The Survival Diaries: horror, splatter, ed editoria peer to peer
Se arrivasse l'apocalisse zombie, probabilmente lo accoglierei con un calma, tanta musica dei Bloodbath, tanta dei Cynic, e una qualche arma al mio fianco, sempre che faccia in tempo ad accaparrarmene una. Ma a parte gli scherzi, voglio parlarvi di un'iniziativa editoriale che mi ha molto colpito: The Survival Diaries, di autori vari tra cui Elisa Gianola.
Mi sono imbattuto nei Sopravvissuti per caso: Elisa, mia amica su Facebook e conoscente nella vita reale, continuava a postare link con dei post provenienti da questo blog ormai categorizzato da me come "apocalisse zombie" - siccome a me piace lo splatter, ho deciso di aprire uno di questi link e vedere di che si trattava.
La storyline
Il meccanismo di lettura è semplice: si prosegue coi post, almeno leggendo il blog; ogni post pubblicato è il resoconto di qualcuno che racconta come procede l'apocalisse zombie, dall'inizio alle più tragiche conclusioni. Dopo un po' i personaggi iniziano a ripetersi, e via via si entra in sintonia con l'umore, con lo stile di scrittura di quella specifica persona. Ci sono personaggi simpatici, personaggi antipatici, ognuno con un punto in comune: portare la pelle a casa, perché lì in strada è pieno di non morti.
Così si solidarizza, ci si commuove, si va avanti insieme ai personaggi in un crescendo empatico che sebbene possa risultare a tratti ripetitivo, ha dalla sua il fatto che essendo più autori, e cambiando nel giro di pochi paragrafi la voce narrante, risulta bene o male sempre fresco, scorre molto e non annoia mai.
Cosa c'è dietro
Dietro The Survival Diaries c'è un sacco di gente: ne ho parlato più volte con Elisa, che è un po' la testa di questa torma di autori, ed è tutto molto libero: chi vuole invia il proprio contributo al blog. Se poi gli piace, ovviamente può continuare. Il gioco è semplice, è in prima persona, può andare avanti all'infinito, e la cosa veramente innovativa è stata secondo me non tanto la linea narrativa fortemente frammentata, che è comunque bella, ma il fatto che piano piano si sia creata questa sorta di consapevolezza per cui il blog è diventato un metablog, un ponte più che reale che unisce la nostra dimensione alla dimensione letteraria in un'esperienza meravigliosa. L'altro tratto veramente superbo che ho trovato, è che i personaggi, portati avanti dagli autori, tramite il blog si tengono in contatto, si parlano, post dopo post, e si fanno le raccomandazioni come una mamma premurosa che manda il figlio a scuola munito di troppo.
Il futuro dell'editoria: fruitore e scrittore nella stessa persona
Quello che mi ha affascinato di The Survival Diaries non è tanto il suo grosso successo per cui sta riscuotendo recensioni positive (tra cui questa) da Anobii ad iTunes fino ai blog, ma il modello editoriale che non presuppone assolutamente nulla e anzi considera il lettore come un potenziale scrittore (o effettivo), e lo scrittore come un lettore dell'opera che va man mano completandosi con il contributo di altri autori. È illuminante vedere iniziative editoriali guidate dal fine più che da altro, soprattutto al giorno d'oggi dove la collaboratività è fondamentale e facciamo un gran parlare di open source, anche se poi non lo applichiamo alle cose più semplici.
The Survival Diaries è un buon esempio di questo, un racconto che, guidato dagli autori stessi, prosegue all'insegna di quella do-ocracy che Stefano Zacchiroli ci ha prorompentemente insegnato quest'anno: vegono dati ai migliori gli strumenti per fare, ai volenterosi tutto ciò che serve per migliorare, e così si crea un meccanismo virtuoso divertente (vero Linus?) per cui andando via dalle mani del diretto creatore, il prodotto è diretta conseguenza di una serie di gesti e persone non strettamente collegate all'introito economico ma più alla crescita personale e - come detto - al divertimento.
Il modello editoriale: P2P e uno sguardo al futuro
Mi sembra che la struttura di The Survival Diaries sia ben definita: gli introiti servono a finanziare il progetto ed eventuali spin-off, e per ora ancora non ci sono state beghe e litigi all'interno della comunità (ma ci saranno: è fisiologico). È interessante osservare come cresce questa realtà che, giorno dopo giorno, ci dimostra che al di là del profitto personale, l'editoria peer to peer e un panorama dove il lettore, immedesimandosi, ha da subito tutti gli strumenti per trasformarsi in autore della storia, sono più che possibili.
Non resta che guardare l'orizzonte, pieno di zombie e di complicazioni per i nostri eroi: non parlo dei personaggi, di cui certamente seguirò le avventure, ma degli autori, che col tempo dovranno trovarsi a gestire moli di interazioni sempre più grandi; allora vedremo se il modello "diario" reggerà, fino a che punto qualcuno accetterà la necessaria perdita dell'autonomia narrativa, e come sarà gestito tutto questo dai "capi" che necessariamente la community di autori dovrà eleggere per far si che ci sia almeno un pallido coordinamento.
Intanto, buona fortuna ragazzi. Massacratene anche per me.