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Epiphany vuole essere il nuovo Electron

GNOME Web

E così, anche GNOME si sta buttando nei runtime per desktop orientati alle tecnologie web. La cosa sinceramente mi lascia un po’ perplesso, ed è il sintomo di una mania che vedo sempre più dilagare nell’ecosistema Linux, in maniera però meno costruttiva del passato.

Si sta infatti affermando la prassi del risolvere un problema già risolto da qualcun altro nello stesso modo in cui l’altro l’ha risolto, semplicemente “because reasons”, senza un motivo apparente. È così, che, per esempio, come riportato da Joey Sneddon per GNOME Web:

The hope is that by widening access to Web’s web-app features it can attract developers who might otherwise build and package their apps using the Chromium-based Electron.

Stiamo parlando, per chi non lo conoscesse, di Electron, ossia la precedentemente detta Atom Shell: un framework per infilare un’applicazione web in un “corpo” da applicazione desktop. Per alcune cose funziona, per esempio Atom lo utilizza, e sicuramente consente di sviluppare in fretta un MVP che possa andare in produzione alla velocità della luce, i cui bug possono essere aggiustati in un secondo momento con una riscrittura, o con qualche bestemmia.

Ma questa speranza (quella di un altro Electron), c’è veramente? Perché dovremmo usare Epiphany al posto di Electron come container? Perché non cercare di spingere oltre il limite invece di limitarsi a raggiungerlo a malapena?

E questo, per essere totalmente chiari, vale per il motore di Epiphany, ma vale anche per tante tecnologie di Canonical come il vecchio Upstart – o il nuovo Ubuntu Snap in competizione con Flatpak (non voglio discutere su quale dei due sia meglio: ma uno prima o poi soccomberà e sarà stato solo lavoro buttato).

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