macbook è la cosa che mi fa considerare l’acquisto di un nuovo modello;
- La touchbar è una cosa che per quanto utile, a me non serve;
- La rimozione del tasto Esc fisico è tamponata con la touchbar, ma ad un utilizzatore compulsivo di Vim come me questa sembra un’eresia;
- L’hardware all’interno è roba assolutamente non all’altezza di un ultrabook killer;
- L’unica novità di Sierra, l’ultima release di macOS, è Siri, di cui a me importa ben poco, e a quanto vedo pure agli altri.
Mentre vari fattori contribuivano a formare questo groviglio di sentimenti dentro di me, ho letto vari feedback in merito a questo, che consiglio:
- Apple just told the world it has no idea who the Mac is for, che mi ha passato oggi Julian;
- After Mac?, di Tim Bray;
- Microsoft is now a braver, more innovative company than Apple, che pur essendo un articolo di Mashable offre un ottimo punto della situazione sull’evoluzione del binomio Microsoft/innovazione.
Insomma, tanto per riprendere la frase finale del post di Tim Bray:
My best bet is to buy a future Mac that’s aimed at people like me. Which requires that Apple wants to build one; they don’t at the moment, but maybe they will again before this box I’m typing on runs out of gas. But some of the combos above don’t sound terrible.
Probabilmente non solo per me, che non sono mai stato un grosso affezionato, ma anche per molti altri è tempo di cominciare a pensare a cosa c’è dopo il Mac, dato che quell’aura di potenza senza compromessi comincia a evaporare come la neve al sole. Un tempo possedere un Mac significava avere accesso a un ecosistema Unix vasto, flessibile, senza rinunciare alla comodità di un sistema operativo orientato all’utente finale, ottimizzato per task multimediali, con una bella interfaccia grafica.
Di tutto questo è rimasta solo l’interfaccia grafica, dato che l’ottimizzazione del sistema operativo è andata a donnine col tempo, e l’ecosistema Unix ormai tra Linux che lo offre nativamente e Windows 10 che lo offre tramite subsystem dedicato comincia ad essere una caratteristica che spacciata come inarrivabile pregio sembra quasi naìf.
Nel frattempo i competitor stanno ridefinendo i traguardi a cui puntare, e stanno ormai sorpassando a tutta manetta quelli che Apple vede ancora come tali. Basta guardare come funziona GNOME Shell sul mio computer fisso, o come Microsoft sia riuscita a sfornare un prodotto clamoroso con un consenso globale con il suo ultimo Surface Studio.
Insomma, oltre il confine tracciato dal Mac sembra esserci una terra fatta di meravigliose novità. E forse il fatto che Apple stessa per questo nuovo Macbook abbia spento la mela sempre accesa sul lid del blasonatissimo portatile, è metaforico di un destino in calo.