Alessio Biancalana Grab The Blaster di Alessio Biancalana

Quella volta che provai LightDM

Ormai è molto tempo che vivo stabile e felice sulla mia Arch Linux con installato KDE. Siccome però la voglia di smanettamento è sempre tanta, ho deciso che introdurre un pelino di entropia all'interno della mia solita (e ormai quasi noiosa) configurazione software sarebbe stato per certi versi quasi eccitante. Ho deciso quindi di dare una chance a LightDM, utilizzato già dalla "grande mela" Ubuntu con molto profitto: ne pensavo veramente bene.

Perché ne pensavo bene? Beh, perché mi piace la struttura di LightDM e trovo sacrosanto che la struttura "core" di un display manager possa considerarsi agnostica rispetto alle librerie grafiche utilizzate dal frontend, il greeter, che GTK+ o QT che sia, può contare sempre sulla medesima struttura di fondo.

Hack

Greeter definito a buildtime

Il titolo di questo paragrafo vi dice proprio ciò che mi ha fatto storcere il naso in prima battuta: da entusiasta che ero di LightDM, tale display manager ha ridotto notevolmente il mio piacere dello smanettamento quando ho visto che, definito default il greeter GTK+, per cambiare greeter ed utilizzare quello scritto in QT per KDE avrei dovuto modificare i parametri di compilazione. Magari un parametro del genere definito a tempo di compilazione può rendere il binario più prestante, tuttavia ho trovato fastidioso che non ci fosse un file di configurazione dove scrivere e modificare successivamente le mie impostazioni in maniera dinamica riguardo il greeter.

Questo significa che se io, oggi, da KDE decidessi di tornare a GNOME, dovrei ricompilare LightDM con il greeter GTK+. Dislike, decisamente.

Ma andiamo oltre.

LightDM consuma come un DC9

Mi rifaccio a una famosa frase di Giobbe Covatta in "Dio li fa e poi li accoppa": "Tengo una Volvo di sedici anni che consuma come un DC9" - il DC9 nella mia esperienza di qualche giorno fa è proprio LightDM, che pur nella sua nuova concezione di management non si limita a gestire il display in maniera trasparente, ma fa sentire la sua presenza. Dove? Ma sulla CPU, naturalmente.

Mi sono accorto infatti che mentre spostavo le finestre il mio laptop risultava leggermente scarso durante il dragging, presentando anche alcuni scatti. Ora, dato il duplice chip grafico in entrambi i casi rispettabile (il window manager lo faccio girare sulla Intel che è comunque una signora scheda, soprattutto sul 2D), ho pensato che ci fosse qualcosa di strano. Così, dopo ore impiegate ad imprecare contro la gestione del caching di KWin, ho visto aprendo htop che invece la colpa era di qualcun altro: LightDM, che non lasciava alla mia CPU nemmeno un secondo per godersi "il sonno dei giusti" (parafrasando un post di telperion in cui erano gli hard disk a stare sempre svegli e pimpanti).

Il carico del 6% costante sul processore - ed il 6% del mio i5 nuovo nuovo non è esattamente poco - ha fatto si che con un colpo di sed, equiparabile al colpo di spugna di chi, invece che con vim, lavora col Vim liquido, io tornassi al mio KDM che non tradisce.

Ed il processore adesso dorme il sonno dei giusti.

Photo courtesy of Scott Schiller

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