Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Business open source, formazione e community

Ho letto un post che mi stimolato ad una riflessione sulla community, e l'ecosistema open source. Aldo infatti ha pubblicato una dichiarazione interessantissima di Bruno Maag, a capo del team che ha disegnato il font Ubuntu; ve la riporto per intero perché effettivamente merita.

Google con i suoi caratteri liberi, o “libre fonts” come a loro piace chiamarli, è un qualcosa che mi fa particolarmente paura. Vedi, se qualcuno vuole rendere disponibili gratuitamente i suoi caratteri è un affar suo e non ho nulla in contrario. Invece è una cosa molto diversa se una grande realtà aziendale, che ha un valore di mercato immenso, chiede a disegnatori giovani e senza esperienza di inviarle i loro caratteri per poche miserabili migliaia di dollari sotto la condizione di una licenza open source. Per me questo è sfruttamento e anche disprezzo della creatività. Purtroppo il risultato è che in molti casi i caratteri non sono di ottima qualità, visto che sono stati creati da artisti senza esperienza. Il ragionamento di colui che contribuisce è che questo è un modo per far conoscere il proprio lavoro e riceverne un qualche beneficio economico. Ma sono del parere che sarebbe stato molto più proficuo per chiunque se Google avesse investito questi soldi in borse di studio per creativi in modo da far frequentare loro uno stage da qualche parte, oppure per fargli studiare come si progettano i caratteri e, in cambio, poterli aggiungere nel loro sito. Investire così poco nei caratteri è un’offesa, considerato che tutto ciò dà un grosso valore aggiunto ai servizi web di Google. Abbiamo disegnato la famiglia dei caratteri Ubuntu ed è disponibile per tutti sotto una licenza aperta. Ma abbiamo ricevuto un adeguato compenso per crearla, un compenso che riconosce la competenza necessaria per la creazione di caratteri di qualità, sia dal punto di vista creativo che tecnico. Google dovrebbe prendere esempio da ciò.

Molto bene. Effettivamente, si corre sempre il rischio che il proprio repository di software, documentazione o altro diventi un posto dove gli sviluppatori vengono a farsi pubblicità, se non gratuita addirittura pagati da chi ha messo su l'infrastruttura - con moneta, o in altri modi. Questo che viene descritto è il modello di Google, che effettivamente non piace nemmeno a me (almeno per quanto riguarda i font), dato che può accadere sin troppo spesso che uno sviluppatore - si ché possiamo equiparare un designer a un developer ed un font ad un software, almeno in questo caso - prostituisca la qualità del programma in funzione dell'abbassamento del tempo di progettazione, e se questo accade troppo spesso ovviamente incorriamo in un decremento della qualità del codice complessivo. Esistono invece esempi ottimi di come la formazione possa essere un ottimo volano per l'open source.

Teaching

Casi di studio da cui partire? KDE è finanziato da Blue Systems, la quale oltre che contribuire monetariamente al progetto ha anche assunto gli sviluppatori principali i quali adesso possono dedicarsi totalmente a migliorare la user experience dell'ambiente desktop - che guarda caso è lo stesso che viene usato nelle workstation di tutta la compagnia. La quale, in maniera furbissima, investe in questo modo anche sul proprio outsourcing. Lo stesso Bruno Maag ci ha raccontato di come Dalton Maag abbia ricevuto per l'Ubuntu font un adeguato compenso monetario per la preparazione delle persone nel team.

Altri esempi negativi invece? A dispetto dell'ottimo lavoro di Canonical in altri campi, l'Ubuntu App Showdown è stato, complessivamente, un vero disastro. L'applicazione che ha vinto, Lightread, è ottima, e anche il secondo classificato non se la cava male, ma il resto è stato un piattume mostruoso in cui pochi hanno veramente fatto emergere le proprie qualità, dedicando risorse (mentali) ad un progetto vero invece di presentare esercizi di stile di una difficoltà progettuale prossima allo zero.

Al contrario investendo in formazione, concludendo, viene a crearsi un processo virtuoso in cui si genera un riuso di conoscenza acquisita per soddisfare un bisogno del singolo (azienda o community che sia) per cui, in un lasso di tempo che va da A a B si generano dei cambiamenti a livello mentale, in un gruppo di programmatori, positivi (acquisizione di conoscenza) e persistenti, per cui il nostro differenziale sulla preparazione degli sviluppatori di un progetto sarà necessariamente positivo. Tutto questo con un investimento minimo, non in attrezzatura, non in cicli di clock di una PaaS ma in formazione.

Photo courtesy of Kristina Alexanderson

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